Le prime vacanze estive post Covid del Parlamento italiano stanno per iniziare. Oggi Camera e Senato chiuderanno i battenti. Circa due settimane di pausa per riaprire già l’ultima settimana di agosto. Ma c’è da giurarci che la politica non andrà del tutto in vacanza e che queste prime vacanze post Covid saranno molto diverse dalle precedenti.
In primo luogo perché sono almeno due i provvedimenti a rimanere in ballo e che alla riapertura saranno subito sull’agenda parlamentare, in particolare di quella del Senato.
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Il primo il decreto Semplificazioni. Proprio questa sera si è svolta una riunione di maggioranza alla presenza del premier Giuseppe Conte per fare il punto della situazione. Come ha spiegato su facebook il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, l’obiettivo era di «concordare insieme la gestione dei lavori da seguire per il decreto semplificazioni. La riunione è servita a stabilire le tempistiche per i vari passaggi parlamentari del provvedimento e per dare seguito all’appello del premier per un confronto che coinvolga i gruppi parlamentari e che permetta una più larga condivisione dei lavori tra le forze che compongono la maggioranza».
In realtà la riunione non è riuscita a superare le divisioni e le perplessità che serpeggiano nella maggioranza, in particolare sul lato sinistro riguardo una possibile deregulation e i rischi legalità su appalti e subappalti. Non è una novità che soprattutto da Italia Viva giunga la forte spinta per snellire procedure così da riaprire quanti più cantieri possibili. Mentre è proprio da Pd e Leu che arriverebbero segnali contrastanti.
Oggi scade termine emendamenti per il dl Semplificazioni. Dalla maggioranza pronti mille emendamenti
Intanto, oggi scade il termine degli emendamenti in Commissione e il timore che serpeggia nella maggioranza è che questi distinguo si scarichino sugli emendamenti. E infatti si prevedono un migliaio di emendamenti dalla maggioranza, più di quanti sono previsti dalle opposizioni.
Certamente non un bel segnale a conferma del momento di confusione che si vive nella maggioranza. Ma a preoccupare è che così tanti emendamenti rallentino l’esame. Infatti, il testo riprenderà la discussione il prossimo 24 agosto per approdare in Aula con tutta probabilità nella prima settimana di settembre.
Ed è qui che arrivano le preoccupazioni visto che la scadenza del decreto è prevista per il 14 settembre. Questo significa che bisognerà fare presto. Senza contare il sospetto, soprattutto delle opposizioni, che il governo abbia in serbo l’ennesimo maxi-emendamento che stravolgerà interamente il provvedimento.
Circola, infatti, la voce che il testo attualmente in Commissione non sarebbe che un testo bandiera messo in circolazione a forza, sulla spinta in particolare del Quirinale spazientito dai tempi lunghi di attesa per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. E che quindi per il 24 agosto dovrebbe arrivare il vero testo sulle semplificazioni.
Resta comunque il fatto che i tempi sono stretti e che perciò l’esame dovrà essere rapido. Questo significa che anche i margini di trattativa con l’opposizione saranno ristretti. Non una novità, visto che finora la maggioranza ha lasciato ben poco alle opposizioni. E quindi anche in questo caso è molto probabile che sia al Senato e sia alla Camera tutto si concluda con il voto di fiducia.
Oltre il Semplificazioni sempre al Senato è atteso il dl Agosto. La data cerchiata in rosso sul calendario è il 18 agosto, quando ci sarà una seduta di Aula per annunciare l’arrivo del provvedimento e incardinarlo nelle Commissioni di merito
Per il momento non c’è un testo ufficiale ma soltanto bozze frutto dei vari incontri che il governo sta facendo con le parti sociali. Tanto basta però per far registrare forti divisioni e fibrillazioni, in particolare sul tema dei licenziamenti. Se i sindacati insistono per lo stop ai licenziamenti fino al 31 dicembre, da Confindustria si continua a ribadire la necessità di un ritorno alla normalità e quindi anche al ricorso ai licenziamenti.
Maggioranza divisa sul dl Agosto. Incertezza sulla proroga dello stop ai licenziamenti
Una soluzione sarebbe quella di estendere fino al 15 ottobre la data per lo stop ai licenziamenti. Ma i sindacati hanno già annunciato che sono pronti allo sciopero generale già il prossimo 18 settembre. Un tema che non trova compatta nemmeno la maggioranza e gli stessi partiti al proprio interno. Se ad esempio Leu è convinta nel richiede l’allungamento fino a fine anno, nel Pd le sensibilità sono varie così come nel M5S.
Quello che è certo è che le divisioni rischiano di far slittare il varo del decreto. Sembra improbabile che già oggi si arrivi a convocare il Consiglio dei ministri. Più probabile per il fine settimana o addirittura all’inizio della prossima.
Per il resto il decreto sta lievitando di ora in ora. Ormai si contano 91 articoli per un provvedimento che doveva essere una semplice manovrina che interveniva prioritariamente sul settore lavoro grazie allo scostamento di 25 miliardi votato la scorsa settimana dal Parlamento.
E invece ci dovrebbe essere lo stop del pagamento delle cartelle esattoriali fino al 15 ottobre, la sospensione fino a fine anno del versamento per gli esercizi commerciali della Tosap e del Cosap per tenere i tavoli all’aperto, la cancellazione della seconda rata Imu per strutture balneari, ricettive, capannoni per le fiere, cinema e teatri e il rifinanziamento di 1,5 miliardi nel 2021 del cashback che dovrà stimolare i pagamenti elettronici.
Nella bozza dovrebbe esserci anche il fondo voluto dal ministro Bellanova a sostegno dei ristoratori che offrono nelle loro tavole prodotti alimentari totalmente made in Italy. E proprio riguardo i ristoratori dal M5S arriva la proposta di un rimborso del 20 per cento della spesa sostenuta da settembre a dicembre, sempre per chi paga con carta, con un tetto massimo e senza limiti di reddito.
Come detto si tratta di un cantiere e fino alla fine sono possibili sorprese. Per il momento per la maggioranza l’unica cosa certa è la data del 18 agosto, per allora il decreto dovrà essere pubblicato e pronto per essere incardinato al Senato.
Oggi, quindi, si chiude ma c’è da scommettere che la politica non andrà davvero in ferie così pressata dalle emergenze dettate dalla crisi economica prodotta dall’epidemia di Covid-19.
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