Il buon senso non abita nei palazzi della Unione europea

Contro l’inflazione la Lagarde insiste con la cura peggiore del male

Non è dato sapere con certezza quali sostanze assumano i vertici dell’Unione Europea nelle nebbiose stanze dei palazzi del potere, tuttavia c’è da supporre che si possa trattare di sostanze particolarmente “stupefacenti”, a giudicare dai provvedimenti già adottati o in fase di adozione.

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Già ci stavamo rassegnando alla riabilitazione degli insetti, un tempo ritenuti particolarmente nocivi nonché vettori di malattie infettive, promossi e serviti come pietanze ricche di proteine. Stavamo metabolizzando anche l’accettazione dei cibi sintetici, creati in laboratorio per offrici carni eco-compatibili e lontane dalla barbarie della macellazione; per non parlare del latte prodotto senza mettere sotto stress le ghiandole mammarie di mucche, capre e pecore.

Chissà quante altre leccornie sintetiche dovremo aspettarci grazie alla sensibilità ambientalista che ispira la transizione verso un mondo sempre più green (dire “verde” non suona bene ed è banale). Adesso, però, si aggiunge un’altra stupefacente iniziativa europea, quella che proibisce le tradizionali bottiglie di vetro con le quali vengono imbottigliati i vini e gli spumanti.

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Era nota l’avversione al vino dell’Unione Europea, che lo ritiene nocivo alla salute fino a volerne scoraggiare l’uso con apposite etichette, come avviene per le sigarette, ma occorreva un ulteriore passo avanti che oltre al contenuto coinvolgesse anche i contenitori.

Fra non molto, quindi, l’imbottigliamento dovrà avvenire in maniera uniforme: un solo tipo di bottiglia per tutti, leggero e da riutilizzare previo lavaggio e previa sterilizzazione. Naturalmente spariranno le bottiglie magnum, particolarmente idonee alla conservazione dei vini pregiati e alla rifermentazione degli spumanti. Spariranno anche quelle di forma irregolare o che richiamano, per la loro particolarità, le aziende di provenienza e vanno incontro ai gusti dei consumatori e dei collezionisti. Il danno per l’economia italiana si aggirerà intorno agli otto miliardi e coinvolgerà miglia d’imprese con annessi lavoratori.

L’ideologia green

Ulteriori danni, non ancora calcolabili, ma sicuramente ingenti per le famiglie italiane, deriveranno da altre scelte infauste dettate dalla ideologia green, che ci propone l’adeguamento termico delle abitazioni in tre tappe, per rientrare in classe E nel 2030, in classe D nel 2033, fino a raggiungere zero emissioni nel 2050.

Le emissioni di anidride carbonica costituiscono una vera ossessione per l’Unione Europea, che in piena crisi energetica non vede le difficoltà cui vanno incontro soprattutto le fasce meno abbienti della popolazione, che non potranno sopportare la progressiva eliminazione delle caldaie a gas, come denunciano tutte le associazioni del settore e dei produttori di impianti termici.

Pensare di eliminare i veicoli a benzina e diesel, poi, vietandone definitivamente la produzione a partire dal 2035, per ricorrere a quelli con motore elettrico, costituisce un’ulteriore mazzata per gli italiani.

L’Unione Europea, soprattutto a partire dal Trattato di Maastricht (1992), ha costituito per l’Italia una zavorra, che non solo ne ha impedito lo sviluppo, ma l’ha portata dalla quarta posizione alla decima tra i paesi industrializzati. I rapporti tra gli stati dell’Unione lungi dal tradursi in solidarietà reciproca, si sono trasformati in guerra commerciale intestina, che ha comportato la quasi scomparsa del settore automobilistico e il passaggio in mani straniere di vere eccellenze del Made in Italy, dall’agroalimentare all’abbigliamento, alla moda, alla cantieristica navale, al settore energetico, all’industria dei trasporti ecc.

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L’Italia incontra difficoltà anche nel riconoscimento dei biocarburanti, settore che la vede all’avanguardia e che potrebbe tamponare gli effetti negativi di una irragionevole transizione ecologica: l’Unione Europea tarda ad approvarli pur essendo stati riconosciuti validi dal G7 Clima, Energia e Ambiente nel corso dei lavori che si sono svolti a Sapporo, in Giappone il 15 ed il 16 Aprile; trattamento ben diverso per la Germania che si è vista già approvare i carburanti sintetici.

L’aumento del tasso d’interesse

In una situazione economica a dir poco critica, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, si lascia andare a dichiarazioni del tipo: “Le prospettive economiche sono migliorate, ma la ripresa è fragile e incerta”, aggiungendo che per domare l’inflazione dovrà somministrare la solita medicina: un ulteriore aumento del tasso d’interesse (che ha raggiunto il 3,5 in nove mesi) per fare scendere l’inflazione al canonico 2% rimuovendone le cause, cioè la domanda di beni di consumo e “la crescita salariale storicamente elevata” (sic!). Deliri di chi vive in un’altra dimensione e non si è accorta che i consumi sono fermi ed i salari pure.

Ovviamente la medicina è sbagliata ed è dannosa, perché aggraverà le difficoltà del mondo produttivo costretto a ricorrere ai prestiti bancari; non aiuterà i consumi strozzati dal crollo del potere d’acquisto del denaro; appesantirà il debito pubblico riducendo i margini di manovra del governo intenzionato a promuovere una politica di crescita.

Ma ci salverà il Pnrr, (Piano nazionale di ripresa e resilienza) dicono gli ottimisti, che fanno finta di ignorare che i 191,5 miliardi dati all’Italia, da spendere entro il 2026, sono soldi degli italiani, ai quali tocca la beffa di restituirli con interessi ancora da definire, per la parte ottenuta in prestito e, per la parte cosiddetta a fondo perduto, versando una quota maggiorata nel bilancio europeo per compensare le riduzioni concesse ai paesi “virtuosi” (Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Austria e Svezia) che, bontà loro, hanno acconsentito ad approvare il finanziamento.

Beffa su beffa, i soldi dovranno essere spesi secondo le centinaia di condizioni poste dall’Unione europea, le cui priorità (transizione ecologica, transizione digitale ecc.) non corrispondono alle reali esigenze ed urgenze dell’Italia.

Se proprio si vuole attenuare l’inevitabile pessimismo, c’è da sperare che le prossime elezioni europee diano il benservito all’attuale classe dirigente e alle solite maggioranze, sbilanciate a sinistra, che da troppo tempo governano l’Unione Europea con assoluta mancanza di buon senso e con le lenti deformanti di una falsa idea di progresso.

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

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