Campania, Patriarca (Fi): «Cambiare i criteri per le attività dei cacciatori»

«L’attività venatoria ha subito ingiustificate limitazioni, sino ad oggi, indipendentemente dalla classificazione cromatica della Regione Campania (gialla, rossa e arancione), rispetto ad altre attività sportive, in quanto il suo svolgimento viene effettuato in aree molto vaste, spesso in forma individuale e senza rischi di assembramento». Lo scrive in una interrogazione all’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, la capogruppo di Forza Italia, Annarita Patriarca.

«Diverse Regioni – scrive nella interrogazione del gruppo consiliare – hanno adottato in tale ambito, misure urgenti per lo svolgimento di tali attività nella previsione del contenimento del contagio sul rispettivo territorio».

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«Il recente pronunciamento del TAR Molise sull’Ordinanza n.25 del 02 maggio 2020 della Regione Molise, conferma – ricordano dal gruppo – come lo spostamento per l’esercizio venatorio non sia in contrasto con la normativa sanitaria sull’emergenza COVID-19.  La Legge Nazionale 157/92 (Legge speciale), garantisce uno stretto rapporto tra cacciatore e territorio attraverso l’istituzione dell’Ambito Territoriale di Caccia (ATC). Sulla base di tale fondamentale principio, l’attività venatoria non può essere svolta ovunque ma solamente all’interno del territorio a caccia programmata ricadente nell’ATC»

«Il vigente testo della Legge Regionale della Campania 9 agosto 2012, n. 26.
‘Norme per la protezione della fauna selvatica e disciplina dell’attività venatoria in Campania’, sancisce – è scritto nella interrogazione- il principio della “Residenza Venatoria”. Tale principio supera nei fatti quello della residenza anagrafica, permettendo e garantendo ad ogni singolo cacciatore campano il diritto di uno spostamento, seppur limitato, all’interno dei comuni ricadenti nell’Ambito Territoriale di Caccia. Tale principio consente, pertanto, lo svolgimento di tutte le forme di caccia ma in un ambito limitato, circoscritto e controllabile».

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«Le prescrizioni al momento previste dalla Regione Campania, attualmente in fascia arancione, impediscono – continua l’interrogazione – a decine di migliaia di cacciatori di poter esercitare l’attività all’interno del proprio comune di residenza anagrafica. Tale disparità di trattamento influisce in maniera disomogenea tra soggetti che versano eguali ed onerosi pagamenti per le concessioni rilasciate dallo Stato, dalla Regione e dall’ATC, a differenza, altresì, di chi già attualmente può invece praticare attività motorie o sportive come la Mountain Bike, trekking, corsa, etc… anche al di fuori del comune di residenza, in assenza di concessioni».

Per i firmatari «i divieti previsti dalla Regione e la mancanza di fattibili previsioni creano problematiche, disparità e inevitabili conflitti all’interno del variegato mondo venatorio, con il solo risultato di un clima di protesta generalizzata ed in un contesto di salvaguardia e di tutela della salute pubblica, per lo svolgimento di tali attività occorre prevedere idonee misure con l’assunzione di precise disposizioni contenenti i seguenti principi: fino al permanere della classificazione di “fascia arancione”, l’esercizio dell’attività venatoria è consentito solamente all’interno dell’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) di residenza venatoria».

«E’ altresì consentita – si ricorda nel testo –  l’attività venatoria all’interno delle Aziende Faunistico Venatorie e Agrituristico Venatorie (AFV e AAV) anche se situate in ATC diversi da quello della residenza venatoria». «Per lo svolgimento della caccia al cinghiale è comunque consentito lo spostamento per raggiungere e svolgere tale attività in caso il cacciatore sia iscritto ad una squadra di caccia al cinghiale alla quale è assegnato un distretto situato in ATC diverso da quello di residenza venatoria».

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