Agrigento, 65 migranti in rivolta al centro d’accoglienza: feriti tre poliziotti

Una nuova rivolta, questa notte, nel centro di accoglienza al Villaggio Mosè di Agrigento. Rimane incandescente la situazione sull’Isola. Circa 65 migranti, per lo più tunisini, hanno aggredito i poliziotti lanciandogli di oggetti di ogni tipo. Alcune persone in quarantena sono riuscite a scappare dalla struttura.

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Nella colluttazione sono rimasti feriti tre agenti. «Circa 65 ospiti, per lo più tunisini – il segretario generale della Federazione sindacale della Polizia di Stato Valter Mazzetti – hanno dato vita a una rivolta, lanciando contro le forze dell’ordine estintori, reti dei letti, parti di finestre mandate in frantumi, pietre e altri oggetti di ogni genere».

«E’ divampato anche un incendio dopo che i migranti hanno dato fuoco ai materassi tentando di lanciarli addosso ai poliziotti. Alcuni sono riusciti ad allontanarsi dal centro dove erano sottoposti alla quarantena. I feriti sono tre agenti del Reparto mobile di Palermo» spiega Mazzetti.

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Per il segretario generale «queste vicende si verificano con una frequenza allarmante ma invece sono ormai vissute come fossero normali, e questo è inaccettabile». Una situazione preoccupante, secondo il sindacalista, che lancia un allarme, i centri di accoglienza «sono bombe ad orologeria sul piano anzitutto sanitario, considerata l’emergenza Coronavirus, ma anche sociale e dell’ordine e sicurezza pubblica» afferma.

«Ciò che più ci preme è l’apparente assoluta indifferenza per le condizioni di lavoro in cui operano le forze dell’ordine in questo settore, abbandonate completamente a rischi elevatissimi senza che si riesca a nascondere che la problematica della gestione dei migranti, aggravata enormemente dall’emergenza Covid 19, viene scaricata totalmente sulle loro spalle».

«Praticamente ovunque, in queste strutture, i migranti rifiutano di rimanere in quarantena. Le rivolte e le fughe di massa sono continue e noi non siamo numericamente in grado di affrontarle, né abbiamo protocolli chiari in tal senso. Rischiamo sistematicamente il massacro, mentre vengono commessi reati gravissimi» conclude il sindacalista.

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