Raffaele Imperiale aveva dato addirittura l’incarico all’architetto iracheno naturalizzato britannico di fama mondiale Zaha Hadid
Un boss capace di determinare le sorti della camorra allargando e chiudendo i rubinetti della cocaina da Dubai, capace di utilizzare le più sofisticate tecnologie, sicuramente il primo boss globalizzato e delocalizzato della storia criminale in rapporti con le principali organizzazioni malavitose del mondo. Ma, anche, un fine investitore: è questo, in sostanza, secondo la Procura di Napoli, l’identikit di Raffaele Imperiale, il narcotrafficante internazionale che si trova in stato di arresto nella “sua” Dubai e per il quale è stata inoltrata una richiesta di estradizione.
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Dalle intercettazioni agli atti, che hanno consentito agli inquirenti della DDA di scoprire che Imperiale e il suo socio Mario Cerrone sono proprietari delle quote societarie della AA Investments & Development LLC di Dubai, è emerso anche che “o’ parente” (così tra gli scissionisti degli Amato Pagano è conosciuto Imperiale, ndr), nella veste di facoltoso imprenditore italiano, aveva dato addirittura incarico all’architetto iracheno naturalizzato britannico di fama mondiale Zaha Hadid di realizzare a Dubai dieci ville del valore di 20 milioni di dollari ciascuna.
Imperiale e Il passaporto di Trinidad e Tobago
Insieme con Cerrone Imperiale è destinatario di una misura cautelare in carcere emessa per l’accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso emessa dalla gip di Napoli su richiesta della Procura che ha ottenuto anche il sequestro delle quote di quella società, ora inserita nella lunga lista di asset localizzati anche in Spagna e nell’isola di Man (Regno Unito), finalizzati alla confisca, come accaduto ai famosissimi due quadri di Van Gogh, “La spiaggia di Scheveningen” e “L’uscita dalla chiesa protestante di Nuen”, sequestrati il 19 settembre 2016 in una villa del Napoletano e restituiti al Museo e all’Olanda il 19 gennaio 2016.
In un’altra intercettazione, inoltre, emerge la volontà da parte di Imperiale di munirsi di un passaporto dello stato sud americano di Trinidad e Tobago per il quale era disposto a pagare 150mila dollari. Un espediente per poter sfuggire alle forze di polizia internazionali che però lo hanno arrestato all’inizio dello scorso agosto negli Emirati Arabi Uniti.
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