Doveva essere il Gran Premio delle riaperture a colpi di mozioni, alla fine di mozione si è vista soltanto quella di Fratelli d’Italia mentre le altre sono finite nel cassetto. E così l’unico risultato prodotto da questo Gran Premio è stato un ordine del giorno unitario, approvato da tutta la maggioranza, per chiedere di «superare progressivamente il regime del cosiddetto coprifuoco» e «proseguire con le progressive riaperture delle attività più colpite dalle restrizioni». Il classico topolino partorito dalla montagna se si pensa a quelle che erano le aspettative della vigilia.
Un ordine del giorno che è giunto al termine di una giornata interminabile, quella di ieri, nel corso della quale la discussione sul dl Covid si è stiracchiata in maniera estenuante tanto che soltanto verso le 19.30 è arrivato il via libera all’ordine del giorno. E pensare che tutto si sarebbe dovuto concludere nella mattinata, il che conferma quanto la maggioranza abbia rischiato di andare in testacoda e di ritrovarsi fuori pista.
Non a caso lo aveva capito subito il premier Mario Draghi, che le cronache di Palazzo Chigi raccontano non avrebbe gradito (è evidentemente un eufemismo) la decisione della Lega di presentare una mozione del centrodestra di governo sul coprifuoco e le riaperture. Aveva compreso subito, pure non essendo un politico navigato, la pericolosità di una simile iniziativa e l’insidia che potesse rappresentare per la stessa maggioranza.
Per questo aveva colto l’occasione del premier time alla Camera dei deputati per disinnescare la mozione di centrodestra, spiegando che tutte le decisioni sarebbero state prese con gradualità e in ossequio ai dati, ma soprattutto aveva fatto annunciare che la cabina di regia sarebbe stata convocata lunedì.
Era chiaro che una volta fissata la riunione per lunedì questo avrebbe tolto molte delle motivazioni alla stessa mozione, offrendo al tempo stesso una via d’uscita alla stessa maggioranza che nel frattempo aveva visto anche il Pd-M5S e Italia Viva presentare una propria mozione. Da qui la estenuante trattativa per giungere a un ordine del giorno sul quale ripiegare, consentendo che il ritiro delle mozioni fosse il meno doloroso possibile.
Alla fine è stato così, ma resta comunque il fallimento politico di una maggioranza che su un tema talmente importante, quale quello del coprifuoco e delle riaperture, è stata incapace di parlarne in Aula e soprattutto di convergere su una posizione comune. Insomma, la discussione di ieri ha certificato le divisioni di fondo, l’inconciliabilità delle varie forze politiche ma anche che Mario Draghi non è proprio quel tecnico alieno alla politica che tutti pensano che sia, e che soprattutto non ha alcuna intenzione di farsi dettare l’agenda politica dei partiti. Anzi, forse è vero il contrario.
E questo vale in particolare guardando alla riunione di lunedì alla quale i partiti arrivano in una posizione di debolezza e con il peso di aver dovuto riporre le loro mozioni convergendo su un atto ancora più aleatorio di quanto non lo sia la mozione. Però, chi più di tutto esce sconfitto da quanto è accaduto è Matteo Salvini che aveva puntato molto su questa mozione, ma soprattutto sul fatto che oggi si sarebbe deciso per la fine del coprifuoco e per le riaperture.
Non accadrà nulla di tutto questo, se ne parlerà lunedì. Appunto, se ne parlerà lunedì nel senso che anche in quella occasione non sarà presa alcuna decisione immediatamente operativa e che tutto partirà dal lunedì successivo, il 24 maggio. Una data che è di gran lunga più vicina a giugno che agli inizi di maggio, come invece aveva sempre detto Salvini. Insomma, ben che vada qualche novità si avrà soltanto una settimana prima del previsto, dato che il governo aveva già deciso che per il primo giugno avrebbero aperto anche i ristoranti al chiuso, le palestre e gli stessi centri commerciali.
Dal canto suo Fratelli d’Italia, che comunque aveva ben chiaro che la sua mozione non sarebbe mai passata, ha avuto dalla sua il privilegio di essere stata l’unica forza politica a presentare una mozione ed a poterla illustrare. Ma soprattutto ha nuovamente dimostrato di poter mettere in difficoltà la maggioranza in qualsiasi momento, sfruttando l’evidente insofferenza della Lega che sente sempre più la pressione di FdI.
Infatti, i leghisti nel tentativo di rispondere alla mozione di FdI si erano esposti ad un gravissimo rischio e cioè quello di poter vedere approvata sì la loro mozione ma con i voti determinanti dell’opposizione, con il doppio risultato sia di spaccare la maggioranza e sia di mettere in difficoltà il governo in vista della riunione di lunedì, nella quale avrebbe dovuto per forza tenere conto di quanto votato dal Senato. Un bel pasticcio evitato soltanto all’ultimo minuto utile.
Ora l’attesa è per i dati di oggi e poi per la cabina di regia di lunedì che comunque dovrebbe certificare qualche concessione. Il coprifuoco potrebbe passare alle 23 e ci potrebbe essere l’anticipazione di una settimana di quelle misure sui ristoranti, sulle palestre e sui centri commerciali che sarebbero entrate in vigore dal primo di giugno. E tra le cose più importanti anche la modifica dei parametri che definiscono la colorazione delle regioni, ridimensionando l’importanza dell’indice di diffusione del contagio (Rt) e dando invece spazio all’Rt ospedaliero e all’incidenza.
Su tutto però un aspetto, sarà Mario Draghi a condurre i giochi e decidere i tempi. Sarà lui a dettare l’agenda politica. E meno male che doveva essere semplicemente un tecnico.
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