Violenza sulle donne. Rauti (FdI): «No a copyright politici. Necessaria rivoluzione culturale»

«Sul contrasto alla violenza di genere non devono esistere copyright di partito o politici, perché su questi temi non possono esserci strumentalizzazioni. Un appello che Fratelli d’Italia rivolge proprio nel giorno in cui all’unanimità è stata approvata la relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, approvata dalla Commissione femminicidio. Un voto che, appunto, deve essere un monito a non dividersi ed a lavorare con maggiore impegno nell’azione di contrasto alle violenza sulle donne». A dirlo la senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, componente della Commissione femminicidio e responsabile per FdI del Dipartimento “Pari Opportunità, Famiglia e valori non negoziabili”, nel corso della sua dichiarazioni in Aula al Senato.

Isabella Rauti
Isabella Rauti

«FdI ha condiviso gli impegni del governo richiesti dalla Risoluzione e la stessa relazione – ha spiegato il vicepresidente vicario del gruppo al Senato-. Abbiamo chiesto più risorse per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne; così come maggiore puntualità e semplificazione nella gestione dei finanziamenti, che sono di vitale importanza per la sopravvivenza e l’attività dei centri antiviolenza». Questo però, continua la senatrice Rauti «deve seguire una logica non emergenziale o di settore quanto piuttosto una prospettiva di lungo periodo e rispondente a una visione ampia e di messa a sistema al livello nazionale. Insomma, si deve andare oltre l’emergenza».

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Violenza sulle donne, Rauti: «Le leggi da sole non bastano»

«Abbiamo perciò voluto contribuire a questo clima di doverosa responsabilità sostenendo con il nostro voto la relazione, ma è necessario rendersi conto che le leggi da sole non bastano e che c’è bisogno di un cambio di paradigma. Una rivoluzione culturale che affronti anche il tema del recupero degli uomini che compiono violenze, risolvendo anche quella che si può definire una sorta di discriminazione territoriale dell’offerte dei servizi; perchè è impensabile che in alcune zone d’Italia ci siano realtà di accoglienza più organizzate e altre meno. Una differenziazione inaccettabile e che la politica tutta deve impegnarsi a cancellare», conclude la senatrice Isabella Rauti.

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