Le indagini sull’omicidio del 61enne torrese, morto per difendere la figlia
Il gip di Torre Annunziata ha deciso la scarcerazione di Antonio Venditto, uno delle quattro persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio di Maurizio Cerrato, il 61enne ammazzato per difendere la figlia il 19 aprile scorso, a seguito di richiesta avanzata d’ufficio dalla stessa Procura oplontina «per sopravvenuta carenza dei gravi indizi di colpevolezza».
Venditto ha sempre dichiarato di non essere presente al momento dell’assassinio (anche se la figlia della vittima lo ha riconosciuto sia in foto e sia al momento dell’incidente probatorio) e fornendo anche un alibi: «Le indagini – afferma Nunzio Fragliasso, procuratore della Repubblica di Torre Annunziata – sono state rese oltremodo difficili sia dalle dichiarazioni cangianti dello stesso Venditto, parzialmente smentite dai successivi accertamenti, sia dall’atteggiamento omertoso degli altri testimoni oculari dell’omicidio, alcuni dei quali sono giunti persino ad alterare le fonti di prova, cancellando i filmati del sistema di videosorveglianza del garage ubicato sul luogo dei fatti».
Dai successivi accertamenti, anche se non hanno confermato appieno l’alibi di Venditto e non hanno escluso la sua presenza sul luogo e la sua partecipazione al delitto, hanno però permesso «di acclarare la sua estraneità all’omicidio» ha sottolineato Fragliasso.
In particolare, grazie ad una consulenza tecnico-informatica, la Procura è venuta in possesso proprio dei filmati di videosorveglianza relativi ai momenti che hanno immediatamente preceduto l’omicidio, che sono poi state sottoposte alla figlia di Cerrato, che in questo caso non ha riconosciuto l’uomo tra le persone presenti sul luogo del delitto.
Inoltre, le persone che hanno assistito all’omicidio, interrogate perché indagate per favoreggiamento personale, hanno escluso la presenza dell’uomo sul posto al momento dell’aggressione mortale, riferendo «la presenza – evidenzia il procuratore – in luogo di quest’ultimo di un’altra persona». Le indagini puntano ora ad accertare proprio il ruolo avuto da quest’ultimo soggetto nel tragico fatto di sangue.