Riforma della Giustizia, la sconfitta del M5S. Conte: «L’abbiamo migliorata». Critico Lollobrigida (FdI): «Compromesso al ribasso»

Il Consiglio dei Ministri ha varato la riforma Cartabia dopo 8 ore di trattive. Soddisfatti Lega, Pd e Italia Viva. Il Movimento abozza. Giudizio negativo da Fratelli d’Italia

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla riforma della Giustizia firmata dal ministro Cartabia che mette da parte la riforma dell’ex guardasigilli grillino Bonafede. Gli ostacoli maggiori alla modifica del processo penale sono giunti proprio dal Movimento 5 Stelle che con il leader in pectore Giuseppe Conte ha minacciato, più volte, lo strappo.

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Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Ma dopo una lunga trattativa anche i pentastellati hanno dovuto fare più di un passo indietro. Tanti i cambiamenti che aveva chiesto l’ex premier che alla fine ha dovuto accusare il colpo. «La riforma della giustizia non è la nostra riforma, si tratta di lavori in corso, ma abbiamo contribuito a migliorarla. Avevamo detto, non possiamo transigere sui processi per mafia e terrorismo: è un risultato che abbiamo ottenuto», dice il leader del Movimento 5 stelle all’uscita dal palazzo dei Gruppi di Montecitorio.

«I processi per mafia e terrorismo non si dissolvono nel nulla, non si estinguono» ha spiegato che poi aggiunge: «Abbiamo ottenuto anche il riconoscimento di un’altra nostra battaglia: un emendamento che rende anche i processi per violenza sessuale aggravata non prescrittibili».

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Lollobrigida (FdI): «Non serve né al popolo né alla Giustizia»

Francesco Lollobrigida
Francesco Lollobrigida

Critiche pesanti dall’unico partito dell’opposizione, Fratelli d’Italia. «Una riforma frutto di compromessi al ribasso tra forze politiche attente solo alla poltrona non serve né al popolo né alla Giustizia. Fratelli d’Italia chiede pene certe, processi veloci e nuove carceri» ha detto al Tg1 il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.

Salvini: «Ora avanti tutta con i referendum»

Esprime «Soddisfazione per la riforma della Giustizia» anche il Carrocco. «Come chiesto dalla Lega, non rischieranno di andare in fumo i processi per mafia, traffico di droga e violenza sessuale. E ora avanti tutta con i referendum che completeranno il profondo cambiamento chiesto dai cittadini» hanno affermato Matteo Salvini e Giulia Bongiorno.

Pd soddisfatto, Letta: «Ci avvicina all’Europa»

Enrico Letta
Enrico Letta

Soddisfatto il Partito Democratico. «L’equilibrio trovato dal Governo Draghi rende la riforma della giustizia migliore. Lo avevamo chiesto e ci siamo spesi per l’accordo fino in fondo. Bene» ha commentato Enrico Letta. «La riforma della giustizia – ha aggiunto – ci avvicina all’Europa e ci fa compiere grandi avanzamenti in termini di modernità ed efficacia. La Ministra Cartabia ha trovato il giusto equilibrio per superare la riforma precedente senza scadere nell’impunità. Ci siamo spesi per l’accordo. Ne siamo contenti».

Stamane la Commissione Giustizia della Camera

Intanto questa mattina la Commissione Giustizia della Camera, in seduta plenaria,
voterà gli emendamenti alla riforma. Secondo quanto riferiscono i componenti della stessa
Commissione, i gruppi di maggioranza ritireranno i propri emendamenti, mentre resteranno da votare quelli delle opposizioni (45 di Fdi e 19 di L’Alternativa c’è).

Non dovrebbero essere presentati nuovi emendamenti che recepiscono l’accordo, perché questo implicherebbe l’apertura di tempi per i sub emendamenti. Piuttosto i relatori proporranno delle riformulazioni degli emendamenti già depositati dal governo, inserendo in essi le modifiche e le aggiunte concordate. In giornata si punta a concludere il voto.

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Riforma della Giustizia, i punti dell’intesa

Improcedibilità – La riforma riguarda solo i reati commessi dopo il primo gennaio 2020, entra in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge, ed entra in vigore gradualmente, per consentire agli uffici giudiziari di organizzarsi, anche tenendo conto dell’arrivo dei 16.500 assistenti dei magistrati, previsti dall’ufficio del processo, e dei circa 5mila per il personale amministrativo.

In un primo periodo i termini saranno più lunghi. Per i primi 3 anni, entro il 31 dicembre 2024, i termini saranno più lunghi per tutti i processi (3 anni in appello, un anno e mezzo mesi in Cassazione), con possibilità di proroga fino a 4 anni in appello (3+1 proroga) e fino a 2 anni in Cassazione (un anno e 6 mesi + 6 mesi di proroga) per tutti i processi in via ordinaria.

Ogni proroga deve essere motivata dal giudice con un’ordinanza, sulla base della complessità del processo, per questioni di fatto e di diritto e per numero delle parti. Contro l’ordinanza di proroga, sarà possibile presentare ricorso in Cassazione. Di norma, è prevista la possibilità di prorogare solo una volta il termine di durata massima del processo. I reati puniti con l’ergastolo restano esclusi dalla disciplina dell’improcedibilità.

Mafia, terrorismo, droga, violenza sessuale e aggravanti mafiose

Solo per alcuni gravi reati – associazione di stampo mafioso, terrorismo, violenza sessuale e associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti – è previsto un regime diverso: Per questi reati, non c’è un limite al numero di proroghe, che vanno però sempre motivate dal giudice sulla base della complessità concreta del processo.

Per i reati con aggravante del metodo mafioso, oltre alla proroga prevista per tutti i reati, ne sono previste come possibili ulteriori due (massimo 3 anni di proroga) sia in appello che in Cassazione. Ciò significa massimo 6 anni in appello e massimo 3 anni in Cassazione nel periodo transitorio (fino al 2024) che diventano massimo 5 anni in appello e massimo 2 anni e mezzo in Cassazione a regime, ossia dal 2025.

I processi in Appello

In appello, i processi possono durare fino a 2 anni di base, più una proroga di un anno al massimo, mentre in Cassazione un anno di base, più una proroga di sei mesi. Resta sempre diverso il ‘binario’ per i reati di mafia, terrorismo, violenza sessuale e mafiosa, senza limiti di proroghe, ma sempre motivate dal giudice e sempre ricorribili per Cassazione. Binario diverso anche per reati con aggravante mafiosa, con massimo 2 proroghe in appello (ciascuna di un anno e sempre motivata) e massimo 2 proroghe in Cassazione (ciascuna di 6 mesi e sempre motivata).

Il monitoraggio sui tempi e l’arretrato pendente

Si prevede che un apposito Comitato tecnico scientifico istituito presso il ministero della Giustizia ogni anno riferisca in ordine all’evoluzione dei dati sullo smaltimento dell’arretrato pendente e sui tempi di definizione dei processi. Il Comitato monitora l’andamento dei tempi nelle varie Corti d’appello e riferisce al ministero, per i provvedimenti necessari sul fronte dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi. I risultati del monitoraggio saranno trasmessi al Csm, per le valutazioni di competenza.

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