Craxi provò a riformare la sinistra cercando di coniugare meriti e bisogni, l’esperimento uscì sconfitto dalla storia “la Milano da bere” non c’era
La sinistra, negli anni, ha subito un’involuzione, prima che politica, di ordine culturale. Dal partito intellettuale di conio gramsciano è passata ad un partito-apparato, che da Togliatti è giunto, attraverso l’occupazione dei gangli di Stato, alla Schlein dando seguito ad un effetto domino che dal mondo del lavoro è trasceso ad una ideologia fucsia, in cui i «travestimenti» di genere assumono l’habitus di diritti di non facile definizione e fondata comprensione.
Negli anni qualche speranza era stata coltivata nell’era di Bettino Craxi, laddove un antico socialismo cominciava a prendere le sembianze di un esperimento di tipo europeo in una dimensione socialdemocratica. Craxi, come spiega Antonio Polito, fu il più lesto a venire a patti con il sistema di mercato e con le nuove condizioni di economia globale. Craxi provò a riformare la sinistra cercando di coniugare meriti e bisogni.
Ma quel tipo di esperimento uscì sconfitto dalla storia quando con tangentopoli si evidenziò che «la Milano da bere» era a contenuto farlocco e quando si tenta di parlare la lingua delle idee bisogna riconoscere «valore» alla definizione espressa da Pietro Scoppola che definisce una presunta visione socialdemocratica già vecchia e evoca come «Le parole sono pietre e la parola ‘socialdemocratico’ ha un peso e un’inerzia che la lega irrimediabilmente al passato». Questo a voler significare che ciò che, negli ultimi decenni, ha rappresentato una sorta di modernità non è pervenuta a nulla di buono in termini di effetti durevoli.
Ebbene, anche da questa succinta rappresentazione, viene fuori un evidente fallimento dove si può facilmente constatare che le idee, appartenute a quell’orizzonte, abbiano avuto fiato corto ed insite debolezze e siano rimaste fagocitate da un sistema liberale globale in cui le fasce deboli si sono impoverite sempre di più ed in pochissimi abbiano avuto la forza, con atteggiamento pirata, di depredare i più e concentrare su di sé un ‘potere’ infinito.
I cd. ‘diavoli’ hanno, così, impresso una direzione di marcia in cui l’equità e la solidarietà non siano più in grado di fornire una bussola per necessario neo-welfare. Quindi la sinistra contemporanea, non sapendo più declinare politiche all’altezza di una cultura istituzionale rigorosa, non riesce ad apprestare i mezzi per una moderna giustizia sociale e da questa condizione di vertigine, in una sorta di deragliamento, non sa più dove andare.
In questa crisi di ‘senso’ la sinistra come dice Marco Rizzo, è obbligatorio richiamare un comunista, «incarna al meglio la nuova sinistra fucsia e radical-chic, nemica della classe media lavoratrice, nemica della classe operaia, nemica delle famiglie. La sua agenda è quella di Sanremo: gender fluid, filo Ue, Nato e guerra, trans-femminista e gretina, contro le auto e le prime case. Un ottimo ‘prodotto’ delle élites liberiste e mondialiste»
Ebbene la sintesi ci porta a dire che la sinistra in questo contesto si rende superflua alla soluzione delle criticità di un ceto medio, che non può aggrapparsi ad un’entità politica così evanescente e povera di spirito. Uscire dalla realtà, in questa maniera, fa perdere di vista le ragioni concrete di un quotidiano che pretende risposte in termini di lavoro non più precario e soprattutto in termini di coesione sociale in cui uomini e donne riacquistino valore in una sorta di normalità fatta di relazioni forti, sentimenti veri, cura dei bambini in una dimensione familiare solida e non mero frutto di fantasie, in cui gli affetti siano vettori non di bizzarrie o di scelte ideologiche calate dall’alto.
Ma questi stessi affetti devono indurci ad assaporare la bellezza della vita in cui, come afferma Eugenia Roccella, sia possibile, auspicabile e concretamente perseguita l’idea in cui libertà e responsabilità camminano insieme, o la libertà senza responsabilità divorerà gli esseri umani e annienterà le più nobili cause.
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