Vincono il centrodestra e la Meloni. Centrosinistra lontano. Il M5S tiene ma perde la metà dei voti

di Mimmo Della Corte

I partiti «governisti» puniti dagli elettori

Il centrodestra ha vinto, ma soprattutto hanno stravinto Meloni e Fratelli d’Italia, che alla Camera hanno superato il 26%, e da ieri rappresentano il primo partito italiano. Questo, però, in fondo ce lo stavano dicendo i sondaggi ormai da più di un anno. Gli altri due partiti della coalizione Forza Italia e Lega si sono fermati prima del 9%.

Il centrosinistra si ferma al 26,3. Anche perché se il Pd in nei risultati di entrambe le assemblee ha sfiorato il 20% nessuno degli altri partiti della coalizione è andato oltre il 3%, Calenda e Renzi si fermano al 7% e il M5S (15%) recupera rispetto ai sondaggi, che lo davano quasi per spacciato ma perde oltre la metà dei consensi del 2018.

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Sicché, a ragione quindi i veri sconfitti di questa tornata elettorale sono stati: superMario, Letta e Di Maio che da ministro degli esteri da domani, dovrà provvedere a trovarsi una nuova occupazione ed un nuovo «impegno cinico civico» si è fermato ad appena lo 0,6%. La bolla mediatica del governo dei migliori e dell’uomo venuto dalla Bce a «miracol mostrare», si è sciolta come neve al sole.

Del resto – e chi ci segue lo sa – lo vado ripetendo da un bel pezzo. Purtroppo. Al di là delle chiacchiere, superMario, non è riuscito a mostrare alcun prodigio, tranne quello di allontanare ulteriormente i cittadini dal palazzo. Non è un caso, quindi, che i veri trionfatori di questa tornata elettorale sono stati gli astenuti arrivati al 37%. E fra gli sconfitti un posto di primo piano, mentre, il M5s anche se ha perso ben il 50% (dal 33% del 2018 al 16%) dei consensi ottenuti nelle politiche scorse, ha vinto. Parola di «Giuseppi» che forte di questo (in)successo ha deciso anche di minacciare il centrodestra.

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Vincono il centrodestra e la Meloni, note dolenti per le segreterie Letta (Pd) e Salvini (Lega)

E ora cominciano le dolenti note: per le segreterie Letta (Pd) e Salvini (Lega). Hanno perso entrambi, ma con una differenza notevole. I demeriti di «Enrico stai sereno», sono addebitare tutti a lui, mentre la sconfitta non può essere addebitata soltanto a Matteo che sconta errori propri ma anche errori commessi dai cosiddetti governisti, che lo hanno costretto ad accettare l’ingresso nel governo Draghi e di conseguenza anche decisioni sul fronte della pandemia, cui lui avrebbe preferito dire «no», ma ha dovuto accettare, perché i governisti e i governatori regionali lo hanno costretto a farlo. Ed ora sarebbe davvero incomprensibile che fosse lui l’unico a pagare.

Ora, però, bisogna cominciare a fare sul serio e bisogna governane (non sarà facile, ma a parole finora Giorgia Meloni, innanzitutto, ma anche gli altri leader della coalizione hanno dimostrato di avere le idee chiare sul da farsi). E riuscirà a farlo nella misura in cui, si renderà conto che non tutto quel 26% di voti ottenuti arrivano da fedelissimi del suo partito e deve impegnarsi per conquistarli. Con responsabilità – quella stessa responsabilità che ha posto al centro del suo ringraziamento agli elettori alle due di notte, quando il risultato cominciava a prendere consistenza – senza arroganza e insieme agli alleati, mantenendo le promesse fatte.

E a proposito del centrosinistra, sembrano non aver tratto alcun insegnamento dalla sconfitta. Se è vero, com’è è vero, che già mentre i risultati continuavano ad affluire, hanno immediato ricominciato a denigrare e dirsi preoccupati della vittoria di Meloni e Fdi, confermando così che non si tratta di sconfitti, ma di perdenti. Continuano a non dire niente. Tant’è che il piddino Verini è addirittura tornato ai tempi di Barabba per dire che non sempre il popolo sceglie bene perché in quello che fu il primo referendum della Storia, il popolo salvò quest’ultimo, condannando Gesù. E poi pretendono che gli italiani li seguano.

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