È muro contro muro sulle riaperture. La Lega invoca la cabina di regia ma i rigoristi continuano a frenare

di Dario Caselli

Riaperture, dl Sostegni ma anche il Def con il nuovo scostamento di bilancio. Messe ormai in archivio le ennesime festività pasquali in rosso, maggioranza e opposizione, cioè Fratelli d’Italia, guardano oltre ma con una certezza: il nuovo decreto del governo che almeno fino alla fine aprile, ma probabilmente con un inasprimento delle misure per il Primo maggio, prevede soltanto due zone, arancione rossa, e nessuna gialla.

Il dl, infatti, entrerà in vigore da oggi anche se da una decina di giorni le misure sono oggetto di critiche dal centrodestra della maggioranza di governo. La Lega per prima, che con Matteo Salvini non manca giorno per criticare, puntare il dito contro le misure decise e soprattutto per chiedere di allentare la morsa e tornare a riaprire. Anche nel giorno di Pasquetta il leader leghista ha detto: «Riaprire attività e tornare alla vita fin da aprile, ovunque i dati medici lo permettano, è obiettivo della Lega e speranza di milioni di italiani. Ascoltiamo la scienza, non l’ideologia che vede solo rosso».

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Manco a dirlo il bersaglio è come sempre il ministro della Salute, Roberto Speranza, considerato tra gli ultrà dei rigoristi e contro cui Salvini sta portando avanti la sua battaglia. Più misurata Forza Italia che comunque segue il capitano leghista nella battaglia per riaprire laddove i dati lo consentiranno. Così il neocapogruppo alla Camera Roberto Occhiuto: «Il Paese sta reagendo bene alle restrizioni previste per contenere i contagi; misure prorogate fino a fine mese, ma che la prossima settimana dovranno essere sottoposte ad un tagliando per valutare eventuali riaperture territoriali».

In realtà la situazione rimane complessa ed anche l’ipotesi che già questa settimana sia convocata la cabina di regia è diventata oggetto del contendere tra i due schieramenti. Infatti, nel pomeriggio di ieri era circolata la notizia che la cabina di regia, quella a cui spetta la verifica dei dati e nel caso decidere le nuove misure, poteva già essere convocata in settimana.

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Ma a stretto giro è giunta la smentita attraverso fonti di Palazzo Chigi, che si sono premurate di stoppare sul nascere questa ipotesi: «La cabina di regia non è stata al momento convocata per la valutazione di possibili aperture né sono state definite date», spiegano fonti di governo. Per quanto attiene il quadro epidemiologico, sottolineano le stesse fonti, «esso è costantemente monitorato. Ed è sulla base dei dati elaborati settimanalmente dall’Iss, Direzione generale Prevenzione e Regioni che verrà valutata la situazione sulla diffusione del contagio e sulle misure e i tempi necessari».

Botta e risposta che dà il senso della tensione che si respira all’interno del governo e di come i due schieramenti non abbiamo alcuna intenzione di cedere un millimetro all’altro. Un braccio di ferro in piena regola che con il passare dei giorni rischia soltanto di aumentare la tensione e il nervosismo.

Questo vale soprattutto dalle parti di Matteo Salvini, il quale si è intestato questa battaglia che se dovesse perdere potrebbe avere pesanti risvolti anche in termini di sondaggi elettorali. Senza contare che la base leghista, quella che non ha mai visto di buon occhio un governo con la sinistra e i Cinquestelle, potrebbe iniziare a far sentire tutta la sua insofferenza. Ecco perché la partita delle riaperture è così importante per Salvini.

Sul fronte opposto, invece, c’è chi come il ministro Speranza non perde occasione per ripetere che la situazione continua a essere grave e pesante. Ma soprattutto per rintuzzare gli attacchi di Salvini, come fa il collega di partito Fornaro: «Non esiste una ideologia delle chiusure perché si è sempre riaperto quando le condizioni lo consentivano. Salvini la smetta di accusare gli altri di quello che lui sta facendo dall’inizio della pandemia: pura ideologia aperturista alternata a fasi in cui prevalevano le restrizioni. L’Italia ha bisogno oggi più che mai di uno sforzo di coesione e responsabilità: l’esatto contrario dei tweet salviani che hanno francamente stufato gli italiani».

Ad aumentare il nervosismo di Salvini c’è senza dubbio l’attivismo di Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, che in una situazione di stallo come questa non può che trarre evidenti benefici, soprattutto mettendo in evidenza le contraddizioni della maggioranza e dello stesso governo.

Giorgia Meloni batte il tasto della mancata discontinuità, come ha ribadito in un’intervista a La Stampa uscita nel giorno di Pasqua: «Il problema è che il governo non è in grado di fare le cose necessarie per consentire la riapertura. Il problema, più che Speranza, è Draghi che lo asseconda. Speranza è un ministro ma il premier si chiama Mario Draghi e ha l’autorevolezza per imporsi. Invece il premier asseconda molto le posizioni di Speranza, del Pd, del Movimento 5 Stelle, in totale continuità con Conte».

Senza contare gli altri dossier su cui spinge il partito di Giorgia Meloni. Dalla legge Zan alla questione della delega alle politiche antidroga affidata alla grillina Dadone, sono tanti i fronti caldi aperti da FdI e su cui in particolare la Lega, ma anche la stessa Forza Italia, si sentono a disagio. Tra questi c’è anche il cashback, misura grillina per eccellenza e introdotta da Conte su cui Draghi ancora non si è espresso.

Domani è prevista la discussione in Senato della mozione di FdI, ma poi firmata da tutto il centrodestra, sulla sospensione del cashback per destinare i 5 miliardi a imprese e famiglie. E’ evidente che se la mozione non passasse potrebbe divenire per FdI ulteriore motivo per gridare alla continuità di questo governo con il precedente e al ruolo subalterno rispetto al centrosinistra di Lega e Fi nel governo. Un voto che, inoltre, potrebbe anche plasticamente spaccare la stessa maggioranza. Insomma, la classica buccia di banana sulla quale il governo potrebbe scivolare.

Non certamente un buon viatico per il governo che, tra le altre cose, si troverà davanti un mese complicato, che annovera tra gli impegni il dl Sostegni, che proprio questa settimana in Commissione vedrà scadere il termine per la presentazione degli emendamenti e quindi l’inizio delle prime votazioni. E poi c’è la presentazione del Def, che dovrebbe arrivare verso metà mese contestualmente al nuovo scostamento di bilancio.

Come detto, un mese delicato dove servirà senza dubbio la capacità di dialogo e di cucitura del presidente Draghi. Anche se potrebbe non bastare a placare Salvini, perché stavolta servirà davvero qualcosa di concreto su cui il leader leghista possa dire di aver messo il proprio cappello.

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