Salvini e Meloni rispondono a Draghi e si vaccinano. Ora sul green pass si apra il confronto, senza l’alibi novax

Prima Matteo Salvini, poi Giorgia Meloni. Due frecce in meno all’arco della propaganda della sinistra e del mainstream e un duro colpo a chi sperava di schiacciare la Lega, prima, e Fratelli d’Italia, poi, sulle ali estreme dei novax ed etichettarli come ‘unfit’, cioè non adatti ed affidabili per governare. Invece, la storia va diversamente ed entrambi con un prodigioso scatto di reni hanno risposto all’affondo duro e pesante che proprio Mario Draghi lo scorso giovedì aveva fatto.

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Allora il premier aveva detto che consigliare a non vaccinarsi era nei fatti un appello a morire. Un riferimento diretto a Matteo Salvini che proprio poche ore prima era intervenuto in tal senso, ma anche a Fratelli d’Italia che aveva espresso dubbi sull’opportunità di vaccinarsi al di sotto dei 40 anni. Parole, quelle di Draghi, che soprattutto dalle parti della Lega erano state accolte con forte disappunto tanto che sui social la pancia del partito si era sfogata chiedendo l’uscita dal governo.

Alla fine, però tanto Salvini quanto Giorgia Meloni hanno deciso di raccogliere la sfida di Draghi annunciando la propria vaccinazione, anche se lo staff della leader di FdI ha fatto sapere che «aveva già prenotato nel mese di giugno ma a causa di impegni, legati al ruolo di presidente dei Conservatori e riformisti europei, aveva dovuto rimandare l’appuntamento per la somministrazione del vaccino». Insomma, niente a che vedere con quanto detto giorni prima da Mario Draghi.

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L’indignazione novax per silenziare chi è contro il green pass

Comunque sia entrambi lanciano un messaggio, altrettanto forte, non tanto a Palazzo Chigi ma a tutti coloro che speravano di usare in maniera strumentale le parole di Draghi, così da confondere le acque e sfruttare l’onda lunga dell’indignazione novax per silenziare chi è contro il green pass. Non è una novità, già in occasione delle proteste dello scorso autunno verso il lockdown si era cercato di scaricare sul centrodestra, sempre Lega e Fratelli d’Italia, la responsabilità degli incidenti e degli scontri. Poi i fatti si sono incaricati di dimostrare che quell’onda di dissenso aveva ben altra natura, legata più al mondo della criminalità organizzata e degli ultras e non di certo identificabile politicamente.

Questa doppia vaccinazione può finalmente consentire di avviare il confronto sul green pass su un corretto binario, che è quello delle tutele costituzionali, del rispetto dei diritti e della libertà individuale. E tutto questo evitando che chi alzerà il dito contro il certificato digitale possa essere tacciato di essere un novax.

Green pass, Meloni: «Dibattito puramente ideologico»

Insomma, niente più retropensieri quando Giorgia Meloni dirà che «sul green pass stiamo assistendo ad un dibattito puramente ideologico. Utilizzarlo per entrare al bar o al ristorante è sbagliato e inutile, danneggerebbe solo la nostra economia e questo non possiamo permettercelo».

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E questo perché come lei stessa ha ammesso «ero e resto favorevole a un Green pass europeo, per passare da una nazione all’altra, senza costringere i turisti a mettersi a studiare le varie regole dei singoli Paesi», ma «applicato, come fa governo italiano, cioè per un caffè al bar, può essere discriminato. Se in Spagna, Grecia o Croazia, che hanno più contagiati di noi e la campagna vaccinale è più lenta, non lo stanno usando per entrare al ristorante, queste nazioni sono considerate no vax? Se la Germania non lo usa, la Merkel può essere considerata no vax? Applicare il Green pass per entrare al ristorante, in un Paese a vocazione turistica, è devastante».

Green pass, Salvini: «Presenteremo tutti gli emendamenti necessari»

E lo stesso vale per Matteo Salvini il quale ammette: «Io credo alla scienza», ma «penso che non si debba obbligare nessuno e per la salute dei figli la decisione spetta a mamma e papà, non ad altri. Oggi il Green pass, con i letti di terapia intensiva per fortuna vuoti al 98 per cento, rischia di escludere dalla vita sociale più della metà degli italiani. Quando il Green pass arriverà in Aula, presenteremo tutti gli emendamenti necessari».

In un paio di giorni Lega e FdI sono riusciti a ribaltare la situazione e da accusati e stretti in un dibattito nel quale tutti giocavano ad impallinarli, ora sembrano aver riacquistato libertà di manovra ma soprattutto di critica. Sarà possibile, finalmente, parlare di certificato digitale e, come ha detto la stessa Meloni, porsi domande valutando l’opportunità di questo strumento e la sua necessaria introduzione. Oltre naturalmente la sua concordanza con i nostri principi costituzionali.

Ma sarà anche possibile sfidare il governo, perché se alla fine questo green pass diventa uno strumento per stabilire la partecipazione alla vita sociale, allora tanto vale introdurre l’obbligo di vaccinazione. E in questo caso non sarebbe il caso che il governo si decidesse a presentare un disegno di legge in Parlamento, lasciando che siano i depositari della sovranità popolare a decidere? Ecco, tutto questo finalmente potrà essere detto senza essere inseriti tra le fila di inovax.

Vedremo che cosa accadrà nel corso di questi giorni e di queste settimane perché una cosa è certa, il cammino del green pass non sarà né breve né semplice. Ma almeno dopo ieri possiamo dire che tutti gli attori giocheranno a carte scoperte.

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