La via per la normalità, nell’emergenza Covid-19, in Italia passa per il piano vaccini. Obbligatoriamente. E obbligatoriamente, per l’Italia, è necessario il cambio di passo. Perché se in Europa il ‘Bel Paese’ è terza, per somministrazioni, dietro Germania e Francia (dati Agenas), è pur vero che l’Unione Europea intera è molto indietro rispetto ad altre nazioni come USA, Gran Bretagna, Russia e Israele.
Complice un più lungo iter autorizzativo da parte dell’Ema, le dosi negli stati europei sono arrivate molto in ritardo. Basti pensare che ieri, 28 febbraio, la Food and Drug Administration (l’agenzia del farmaco made in USA) ha autorizzato l’utilizzo del vaccino Johnson & Johnson mentre all’Ema se ne dovrebbe parlare a metà marzo. Ma questo è solo l’ultimo caso.
Emblematico l’esempio dello Sputnik V registrato nell’estate scorsa in Russia, al momento approvato da 38 Paesi nel mondo ma non in Europa. Fortemente criticato per la velocità di approvazione, a qualche mese di distanza l’Italia è uno dei paesi che ne chiedono con più forza l’utilizzo anche in UE.
Cambio di passo che il premier Draghi sembra deciso a voler dare con la nomina di Curcio. A quanto trapela il presidente del Consiglio sembra voler affidare la gestione del piano vaccinale alla Protezione Civile per tentare l’accelerazione. In Italia, infatti, nei magazzini giace inutilizzato il 27% delle dosi arrivate fino a ora. 5.830.660 i vaccini arrivati, solamente 4.302.717 quelli somministrati. Oltre un milione e mezzo quelli inutilizzati.
L’obiettivo ora è di poter ottenere fino a 19 milioni di vaccinazioni al mese con un trend ascendente di vaccinazioni che tra arrivi tra le trecentomila e le cinquecentomila somministrazioni al giorno ad aprile. Mese in cui dovrebbero arrivare le prime dosi dell’antidoto J&J in Italia. Secondo gli accordi, per quest’ultima tipologia di vaccino sono previste sette milioni e trecentomila dosi nel secondo trimestre del 2021.
Intanto oggi inizierà la sperimentazione del vaccino italiano prodotto dalla Takis e dalla Rottapharm biotech. La dose verrà somministrata a un ragazzo di 21 anni presso l’ospedale San Gerardo di Monza. Poi toccherà allo Spallanzani di Roma e all’Irccs Pascale di Napoli.
La lotta al virus, però, potrebbe durare anni, soprattutto con la carenza di dosi registrata attualmente. Per questo motivo il ministro Giorgetti è al lavoro per trovare aziende disponibili a produrre il vaccino in Italia. Sabato scorso la Novartis, multinazionale svizzera, ha dato la sua disponibilità a produrre nel suo stabilimento di Torre Annunziata.
«Stiamo valutando in maniera seria quale sia la capacità esistente e i volumi che può generare il nostro stabilimento» ha affermato Pasquale Frega, country president di Novartis in Italia e ad di Novartis Farma, a ‘Repubblica‘. «Entro i prossimi 4 anni – ha aggiunto – abbiamo programmato di investire nel sito oltre 20 milioni di euro per aumentare la sua capacità produttiva. Nel caso fossimo scelti dal governo, gli investimenti saranno aumentati».