Governo Draghi: 6 Viceministri e 33 Sottosegretari. Diversi ripescati. L’unità non è un’opzione, ma una poltrona

di Mimmo Della Corte

Il Consiglio dei ministri, dopo litigi, tensioni, veti incrociati e quasi risse tra, e nei partiti che hanno portato a una sospensione della riunione, ha completato l’organico del primo Governo Draghi, nominando 6 Viceministri e 33 Sottosegretari di Stato.

Sono 19 le donne (fra cui 4 viceministri) e 20 gli uomini (2 viceministri). così divisi: 11 sottosegretari a M5S, 9 a Lega, 6 per Pd e Fi e 2 a Iv Un sottosegretario ciascuno a Leu, Centro democratico e +Europa e Nci. Successivamente sarà assegnata anche la poltrona di sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo sport.

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Il ricorso al Cencelli nella loro scelta se è riuscito, anche se non in toto, a riequilibrare la presenza dei singoli partiti all’interno della compagine di governo e la parità di genere fra donne e uomini, non ne ha certo migliorata la qualità. Oltretutto, come già fra i ministri, anche nella nomina di viceministro e sottosegretari sono tantissime le riconferme degli uscenti.

Anche stavolta, insomma, l’ex presidente Bce, è stato costretto a cedere alla logica dei partiti, preferendo la spartizione correntizia alla qualità degli “eletti”. Il che significa che Mario Draghi, accolto e osannato da tutti – per evitare il ricorso allo scioglimento delle Camere e alle elezioni anticipate – non avrà vita facile per realizzare l’obiettivo per il quale ufficialmente sarebbe stato “scelto”: salvare l’Italia dalla crisi socio-eco-pandemica, ma dovrà contentarsi di essere riuscito a evitarle il voto. Almeno prima dell’elezione del nuovo Capo dello Stato.

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D’altra parte, la riconferma del ministro (senza) Speranza, alla salute, che continua a tenere tutto ermeticamente chiuso, almeno fino a dopo Pasqua; collaborato da un Cts, privo di esperti veri, ma al 50% di dipendenti ministeriali o con incarichi esterni ottenuti su segnalazione governativa e, quindi, in condizione di soggezione rispetto al ministro.

Un super commissario unico per la lotta alla pandemia, Arcuri, che ha messo a segno solo fallimenti, fra cui: la mancanza di vaccini e del piano di vaccinazioni, più che segnali di discontinuità, rappresentano un eccesso di continuità per il quale non era necessario ricorrere a Draghi.

Bastava Conte. Poiché, però, «se vogliamo che tutto resti uguale, bisogna cambiare tutto» era necessario pensionare l’avvocato e chiamare al capezzale dell’Italia il banchiere d’Europa, nuovo uomo della Provvidenza. A dimostrazione, che, a differenza di quanto gorgheggiò Draghi in aula: l’unità più che un’opzione è una poltrona.

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