Ucraina e Russia, sono davvero un «unicum indissolubile» come sostiene Putin, per giustificare la sua aggressione a Kiev?
Putin, come sostengono diversi studiosi di fama internazionale, negli ultimi anni si è inserito tra gli storici. Conosce l’impatto socio-culturale della storia e la usa come duttile strumento di propaganda. Non è noto se egli stesso prepari i propri discorsi o, come più probabile, siano altri a preordinare il quadro storico di riferimento.
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Il revisionismo concerne diversi aspetti della storia novecentesca così come il rapporto tra l’Unione Sovietica di Stalin e la Germania nazista. Secondo l’ottica putiniana, finemente interpretata dallo storico austriaco Andreas Kappeler, ad esempio, le cause che portarono allo scoppio della seconda guerra mondiale sarebbero da imputare alle potenze occidentali e la Polonia stessa dovrebbe essere biasimata piuttosto che gli accordi fatti tra il Terzo Reich e l’Unione Sovietica sulla spartizione dell’Europa in aree di influenza.
La tendenza a rimettere in discussione gli eventi storici e la loro interpretazione crea dunque le premesse, sapientemente ricostruite, in cui inserire la narrativa secondo la quale l’Ucraina e la Russia rappresentino storicamente un unicum indissolubile e che la prima, come nazione e statalità a sé stante, non sia mai esistita o, meglio, sia il risultato di una sperimentazione sovietica. Putin in diverse occasioni ha ribadito l’importanza che attribuisce al rapporto tra Russia e Ucraina e ha espresso il suo riprovevole rammarico per la sciagurata separazione politico-culturale (e si potrebbe aggiungere linguistica) dell’Ucraina dalla Russia.
La presunta unità dei russi e degli ucraini è divenuto un tema ricorrente
Ma se in discorsi e appelli precedenti (2013) si sottolineavano, da un lato, le tradizioni comuni, una mentalità simile, una storia e una cultura condivise, «l’affinità linguistica» e i rapporti di parentela; dall’altro, si riconosceva altresì che il popolo ucraino avesse una propria peculiarità culturale e linguistica che ne determinassero una specifica identità e che questa dovesse essere accettata, ‘amata’ e rispettata.
I toni e le interpretazioni recenti (2021), invece, partono da assunti e posizioni molto più estreme. Non si parla più di una bipolarità socio-culturale, storica e linguistica complementare russo-ucraina, bensì di un unico mondo “russo” e ci si esprime con riserva sull’esistenza di una ‘nazione’ ucraina autonoma. Il gioco concettuale ruotante sull’etnonimo (nome di popolo) ‘russo’ si basa, come reiterato in altre occasioni, sull’aggettivo sostantivato russkij (russo) che deriva da rus’kyj (ruso), id est abitante della Rus’.
Le interpretazioni storiche e storiografiche
La tesi secondo la quale i russi e gli ucraini rappresenterebbero un solo popolo indistinto stride con le posizioni e interpretazioni storiche e storiografiche dell’Ucraina attuale. Anche le simpatie e il trasporto per il popolo ucraino e la sua cultura diventano evanescenti. Simili argomentazioni ma con toni più esacerbati sono state reiterate assieme alle questioni geopolitiche nel famoso discorso tenuto il 21 febbraio 2022 per il riconoscimento delle pseudo repubbliche separatiste del Donbass e per giustificare la premeditata invasione dell’Ucraina.
Certamente ucraini e russi condividono dei periodi storici comuni, hanno degli elementi culturali e religiosi (l’ortodossia come religione dominante) che li avvicina, la lingua è a tratti simile anche se non esiste mutua intellegibilità soprattutto per i russi che, a differenza degli ucraini, non hanno mai dovuto imparare una seconda lingua o sono nati in ambienti bilingui. Eppure tutto ciò non è sufficiente, come si evince, per fonderli in un unicum nazionale indistinto.
Salvatore Del Gaudio
Professore presso l’Università di Kyiv B. Grinchenko
Studioso ucrainista (slavista)
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