Scambio elettorale politico mafioso a Melito: arrestati il sindaco e altri 17

di Redazione

Sedici persone in carcere e due ai domiciliari

Sedici indagati in carcere, tra cui il sindaco di Melito, e due ai domiciliari: è questo il bilancio di un’indagine della Dia di Napoli per l’inquinamento del voto da parte della Camorra nel popoloso comune della cintura nord del Napoletano.

Nella misura emessa dal gip partenopeo si fa riferimento allo scambio elettorale politico mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione a delinquere di tipo mafioso, corruzione e tentata estorsione e concorso esterno in associazione mafiosa.

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Leggi anche: Inchiesta su politica e camorra a Melito, assolto l’ex sindaco Mottola

La misura cautelare è stata emessa nei confronti, tra gli altri, del sindaco del Comune di Melito, Luciano Mottola, del presidente del Consiglio comunale e di altri due consiglieri comunali, del coordinatore per Melito dell’azienda incaricata del servizio di igiene urbana, padre di un consigliere comunale già candidato sindaco alle elezioni dell’ottobre 2021. Il provvedimento è frutto delle indagini sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’amministrazione del comune di 38mila abitanti.

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Le indagini sulla coalizione di Nunzio Marrone

Il gip ha accolto la ricostruzione degli inquirenti su di un presunto accordo già per il primo turno delle elezioni del 3 e 4 ottobre 2021, tra esponenti del clan Amato Pagano e alcuni rappresentanti della coalizione a sostegno del candidato sindaco Nunzio Marrone (quest’ultimo non indagato). Questi ultimi avrebbero accettato la promessa di procurare alla coalizione e allo stesso candidato sindaco i voti degli appartenenti al clan, di personaggi a questo legati e dei residenti del rione popolare su cui venivano esercitate pressioni e intimidazioni, in cambio di denaro e altre utilità e favori, compresa la candidatura a consigliere comunale di persone di riferimento del clan.

In questa fase sarebbe stato persino impedito l’esercizio dei diritti politici di una candidata al consiglio comunale costretta, con minacce, quali l’allontanamento dall’abitazione o la chiusura dell’esercizio commerciale, a svolgere campagna elettorale non per sè ma per un candidato dell’opposta coalizione gradito al clan.

Le indagini sulla coalizione di Luciano Mottola

I rappresentanti della coalizione a sostegno di Mottola, in vista del ballottaggio, avrebbero chiesto sostegno agli esponenti del clan per il proprio candidato; al primo turno, infatti, il progetto sarebbe stato accantonato perché l’accordo era a favore della coalizione avversa guidata da Marrone.

Esponenti della coalizione a sostegno di Mottola, secondo gli inquirenti quindi, avrebbero accettato la promessa, da parte del referente di zona del clan Amato Pagano ucciso il 23 gennaio scorso in un agguato, di procurare, per il ballottaggio, voti o con le minacce o con denaro o con promesse di posti di lavoro. Nel corso delle indagini sarebbero emersi episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali in occasione delle elezioni (di secondo livello) per gli organi della Città metropolitana de 13 marzo 2022.

Sarebbero stati, inoltre, individuati gravi indizi su alcuni episodi estorsivi da parte di affiliati al clan. Il provvedimento eseguito è una misura disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

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