Ungheria e Polonia bloccano le conclusioni del vertice
Ungheria e Polonia non hanno bloccato il Patto per le migrazioni e l’asilo. Hanno bloccato le conclusioni del vertice Ue, che si è tenuto a Bruxelles, perché non veniva accolta la loro richiesta di affermare che il Patto per le migrazioni e l’asilo (ora in negoziazione tra Consiglio Ue e Parlamento) possa essere approvato solo all’unanimità.
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Ovviamente per gli altri venticinque Stati, che il Patto l’hanno già approvato a livello di ministri dell’Interno lo scorso 8 giugno, era un’imposizione inaccettabile. A nulla sono servite oltre otto ore di confronto venerdì sera. Né ha dato l’esito sperato la mediazione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con i premier di Polonia, Mateusz Morawiecki, e di Ungheria, Giorgia Meloni.
«Abbiamo posizioni diverse, perché sono diversi gli interessi e le posizioni geografiche» ma «mai resto delusa da chi difende i propri interessi nazionali», ha spiegato Meloni parlando con i giornalisti al termine del summit. E qui vengono fatte due distinzioni. «Le loro posizioni, che non sono peregrine, non riguardano le mie priorità che si concentrano sulla dimensione esterna», è la prima che fa la titolare di Chigi. La seconda: «Il Patto non ne esce ammaccato perché quello non era in discussione al Consiglio, non viene riaperto. Per noi migliora le regole anche se non risolve il problema»
La dimensione esterna
In questo scenario, l’Italia «esce con un ruolo da protagonista», secondo Meloni che si dice «molto soddisfatta». Ecco perché: «La dimensione esterna, su cui stiamo lavorando noi dalla Tunisia in poi, coinvolge tutti i Paesi. Su questo c’è un consenso unanime, a ventisette». Anche perché politicamente – elemento non di secondo ordine – sembra essere l’unica via d’uscita.
«Io ho tentato di spiegare dall’inizio che finché noi cerchiamo delle soluzioni su come gestire il problema dei migranti quando arrivano sul territorio europeo non troveremo mai l’unanimità perché la geografia è diversa, perché le necessità è diversa, perché le situazioni sono diverse, perché la politica è diversa. L’unico modo per affrontare la questione tutti insieme è concentrarsi sulla dimensione esterna. Ed è su questo che noi siamo riusciti a imprimere una svolta totale. Potete chiederlo a chiunque se ne intenda di queste dinamiche qui», assicura la premier.
Una conferma è il paragrafo delle conclusioni – approvate anche da Ungheria e Polonia – riferito alla Tunisia in cui i leader Ue «accolgono con favore il lavoro di partenariato» e «sottolineano l’importanza di sviluppare e rafforzare partenriati simili». Questo però non vuol dire arrendersi alla spaccatura che ha caratterizzato il vertice.
La mediazione
A Meloni erano stati gli altri leader, in primis il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a chiederle di tentare una mediazione la mattina, prima dell’inizio dei lavori. Nella notte ci avevano già provato il presidente francese, Emmanuel Macron (costretto poi ad anticipare il rientro a causa delle violenze in patria), e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
«Nonostante capissi perfettamente le posizioni di Polonia e Ungheria, ho tentato, con il consenso di tutti gli altri Paesi, una mediazione fino all’ultimo. Continuiamo a lavorarci. Sarò a Varsavia mercoledì, per esempio. è un lavoro che bisogna continuare a fare», assicura la leader di Fratelli d’Italia che al Pe condivide il gruppo (Ecr) proprio con il partito del collega polacco.
«Siamo d’accordo che non siamo d’accordo su questo aspetto ristretto della politica europea», e «ai miei amici italiani auguro buona fortuna per l’attuazione di questo Patto sui migranti. Non credo che questa sia una soluzione perché non è una risposta alle cause profonde, ma non sono qui per commentare le prerogative e le analisi del governo italiano», ha evidenziato Morawiecki al termine del Consiglio europeo, senza mancare di sottolineare la «leale amicizia» con la premier.
A questa opera di mediazione vengono date due letture. Da una parte chi vi individua la rottura dell’asse sovranista, con Meloni più d’accordo con Scholz e Rutte che con Orban; Dall’altra chi vede in Meloni il ruolo di pontiere per riavvicinare le posizioni più estreme verso un’unità pragmatica. Non sovranismo ma sussidiarietà, insomma.
Pnrr e Mes
Ovviamente non solo di migranti si è parlato al vertice. Ma non sono stati affrontati i dossier su cui in Italia si va animando: Pnrr e Mes. Meloni li liquida entrambi con qualche frecciatina ai detrattori. «Per quello che riguarda il Mes il tema non mi viene posto. Per cui evidentemente non si dà la stessa attenzione che diamo noi nel dibattito italiano». Capitolo Pnrr.
«Non si sta aggravando la situazione sulla terza rata, continuiamo a lavorare come avete visto anche dalla comunicazione che ha fatto questa mattina (venerdì, ndr.) la Commissione e quindi diciamo gli spoiler che cercano di minare un lavoro molto paziente che stiamo facendo non stanno centrando il loro obiettivo con alcune ricostruzioni un po’ bizzarre che leggo sulla stampa di tanto in tanto su questa materia. Stiamo lavorando bene sulla terza rata, sulla quarta rata è un lavoro ovviamente lungo che è in corso e quindi non entro nel merito dei singoli dettagli per non fare confusione. Io sono molto ottimista», garantisce.
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