Piazza Affari perde 4 punti. E’ in arrivo la tempesta perfetta sul governo Conte?

Se adesso la Borsa inizia a scricchiolare. E’ questa forse la spia rossa che potrebbe accendersi sul cruscotto del governo Conte ed indicare che la benzina sta finendo. Ieri Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 4 per cento, frutto dell’incertezza sia politica e sia economica e sociale, ma soprattutto di un possibile lockdown nazionale dietro l’angolo.

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Su questo senza dubbio pesa il clima di pesante sfiducia e tensione che si respira nel Paese da quando il premier Conte ha varato il nuovo Dpcm con le misure che hanno imposto la chiusura alle 18 di tutta la ristorazione e la serrata di palestre, cinema e teatri. Ieri, ad esempio, altre manifestazioni iniziate come una civile protesta sono state concluse dalle cariche della Polizia. Palermo e poi Bari, Genova, Reggio Emilia sono alcune delle città attraversate dalle ennesime manifestazioni violente, che da venerdì notte si susseguono quasi quotidianamente.

Lamorgese: «A rischio la tenuta sociale»

La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ieri in Aula al Senato ha parlato di «rischio tenuta sociale», soffermandosi sul fatto che «le occasioni di malcontento sono solo un pretesto» e che non esisterebbe una regia unica». Anzi, ha chiarito il ministro: «Accanto alle civili proteste dei cittadini abbiamo assistito a inqualificabili episodi di violenza e guerriglia urbana. Si è trattato di episodi che hanno trovato soltanto occasionale pretesto nel malcontento. Tutti gli episodi hanno visto all’opera soggetti che nulla hanno a che fare con le categorie interessate dalle misure del governo».

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Comunque sia la genesi degli scontri e la catena di responsabilità resta il fatto che il disagio e il malcontento rappresenta il terreno fertile su cui si stanno innestando le violente contestazioni. Un terreno su cui il governo non sembra essere riuscito a far crescere il seme della concordia con il varo del dl Ristori (proprio nella notte è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e quindi finalmente in vigore). Anzi alla luce delle numerose proteste e critiche che si muovono da chi dovrebbe trovare ristoro, la sensazione è che si tratti soltanto di un modesto indennizzo.

Anzi come ha spiegato in Aula il senatore di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, queste risorse serviranno al massimo per coprire una parte degli utili perduti ma non i costi fissi, che quindi rimarrebbero sulle spalle di imprese e gestori. Senza contare la diffidenza che ormai pervade gran parte di quegli italiani che avrebbero dovuto ricevere già in primavera rimborsi e assegni e che invece ancora attendono oppure sono rimasti delusi dall’esiguità dei soldi ricevuti.

Tutto questo spiega bene la tensione latente che cova nel Paese su cui, come ha detto la ministra Lamorgese, si innestano «gruppi antagonisti di destra e di sinistra, esponenti delle tifoserie ultras ed elementi della criminalità». Il quadro perciò che ne esce, è quello di un Paese sull’orlo di una crisi di nervi e che mai come in questo momento sta configurando un contesto precario sul piano dell’ordine pubblico e della tenuta sociale.

Italia Viva all’attacco del Dpcm firmato da Conte. Oggi in Senato atteso intervento di Matteo Renzi

Matteo Renzi

Chiaro che questo non possa non essere tenuto in grande osservazione dagli investitori internazionali. Ma non è soltanto il precario quadro sociale a preoccuparli, è anche quello politico di una maggioranza sempre più dilaniata dai contrasti interni e dove Conte sembra essere sempre più in difficoltà. Italia Viva sull’ultimo Dpcm è uscita allo scoperto intestandosi una critica dura verso Conte e le misure contenute nel provvedimento, al punto da chiederne la modifica.

Parola che sono state seguite dalla replica del premier che è stata quanto mai dura, a conferma di un quadro politico nella maggioranza sempre più logorato. Oggi in Senato per l’informativa di Conte Matteo Renzi prenderà la parola, a meno di clamorosi ripensamenti, ed è probabile che il confronto conoscerà un’altra puntata. La sensazione però che traspare tanto nella maggioranza quanto nell’opposizione è che su Conte e sul suo operato sia caduto una sorta di velo, mostrando in tutta la sua evidenza le incapacità e le inadeguatezze nel preparare il Paese alla seconda ondata.

Sul fallimento dell’app Immuni si misura quello del premier Conte

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Trasporti, sanità, scuola e soprattutto il tracciamento dei contagi sono soltanto alcuni dei punti deboli di quella linea difensiva che avrebbe dovuto reggere all’urto del ritorno del virus. E questo considerando che già da aprile era chiaro che con il ritorno della stagione fredda il Covid-19 avrebbe fatto la sua comparsa. In particolare sul tracciamento, la cosiddetta app Immuni, si misura il fallimento della politica di Conte di contenimento al virus.

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Debolezza del premier che è anche nei numeri, visto che al Senato la maggioranza si è assottigliata fino a 157 senatori, quindi lontano dalla soglia di 161 che indica maggioranza assoluta. Il che evidenzia che senza aiuti dell’ultimo momento il governo è a rischio e che ogni passo è incerto.

Naturale che tutto questo abbia un peso nelle considerazioni degli investitori internazionali e che la Borsa possa iniziare a registrare perdite. Senza considerare lo scenario di un nuovo lockdown, che nemmeno Conte ormai esclude più come pure buona parte della sua maggioranza, il che significherebbe il tracollo dell’economia italiana. Ed a poco servirebbero sia i soldi del Mes e quelli, sempre più incerti e lontani, del Recovery Fund.

La tempesta perfetta sul governo Conte: lockdown, crisi economica, tensione sociale e debolezza della maggioranza

Insomma, una sorta di tempesta perfetta che potrebbe travolgere di qui a qualche settimana il governo stretto tra nuovo lockdown, crisi economica, tensione sociale e debolezza della maggioranza. Ecco perché immancabili da qualche giorno si registrano movimenti, dichiarazioni e sottintesi che sembrano aprire nuovi scenari. Nicola Zingaretti, il segretario del Pd, ieri in una lettera a Repubblica ha chiesto a Conte di aprire un confronto con le opposizioni. E la vera domanda è se l’attuale premier sia nelle condizioni di poter aprire a una stagione di concordia nazionale, o se non sia ormai un personaggio troppo divisivo.

Meloni: «Fratelli d’Italia non parteciperà mai a un governo con Pd e Cinquestelle»

Giorgia Meloni

Dal Centrodestra Giorgia Meloni respinge al mittente la richiesta, facendo però notare che «noi abbiamo presentato 2000 emendamenti dall’inizio del Covid e zero sono quelli approvati». Per poi aggiungere: «ripeto: io non sono stupida, il governo è l’unico responsabile di quello che sta accadendo perché non ha voluto coinvolgere l’opposizione. Mentre noi siamo stati responsabili lavorando con la stessa serietà e dedizione che avremmo avuto stando al governo».

Parole chiare che fanno il paio con quelle di lunedì scorso, che nel chiarire il pensiero affidato a un’intervista al Corriere della Sera aggiungeva: «Fratelli d’Italia non parteciperà mai a un governo con Pd e Cinquestelle. Una volta finita l’emergenza, l’unica strada per noi è quella delle elezioni». Ma ciò non toglie che comunque un nuovo governo in Parlamento potrebbe nascere e FdI potrebbe continuare a fare quell’opposizione responsabile, come ha fatto finora, anche ad un Esecutivo delle larghe intese, dando il suo contributo soltano sui provvedimenti più condivisibili.

Salvini: «Non chiedo poltrone, non chiedo posti, faccio proposte. A me non interessano governini, governoni, governetti». Giorgetti: «Votare nel 2022 dopo aver riletto Mattarella»

Ma di uno scenario alternativo potrebbero farne parte la Lega. Se Matteo Salvini ripete che: «Non chiedo poltrone, non chiedo posti, faccio proposte. A me non interessano governini, governoni, governetti. Io con Renzi, Zingaretti o Conte ho poco a che fare. Mi interessa che ci ascoltino»; c’è Giancarlo Giorgetti che a Bruno Vespa per il suo libro ha affidato questo pensiero: «A mio giudizio, dovremmo votare nel 2022 dopo aver riletto Mattarella». E quale miglior maggioranza per sostenere un governo di unità nazionale sarebbe quella che, poi, rieleggerebbe Mattarella? Un governo di unità nazionale, solidarietà nazionale (chiamatelo come volete) che tirerebbe fuori il Paese dalla crisi della seconda ondata.

Berlusconi: «Nessun voto per salvare il governo, tutti i voti necessari per fare le cose utili al Paese»

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi

A questa potrebbe unirsi Forza Italia, visto che Silvio Berlusconi, sempre ieri, in un’intervista a Il Giornale ha spiegato che «oggi non è il momento delle divisioni e delle rivalse, è quello della solidarietà e del lavoro concorde, della coesione sociale e della condivisione nelle scelte: siamo di nuovo in guerra contro un nemico insidioso». Il che però non deve dare adito ad equivoci: «Nessun voto per salvare il governo, tutti i voti necessari per fare le cose utili al Paese. Dobbiamo essere uniti nella lotta all’emergenza, ciascuno nei rispettivi ruoli di maggioranza e opposizione». Il che però non esclude che un governo senza Conte e con una geografia politica diversa possa trovare un consenso di Forza Italia.

Chiaro che sono scenari tutti da verificare. Dipende da come andrà la curva dei contagi, Conte ha chiesto 15 giorni per verificare le misure dell’ultimo Dpcm, ma è evidente che se la situazione andrà aggravandosi con una tensione sociale sempre più alle stelle e con i mercati in ebollizione tutto potrebbe accadere. E allora l’ipotesi di un governo guidato da un altissimo profilo istituzionale che porti il Paese fuori dalla crisi epidemica, economica e sociale non è più scontata. E, chissà perché, la rielezione di Mattarella e le successive elezioni si incastrano a livello temporale perfettamente in questo scenario.

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