Governo, se l’avvocato accetterà di fare il lacché forse potrà nascere il Conte ter

di Mauro Della Corte

Un tavolo di confronto. Questo è il risultato della due giorni di consultazioni del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico. E la soluzione della crisi con questa nuova mossa sembra allontanarsi ancora. Così come sembra allontanarsi la possibilità di un governo Conte ter.

Il tavolo tra tutte le forze politiche che hanno offerto la loro disponbilità si terrà questa mattina con l’obiettivo di discutere una sorta di programma (o contratto) come accaduto in occasione del primo governo Conte.

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All’incontro parteciperanno i capigruppo di Camera, Graziano Delrio, e Senato, Andrea Marcucci, rappresentanti Pd. Per Italia Viva i capigruppo alla Camera, Maria Elena Boschi, e al Senato, Davide Faraone. Non ci sarà il leader Matteo Renzi.  Per Liberi e Uguali parteciperanno i capigruppo alla Camera, Federico Fornaro, e al Senato, Loredana De Petris. Infine per il M5s, i capigruppo al Senato e alla Camera Ettore Licheri e Davide Crippa.

Se si riuscirà a trovare la quadra e verrà fatto il nome dell’avvocato del popolo per la ‘guida’, Conte ne uscirà fortemente ridimensionato e mero esecutore del contratto. Ma chi conosce l’ormai ex premier assicura che non sarà disponibile per una simile evoluzione. Lo ha già fatto con il governo gialloverde ma da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e si è assicurato il suo spazio.

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«Il programma va definito con Conte quando verrà incaricato, non prima, non funziona così. Non possiamo giocare, non possiamo dire: ‘facciamo noi in fase esplorativa un programma e poi decidiamo chi lo realizza» ripete come un mantra Matteo Renzi.

Ma tanti sono i nodi da sciogliere a partire dai più cari a Italia Viva che sono il Mes, a cui è fortemente contrario il M5S, e il Recovery Fund, che secondo i renziani è completamente da riscrivere. Ma Iv vuole anche la ‘testa’ del ministro per l’economia Roberto Gualtieri e chiede il cambio del guardasigilli Alfonso Bonafede. Non piace la prescrizione e non è mai stato nascosto, tanto che la relazione annuale del ministro è stata la molla che ha fatto scattare le dimissioni del premier.

Intanto si doveva svolgere una riunione di grillini anti-renziani, una ventina tra deputati e senatori, ma è saltata, complice la fuga di notizie sull’incontro. «Crimi, Di Maio e gli altri li aspettiamo al varco – dice un senatore di peso, tra gli anti-renziani – stanno facendo i conti senza l’oste, sono così sicuri che il M5S potrà garantire gli stessi numeri del Conte II? Se pensano di procedere come nulla fosse sono completamente folli».

In questo scenario sembra sempre più avanzare l’ipotesi di un governo del Presidente che magari porti il Paese alle elezioni. Oppure un governo tecnico con Draghi al comando anche se dal Quirinale giurano: «È destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa oggi (ieri, ndr.) su alcuni giornali, che il presidente Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, il presidente Mario Draghi»

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