Guerra in Ucraina, la compagnia dell’orrore e della tirannia che ha detto «No» alla condanna dell’Onu

Il bullo del quartierino e ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, minaccia l’Europa e l’Italia per l’appoggio all’Ucraina

L’ONU ha condannato la Russia per la proditoria invasione dell’Ucraina, con una maggioranza schiacciante di ben 141 Stati contro 5 (e 35 astensioni). Un isolamento mai visto della superpotenza imperiale e dello Zar che la guida. Ma la cosa più imbarazzante sono i Paesi che hanno votato contro la condanna dell’invasione dell’Ucraina. Appena 4, oltre alla Russia stessa, ma chi sono? Nientepopodimeno che la Bielorussia, la Siria, la Corea del Nord e l’Eritrea.

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Parafrasando la famosa «Compagnia dell’Anello» di Tolkien, una vera e propria «compagnia dell’orrore e della tirannia», considerata la reputazione dei rispettivi capi di Stato di questi Paesi, non a caso sodali della Russia, perché sostanzialmente uguali. Tutti noti per il despotismo, la negazione totale di libertà, l’assenza dei diritti democratici, l’irriducibile persecuzione degli oppositori interni, nonché per nulla avulsi, in caso di necessità, all’uso di armi di distruzione di massa, compresi i famigerati gas contro civili inermi, il cui divieto è universale, ed il cui utilizzo qualifica chi lo fa come criminale di guerra.

Proprio una compagnia adatta per un Paese che è scandalosamente componente permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, cabina di regia istituita per garantire la pace nel mondo. Come affidare la tutela delle pecore al lupo o, meglio, nella fattispecie all’orso. Un risultato storico di condanna meritata, che trova un’ulteriore conferma nell’arroganza con cui ha operato il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, nei confronti del Parlamento del nostro Paese.

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La lettera al presidente della Commissione difesa della Camera

Con un atteggiamento da bullo di quartiere malfamato, Lavrov ha avuto la spudoratezza di fare consegnare al suo ambasciatore a Roma una lettera al presidente della Commissione difesa della Camera Gianluca Rizzo, con l’incarico di portarla a conoscenza dei deputati italiani, con cui ha minacciato l’Unione Europea e l’Italia affermando che «Le azioni della UE non resteranno senza risposta», e poi precisando che «I cittadini e le strutture della UE, coinvolti nella fornitura di armi letali e di carburante e lubrificanti alle forze armate ucraine, saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni nel contesto dell’operazione militare speciale in corso».

Concludendo, con un crescendo melodrammatico: «Non possono non capire il grado di pericolo delle conseguenze». Un’azione senza precedenti, quella di un ministro degli esteri che si rivolge direttamente al Parlamento di un Paese sovrano e minaccia gravissime conseguenze per il voto liberamente espresso dai deputati, nell’esercizio delle loro prerogative, e al servizio del loro Paese. Un gravissimo ed intollerabile strappo al protocollo nei rapporti istituzionali tra Stati, poiché un ministro straniero si può rivolge al governo di un altro Paese, ma non direttamente al Parlamento e, soprattutto, mai per una critica o, addirittura per una minaccia, come in questo caso, per un voto espresso dallo stesso.

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Un atto profondamente offensivo

Un atto di bullismo istituzionale, profondamente offensivo per la nostra Patria, la nostra Costituzione e la dignità di tutti gli Italiani, che il ministro russo, come lui stesso afferma, «non avrebbe potuto non capire» di avere commesso.

Questi aspetti di tracotante arroganza, insieme agli insulti gratuiti di Putin al governo di Kiev «costituito da una banda di drogati e neonazisti» e alle dichiarazioni pubbliche di Lavrov sui veri obiettivi della guerra, consistenti «nel cambio di regime a Kiev, né più e né meno», quindi la sostituzione del governo legittimo di uno stato sovrano, con un governo fantoccio di Mosca, dovrebbero fare riflettere sull’opportunità di cambiare opinione a quanti ancora insistono nell’improbabile arrampicata sugli specchi, per giustificare un orribile atto di guerra quale è l’aggressione dell’Ucraina, attuata per l’anacronistica ricostituzione dell’impero zarista.

Nicola Bono
già sottosegretario per i beni
e le attività culturali

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