Riforma fiscale per ridurre il peso delle tasse, semplificando regole e adempimenti. Non servono lotterie degli scontrini

di Gianluigi Di Ronza

Secondo le tabelle del Documento di economia e finanze presentato dal Governo alle Camere, la pressione fiscale segna un balzo al 43,1% nel 2020 per poi scendere al 42,1 nell’anno corrente. La discesa dovrebbe proseguire anche nel 2022 dove il Documento prevede in rapporto al PIL una pressione al 41,9 nel 2022 e al 41,8 nel 2023.

Un decremento legato ad un punto chiaro previsto nel DEF: la riforma del sistema tributario.

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Dovrà essere definita già nella seconda metà del 2021, e dovrà affrontare il complesso del prelievo, a partire dall’imposizione personale e sarà collegata anche agli sviluppi a livello europeo e globale su temi quali le imposte ambientali e la tassazione delle multinazionali. Il documento di economia prevede, inoltre, che il percorso di riforma sarà accompagnato dal riordino dei meccanismi di riscossione.

Il governo Draghi conferma nel Def l’obiettivo primario di ridurre il tax gap, spina nel fianco con cui l’Italia deve necessariamente fare i conti nel processo di modernizzazione del Paese, e punta ad un nuovo patto con i contribuenti come parte integrante della riforma fiscale legata al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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Nelle intenzioni del Governo le strade maestre sono due e vanno percorse contemporaneamente: da una parte bisogna semplificare ulteriormente regole e adempimenti, dall’altra vanno agevolati, estesi e potenziati i pagamenti elettronici, riducendo drasticamente i costi delle transazioni cashless.

Sono strade delineate a seguito delle Raccomandazioni approvate dal Consiglio Europeo che per l’Italia prevedono al primo posto, sulla politica fiscale, «contrastare l’evasione fiscale, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione, potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti».

Nel corso delle audizioni sul DEF presso le Commissioni Congiunte Bilancio del Senato e della Camera, hanno espresso le loro perplessità i rappresentanti di Confesercenti che hanno chiesto che «il ritorno alla normalità deve essere la nostra priorità. Una normalizzazione ci permetterebbe di affrontare anche con provvedimenti idonei la piaga dell’evasione». Evitando però di ripetere iniziative quali la lotteria dello scontrino o il cashback di Stato, per la quale sono state stanziate risorse importanti che sarebbero state più produttive a sostegno delle impresa.

Per Confartigianato occorrono «nuovi contributi a fondo perduto e misure per coprire le spese fisse, in particolare attraverso il riconoscimento di crediti d’imposta sugli affitti e sulla sanificazione».

Si dice preoccupata la CAN, Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, per la fotografia che emerge dai dati contenuti nel DEF, e nel contempo dice di apprezzare «la determinazione del governo di imprimere uno shock positivo e l’impegno a sostenere l’economia per tutto il periodo necessario».

«Ribadiamo con forza che occorre da subito creare le condizioni necessarie affinché le imprese abbiano la capacità di riattivare rapidamente la produzione e di contribuire nuovamente alla crescita e al rilancio del Paese». Così Confapi al termine dell’audizione sul DEF, per la quale sono propedeutiche e prioritarie sono le riforme come quella del sistema fiscale, ma anche quella del welfare, della giustizia civile, nonché quella della Pubblica amministrazione.

«È evidente che il carico fiscale complessivo che grava sulle famiglie e sulle imprese costituisce un grosso problema. Lo era prima della pandemia, figuriamoci adesso, con moltissime aziende a rischio chiusura e con tantissime persone scivolate verso la soglia di povertà», scrive l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, che insistono che l’erogazione dei nuovi sostegni alle micro e piccole imprese che il governo sta mettendo a punto «deve essere accompagnata da un azzeramento del carico fiscale per l’anno in corso. Altrimenti, rischiamo che una volta incassati, questi rimborsi vengano subito restituiti allo Stato sotto forma di imposte, tasse e contributi».

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati ISTAT

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