Nonostante le polemiche surreali dell’opposizione improbabile, l’Italia va!

di Mimmo Della Corte

Pnrr: non siamo i soli in ritardo

Ma dov’erano, filosofi, giornali(oni) e comunicatori vip, mentre governava la sinistra? Purtroppo, non c’erano, o se c’erano dormivano. Senza rendersi conto di quanto gli succedeva attorno. Ora, però, che al governo c’è il centrodestra, si sono svegliati e vedono tutto. E ciò che non vedono, lo presumono. Si accorgono anche dei ritardi e dei danni che i loro amici hanno fatto al Paese. Ma solo per scaricarne la responsabilità sul governo Meloni e – nello specifico di Pnrr e Fondi europei – al ministro Fitto. In carica dal 22 ottobre scorso.

Così, si sono resi conto che dei 116 miliardi di fondi di coesione a nostra disposizione per il settennio 2014-20 ne abbiamo spesi soltanto 36 (31,5%), e anche che mettendo insieme, interventi Covid, Fse e Fsr, e cofinanziamento nazionale si arriva a una disponibilità complessiva di 126,6 miliardi, i cui pagamenti a fine ottobre (9 giorni dopo il giuramento del nuovo esecutivo) erano, però, fermi a 46,1 miliardi ovvero al 34%.

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Orbene, se davvero in quei pochi giorni Meloni, Fitto e il Governo fossero riuscito a spendere tanto, sarebbero da plaudire, non certo da condannare. Ma qui di merito non ce n’è e il demerito va ricercato altrove. Il documento è firmato, ovviamente, dal ministro in carica, che, per conseguenza, se ne assume la responsabilità e lor signori, ne approfittano. «Danno i numeri», ma non chiariscono come, perché e per chi ci si è fermati tanto in basso, lasciando ai cittadini il dubbio che la colpa sia degli ultimi arrivati. Stesso discorso per gli inutili allarmismi sul Pnrr, di cui Fitto riferirà in aula martedì.

Pnrr, per tutti la terza rata arriverà più tardi

Anche su questo fronte i ritardi sono conseguenza di scelte precedenti e dell’inflazione che – oltre ad aver fatto precipitare di ben il 3,7% il potere d’acquisto di redditi e risparmi – ha fatto esplodere i costi delle materie prime, rendendo indispensabile una revisione generale del programma e non solo per noi. Non siamo gli unici in ritardo, anzi!

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A parte la Spagna – che l’ha già ricevuta – a tutti gli altri la terza rata arriverà più tardi. Eppure, fingendo di non sapere come davvero stiano le cose, «Repubblica» e «Stampa», hanno provato a «invitare al ballo» il Capo dello Stato, inventandosi un vertice Mattarella Draghi, per discutere di Pnrr, prima che con la Meloni. Vertice, però, smentito sarcasticamente con «divertito stupore» dal Quirinale.

Di più, il presidente della Corte dei Conti Ue, Tony Murphy, in un’intervista al Sole24Ore ha riconosciuto che «all’Italia, anche per l’eccesso di fondi a disposizione potrebbero essere riconosciuti tempi più lunghi per la durata del piano». Ma lor signori come «Pippo» non lo sanno. Del resto è il «gioco della politica». E serve ad avvalorare la loro tesi «di un governo inadeguato ed incapace». Anche se i dati macroeconomici generali li smentiscono: mentre il mondo si ferma, l’Italia cresce. il Pil 2023 previsto nella Nadef di novembre era dello 0,6%, ma il Def, (anche questo sarà in aula martedì) lo prevede in crescita dell’1%.

Le elezioni in Friuli

Ma gli italiani a questo gioco non ci stanno e i Friulani lo hanno dimostrato, ribadendo la propria fiducia a Fedriga e al centrodestra con un rotondo 65%, fermando il Pd al 16,6% e cancellando terzo Polo (2,7%) e grillini (2,4%). Un risultato che serve a rasserenare i rapporti nel centrodestra. Rassicura la Lega e Salvini che il proprio elettorato storico, non è perduto. Insieme Lega 19% e lista per Fedriga (17,7) fanno 36,7%. Altro che «Lega battuta in Friuli», come ha scritto la St(r)ampa agnelliana.

E meno di una settimana dopo le scelte della Schlein per la composizione della Segreteria, mezzo partito si è ribellato cosicché – come rileva un sondaggio Dire-Tecnè realizzato dal 5 al 7 aprile – il Pd ha perso 0,2 punti e scende al 19,8% pur mantenendo il secondo posto; mentre FdI è il primo con il 29,7%; terzo il M5S con 15,4%; seguono Lega e FI rispettivamente con l’8,7% e l’8,1; subito dopo il Terzo polo al 7,4%, seguito da Alleanza Verdi e sinistra con il 3,1% e, infine, +Europa con il 2,1%.

Intanto Renzi ha deciso di riciclarsi e da Rottamatore si riconvertito in Riformista. Ma il socio Calenda lo avverte: non tocchi il terzo polo. Fatto è che l’opposizione improbabile affonda mentre l’Italia cresce. A dimostrazione che lor signori sono come l’intelligenza artificiale, ha grandi risorse, ma deve essere aggiornato. E la sensazione è che l’ultima volta loro lo siano stati nel «ventennio». Ma il fascismo non c’entra. L’antifascismo si, però.

Migliora l’occupazione al Sud

Per chiudere, però, mi sembra giusto riconoscere anche un merito al governo Draghi, tanto mi serve a dimostrare che anche il Sud, comincia seppure con gran fatica a rimettersi in moto. Stando ai dati Istat, nel 2022, il Mezzogiorno ha registrato un incremento di occupati, quasi 150mila in più rispetto al 2021, maggiore del Nord. E il suo tasso di occupazione aumentato dell’1,9% attestandosi al 46,7%. Una crescita di grosso respiro, anche se il Nord continua ad essere lontano. Ma la corsa dell’Italia del tacco prosegue.

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