Sul Recovery Plan Conte resta solo. Anche il Pd si sfila e Renzi continua: cambiare tutto il piano

Il giorno dopo il grande confronto in Parlamento è tempo di riflessioni. Con il premier Giuseppe Conte impegnato nel Consiglio europeo, la politica italiana sembra riprendere un attimo fiato in attesa del rush finale da qui a Capodanno quando dovrà essere approvato il dl Ristori, la manovra finanziaria e, naturalmente, il Recovery Plan.

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Come ha ribadito anche ieri Matteo Renzi le sue parole sono condivise sia da destra e sia da sinistra, nel senso che l’intervento franco e chiaro di due giorni fa è servito a togliere il velo che ricopriva la discussione sul Recovery Plan e in particolare sulla governance.

Zingaretti: «Recovery non è pacchetto chiuso. Aprire al confronto in Parlamento»

Nicola Zingaretti

Ieri è intervenuto lo stesso segretario del Pd, Nicola Zingaretti, stranamente silente finora per spiegare che «tra qualche giorno una proposta sul Recovery Fund. E’ una proposta, non un pacchetto conchiuso in se stesso. E’ figlia del lavoro positivo di questi mesi ma è doverosamente aperta al confronto in Parlamento, anche con le opposizioni, e nel Paese. Così come sulla base delle priorità che anche noi abbiamo contribuito a definire nella maggioranza, si dovrà decidere l’allocazione definitiva delle risorse».

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Renzi: «Deve cambiare tutto il piano»

Matteo Renzi

Parole che sembrano suonare come uno stop al premier Conte e un assenso all’iniziativa di Matteo Renzi, che anche ieri ha continuato a ribadire il suo punto di vista: «Deve cambiare tutto il piano lanciato sul Recovery fund perché è ridicolo che ci sia una struttura di consulenti senza controllo democratico. Ci sono pochi soldi per sanità e cultura, zero paginette sui giovani. Bisogna spendere per creare posti di lavoro e non redditi di cittadinanza».

Conte: «Passaggio parlamentare ha sancito coesione maggioranza»

E in tutto questo il presidente Conte? Da Bruxelles il premier svicola sul tema ma ostenta sicurezza chiarendo che «la cosa importante è che ieri c’è stato un passaggio parlamentare che ha sancito la coesione della maggioranza, che ha dato un chiaro mandato all’Italia a partecipare ai lavori del Consiglio europeo per completare questa riforma del Mes ma soprattutto in una prospettiva futura per poter esercitare un ruolo da protagonista per la nuova stagione innovatrice che si preannuncia in Europa e si realizzerà con la conferenza sul futuro dell’Europa».

Trovata intesa in Ue, via libera al Recovery Fund

Ue - sovranità popolareIntanto, a Bruxelles si sblocca la situazione sul Recovery Fund grazie all’accordo trovato che di fatto supera i veti di Ungheria e Polonia. L’intesa era stata raggiunta già giorni fa ma ieri è stata ufficializzata. Il vincolo al rispetto dello stato di diritto è rimasto ma l’accordo promosso da Berlino prevede di fatto un allungamento dei tempi di applicazione delle eventuali sanzioni, coinvolgendo nel procedimento la Corte di Giustizia Ue. La soluzione trovata è una dichiarazione interpretativa delle regole del meccanismo sullo stato di diritto, quello che blocca i fondi a chi non rispetta le regole democratiche. Verrà allegata all’accordo sul pacchetto complessivo, per fugare i timori di Varsavia e Budapest.

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Ora la strada alle risorse europee è spianata e quindi trovare l’intesa sulla governance diventa sempre più necessario, anche se da come sembra il premier Conte è sempre più accerchiato e una retromarcia o quanto meno una rivisitazione della struttura della governance sembra quasi obbligata.

Conte pronto a passo indietro su divieto spostamenti tra Comuni nelle feste natalizie

E in tema di retromarcia quasi certamente ci sarà sui divieti di spostamento tra i comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Proprio il premier Conte ha fatto filtrare la possibilità di un ripensamento o comunque di un’apertura a valutare il superamento del divieto.

In tal senso ieri sera anche Matteo Salvini in qualità di leader del centrodestra ha sentito telefonicamente il presidente Conte proprio per chiedere di rivedere il divieto e proponendo anche un incontro nei prossimi giorni.

Il centrodestra, compresi i cespugli, si riunisce per stabilire azioni comuni in Parlamento

Centrodestra
Salvini, Tajani e Meloni

Chi invece si è incontrato è tutto il centrodestra, compresi i cespugli quali l’Udc, Noi con l’Italia di Lupi e Cambiamo di Toti. La prima riunione allargata, con Berlusconi in collegamento streaming, però è servita ai tre partiti maggiori per tirare le orecchie ai piccoli rei di aver sostenuto mercoledì in Parlamento Conte votando a favore della riforma del Mes. L’incontro è stato comunque utile per serrare le fila in vista dei prossimi appuntamenti in Parlamento e per stabilire sempre più una comune linea d’azione. Questo perché, ed è la convinzione di Salvini, la maggioranza è sempre più in bilico al Senato e perciò è indispensabile avere un centrodestra compatto che non presti il fianco e dia adito ad inciuci.

Sarà comunque l’Aula, così come anche per la maggioranza, a decidere i destini delle due coalizioni e chiaramente anche quello del premier Conte, il quale al di là della ormai consueta sicurezza che dimostra sa benissimo che su governance ma più in generale su verifica di governo e rimpasto dovrà cedere il passo.

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