Oggi il M5S vota su Rousseau per il governo Draghi. Grillo incassa il Ministero della Transizione Ecologica per convincere i grillini

Aggrappati a Rousseau. Passa infatti dalla piattaforma del M5S e dal relativo voto il futuro, o sarebbe meglio dire la nascita, del governo Draghi. «Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?».

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Questo il testo deciso dai vertici Cinquestelle che per tutto oggi, dalle 10 fino alle 18, dovrà essere votato dai militanti e su cui si deciderà il futuro del prossimo Esecutivo. La decisione è giunta al termine di un tira e molla durato un’intera giornata, da quando poco dopo concluse le consultazioni con i partiti lo stesso Beppe Grillo in un video aveva chiesto una pausa di riflessione al Movimento prima di decidere. Pausa in attesa che giungessero segnali da Mario Draghi sulla compagine di governo e sui programmi.

Ed alla fine il messaggio, forte e chiaro, è giunto. Non direttamente da Draghi ma piuttosto dal presidente del WWF, Donatella Bianchi, la quale ha annunciato la nascita di un super ministero, accorperà Sviluppo economico e Ambiente, appunto della Transizione Ecologica. Lo squillo di tromba per dare così avvio alle votazioni su Rousseau e cercare in questo modo di mettere in cassaforte il risultato finale.

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Certo, non tutti i rischi sono stati azzerati. La fronda nei Cinquestelle continua ad essere importante (si parla di quasi una cinquantina di senatori mentre i parlamentari usciti ieri sera allo scoperto contro il voto su Rousseau sono una decina) ma l’obiettivo dei vertici del M5S è quello che mettere con le spalle al muro i dissidenti.

Movimento 5 Stelle
Luigi Di Maio e Vito Crimi

Non è un caso che Luigi Di Maio alla notizia del superministero abbia commentato: «Ancora una volta Beppe Grillo ha offerto al Paese una visione importante con la proposta, accolta dal premier incaricato Mario Draghi, Di istituire un ministero per la transizione ecologica, sul modello di altri Paesi europei. Tutto questo porterà un grande contributo all’Italia: il progetto punta infatti a sostenere l’ambiente, come il M5S ha sempre fatto, e ad integrare la difesa della nostra terra con le opportunità di sviluppo e di crescita economica». E per concludere: «Io domani voterò convintamente si sulla piattaforma Rousseau».

Stessi toni anche da Vito Crimi, attuale reggente e capo politico: «Il Ministero per la transizione ecologica entra nell’agenda di governo e diventerà realtà. Ringrazio Beppe Grillo per aver posto questo importante tema al centro del dibattito, e il presidente incaricato Draghi per la sensibilità con la quale ha saputo accogliere la nostra proposta».

E se non bastassero queste ragioni per spingere a sotterrare le polemiche e le divisioni Crimi continua: «Il presidente Draghi ha sostenuto l’importanza del Reddito di Cittadinanza, dichiarando la volontà di rafforzare ulteriormente questo strumento. Si è trovata una comune visione sul ruolo dell’intervento pubblico in economia, necessario per sostenere la crisi di molti settori produttivi, sopraggiunta a causa della pandemia». Insomma, il totem del Movimento è salvo insieme anche al «no al Mes». E viene da chiedersi come sia Forza Italia e sia la Lega, sempre contrarie al reddito e pronte a chiederne l’abolizione, faranno a stare in un governo che lo difenderà e manterrà per il futuro?

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Bisognerà attendere dopo le 18 per sapere se tutto si sarà concluso positivamente, anche se un certo timore continua a serpeggiare. Come detto tredici parlamentari del M5S hanno sottoscritto una nota per denunciare un quesito «formulato in maniera suggestiva e manipolatoria, lasciando intendere che solo con la partecipazione del M5s al governo si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza». Insomma, «una votazione tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi». Parole che danno ben chiaro il tormento e le divisioni che scorrono nel Movimento.

Mattarella e Draghi
Sergio Mattarella e Mario Draghi

Nel frattempo, Draghi ne approfitterà per mettere a punto la sua squadra di governo in previsione di salire al Colle già questa sera o domani e di risalirvi nel fine settimana con la lista dei ministri. E proprio questi ultimi rappresentano il vero rebus. Volendo tenere fede al quesito dei Cinquestelle il governo dovrebbe essere un misto di tecnici ed esponenti politici, ma i dubbi su chi di questi siederà attorno al tavolo di Palazzo Chigi sono tanti. Draghi non sembra intenzione a cedere troppo spazio ai partiti e così pure il Capo dello Stato, il quale in via riservata ha ricordato il tenore del suo appello e il richiamo a un governo di alto profilo. Quindi è probabile che si virerà verso nomi di area e non con il coinvolgimento diretto dei leader, e questo anche perché la scelta su Draghi, questo il ragionamento fatto dal Quirinale, è caduta proprio in conseguenza dell’incapacità della politica di trovare una soluzione. Perciò, per quale ragione dovrebbero essere protagonisti nell’Esecutivo i leader politici?

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Interrogativi che si aggiungono ad altri interrogativi. Intanto domani, sempre alle 18, il Pd riunirà in remoto la direzione nazionale, ma almeno qui non dovrebbero esserci sorprese. Così come dalla Lega e Forza Italia, che ieri hanno visto Silvio Berlusconi e Matteo Salvini protagonisti di un faccia a faccia per ribadire di essere pronti a entrare nel governo Draghi «con responsabilità e senza veti pregiudiziali». Ma è un passaggio di una successiva nota del leader leghista a far scattare la reazione di Giorgia Meloni, che invece ha deciso per rimanere fuori dal governo, quando scrive: «Gli italiani hanno fretta. Hanno fame di salute, lavoro, scuola e libertà. Non si può perdere altro tempo: noi rinnoviamo, come Lega e centrodestra, la nostra disponibilità. Non poniamo veti, non diciamo No pregiudiziali. Responsabilità, velocità, efficienza: noi ci siamo».

Il riferimento al centrodestra non va già alla leader di FdI che replica a sera ai microfoni del Tg3: «Non è che non mi è piaciuto, lo considero un lapsus. Salvini sa che il centrodestra non si racchiude in coloro che hanno scelto di tornare al governo con Pd e M5s. C’è anche un’altra opzione, quella di Fratelli d’Italia che fa un’opposizione nell’interesse della nazione quindi collaborativa». Botta e risposta che conferma il clima complicato che si respira nel centrodestra.

Ciononostante, il cammino del governo sembra segnato. Dopo le 18 di questa sera potrebbe esserci un’accelerazione e questo anche per consentire al nuovo Esecutivo di presentarsi già all’inizio della prossima settimana in Aula per il voto di fiducia.

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