Tempio della Scorziata di Napoli verso il recupero: aggiudicato l’appalto da 1,4 milioni

Il Tempio della Scorziata potrebbe rivivere: chiuso e razziato da decenni

Il Tempio della Scorziata di Napoli verso il recupero e la rifunzionalizzazione. Una lunga vicenda che parrebbe (il condizionale è d’obbligo, visto che la storia d’Italia e di Napoli è piena di opere incompiute) avviarsi alla conclusione. Palazzo San Giacomo ha dato il via libera all’appalto per i lavori di «messa in sicurezza, indagini diagnostico-conoscitive, progettazione esecutiva ed esecuzione opere strutturali» aggiudicati mediante il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La determinazione, pubblicata sull’albo pretorio di Napoli, stanzia un importo di aggiudicazione pari a € 1.453.016,98.

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I tempi di esecuzione dei lavori al Tempio della Scorziata di Napoli, rientrata nel «Grande Progetto Centro storico di Napoli – valorizzazione del sito UNESCO», dovrebbero durare poco meno di un anno. Nell’atto, il Comune di Napoli, infatti, precisa che si prevendono «complessivamente pari a 299 giorni solari e continuativi, di cui 269 giorni per lavori, 30 giorni per indagini e progettazione esecutiva».

Questo intervento fa parte del progetto preliminare redatto da funzionari dell’amministrazione comunale, con il supporto di funzionari della Soprintendenza BAPSAE, della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico Etnoantropologico per il cosiddetto «Polo Museale della città di Napoli» e approvato addirittura con la  delibera n. 611 dell’8 agosto 2013 (prima giunta de Magistris) che prevedeva un investimento complessivo di 8.500.000,00 diviso in due lotti: tra essi le opere di recupero e la rifunzionalizzazione Tempio della Scorziata per un importo complessivo pari a €2.500.000,00.

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L’appalto al Tempio della Scorziata, gestito tramite piattaforma digitale del comune di Napoli, ha visto prevalere la ditta «RTI Mandataria/Capogruppo Minerva restauri srl – Mandante Geo Consultlab» di Napoli.

La storia del Tempio della Scorziata

La struttura, chiamata più propriamente chiesa della Presentazione di Maria al Tempio della Scorziata in vico Cinquesanti, nel cuore del Centro Storico a pochi passi dai Tribunali. Fu edificata nel 1579 insieme a un conservatorio da tre nobildonne napoletane: Lucia e Agata Paparo e Giovanna Scorziata da cui il complesso della Scorziata prese il nome.

Il conservatorio con annessa chiesa, dedicata alla Presentazione di Maria al tempio fu fondato nel 1579 da tre nobildonne napoletane, Giovanna Scorziata e Lucia e Agata Paparo. Queste ultime erano figlie di quell’Aurelio Paparo che fu tra i fondatori del Monte di Pietà. Giovanna Scorziata, insieme al marito Ferrante Brancaccio, era una figlia spirituale di quello che poi sarebbe diventato san Gaetano di Thiene.

Alla morte del consorte, la nobildonna fondò il conservatorio (con chiesa annessa) in un’ala del palazzo di famiglia (il palazzo De Scorciatis) e lo affidò ai chierici regolari teatini e fu chiamato volgarmente il tempio di San Paolo.

Un radicale rifacimento, nel 18esimo secolo, gli conferì l’attuale aspetto. In tempi più recenti, nel XX secolo, il Tempio della Scorziata e il conservatorio furono affidati all’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento all’Avvocata.

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L’abbandono e le razzie

In seguito al terremoto il bellissimo complesso fu danneggiato pesantemente dal sisma dell’Irpinia del 1980 ma a causa di un contenzioso tra i responsabili della Fondazione Scorziata e il Comune di Napoli il recupero non è ancora avvenuto. Come se non bastasse il terremoto, nel 1993 scomparvero gran parte degli arredi conservati all’interno.

Sparirono la pala dell’altare maggiore sulla Presentazione al tempio di Nicola Maria Rossi, un San Giovannino (recuperato in anni recenti), copia di una tela di Caravaggio, una Madonna che appare a San Romualdo di ignoto manierista del primo Seicento, una Madonna del Rosario di un allievo di Massimo Stanzione e le settecentesche Madonna con Sant’Anna e Sant’Agnello e una Madonna col Bambino e santi.

Nel corso degli anni furono rubati icone ed altari settecenteschi, compreso il maggiore che custodiva il paliotto in marmo della Presentazione al Tempio, le acquasantiere e le settecentesche statue marmoree di Santa Teresa e Santa Rosa (poi ritrovate) e gli arredi lignei come il pulpito e l’organo settecentesco.

Addirittura fu fatto sparire anche la pavimentazione. Un patrimonio notevole, quindi, ma che non ha resistito all’attacco dei razziatori e del tempo. Un grave incendio provocato da masserizie e legno accumulate all’interno per la festa di Sant’Antonio nella notte ta il 16 e il 17 gennaio 2012 danneggiò pesantemente il portale e le travi di sostegno.

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