Tra Bonomi e Conte è ancora gelo: «Lo Stato ci dia 3,4 miliardi di accise sull’energia», «Voliamo alto»

Bonomi: lo Stato rispetti sentenza Cassazione, restituisca i soldi alle imprese

«Lo Stato ci dia 3,4 miliardi di accise sull’energia impropriamente pagate dalle imprese e trattenute dallo Stato nonostante la Corte di Cassazione ne abbia imposto il rimborso». Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi non si siede nemmeno al tavolo degli Stati Generali dell’Economia apparecchiato dal premier Giuseppe Conte a villa Pamphilj che subito batte cassa.

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Carlo Bonomi a villa Pamphilj

Non proprio un inizio facile per il presidente Conte e che conferma come il rapporto con l’associazione di viale delle Astronomia rimanga comunque ruvido. Certo i toni non sono quelli del periodo del lockdown ma le diffidenze rimangono, che forse sono anche un po’ antropologiche: perché se Conte rappresenta il meridionalismo fatto governo, Bonomi ha le fattezze del ‘cummenda’ espressione di quell’imprenditoria rampante lombarda.

Sta, quindi, forse anche in questa la differenza e la reciproca diffidenza tra questo governo e Confindustria, che probabilmente rimarrà un tratto distintivo.

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Conte: piano di rilancio molto apprezzato. Il clima è proficuo

Da parte sua Conte si dice soddisfatto spiegando che «il piano di rilancio è stato molto apprezzato, siamo disponibili ad accettare idee, la settimana prossima vorremmo completare il piano. Il clima è proficuo»; ma sul tema delle accise butta la palla in tribuna e non manca di dare una stoccata agli industriali: «Oggi il tema è il piano di rilancio. Voliamo un po’ alto, questa partita dare avere verrà risolta dai nostri uffici»

Roberto Gualtieri

Sulla stessa linea il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che dice: «Sulla questione delle accise, Confindustria sa benissimo che lo Stato farà la sua parte: c’è una questione tecnica di mezzo, va affrontata una procedura con buona volontà da parte di tutti».

E Bonomi? Il leader di Confindustria attraverso Twitter e poi a sera in un’intervista al Tg5 fa uscire la sua posizione. Insomma, le distanze restano perché chiedere 3,4 miliardi di euro in questo momento significa mettere sulla strada del confronto il carro davanti ai buoi. E se Bonomi ammette che «con Conte i rapporti sono stati e sono buoni», conferma che «Confindustria ha la possibilità e il dovere di critica costruttiva sui temi economici e anche il dovere di fare proposte, cosa che abbiamo sempre fatto».

A sua volta, però, Bonomi ammette «che nessuna democrazia occidentale era preparata all’epidemia e alla crisi economica» ma sicuramente «vanno dati segnali immediati: prima di tutto pagare i debiti, ci sono 50 miliardi bloccati, facciamo i decreti liquidità quando basterebbe pagare i debiti dovuti o consentire la compensazione con i crediti». E sull’Iva punta il dito: «Non è pensabile aspettare 60 mesi quando i nostri competitor europei aspettano solo sei mesi».

Parole, queste ultime, che dal Mef rispediscono al mittente chiarendo che «la media per i rimborsi Iva è di 90 giorni. Possiamo fare meglio e ci stiamo impegnando, ma non siamo così lenti».

Al di là delle dichiarazioni la sensazione è che il gelo delle scorse settimane non sia passato, e in effetti era difficile che sarebbe bastato un solo incontro. La questione principale rimangono i fatti e cioè le riforme, le misure, i provvedimenti che il governo prenderà e che concretamente riusciranno ad incidere sul tessuto economico e sociale.

Ecco tutto ruota attorno a quella frase che proprio all’inizio del suo mandato Carlo Bonomi pronunciò: «Meno slogan e meno frasi fatte». Che poi in fin dei conti è quello che il Pd chiede da tempo, quella «svolta» di cui nell’ultima direzione nazionale ha parlato Zingaretti e che i dem si aspettano da Conte, perché la Fase 3 non può essere gestita come le precedenti fasi.

Giuseppe Conte

Così il premier Conte assicura che «finito questo ciclo di incontri, inizieremo subito a lavorare con celerità: già dalla prossima settimana inizieremo a ricavare la versione finale. Una volta ricavata la versione finale e messo a punto il rilancio dell’azione del governo, noi andremo a declinare delle priorità, a dare una prospettiva diacronica a quei progetti: dopodiché ricaveremo quello che sarà il più circoscritto Recovery Plan italiano. Quello, cioè, su cui chiederemo i finanziamenti all’Europa e che presenteremo a settembre».

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E di annuncio in annuncio ecco il dl Semplificazione su cui Conte tiene a precisare che «non abbiamo ancora anticipato alle opposizioni la bozza del dl semplificazione su cui ci aggiorniamo costantemente». Per il premier questo «è la premessa del piano di rilancio. I passaggi dovrebbero completarsi questa settimana. Dobbiamo ancora confrontarci con le forze di maggioranza sul testo. Già dalla prossima settimana vorrei portare un testo in Cdm».

Domani al Viminale vertice sui decreti Sicurezza

Ma se il Semplificazione ha bisogno di ancora tempo sul tema della modifica dei decreti Sicurezza la via sembra ben avviata. Domani ci sarà un vertice di maggioranza, molto simile a quelli che servirono per varare la sanatoria dei braccianti immigrati. L’appuntamento è per le 15,30 al Viminale.

Si tratta di una riunione interlocutoria con l’obiettivo di trovare un’intesa per la fine della prossima settimana. Non sarà facile perché le posizioni sono chiare e ben definite: da

Carlo Sibilia
Carlo Sibilia

un lato il fronte Pd-Iv-Leu che punta ad abrogare i provvedimenti targati Salvini, se non ad azzerarli; dall’altro una parte del Movimento 5 stelle, quella più ampia, contraria e disponibile soltanto ad intervenire per venire incontro ai rilievi indicati dal Capo dello Stato, come conferma anche il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia (M5S): «Sui decreti sicurezza vanno fatte modifiche limitate. Questo era l’accordo alla base del governo Conte 2».

Sui dl Sicurezza difficile mediazione di Conte

E’ evidente che non sarà facile trovare un’intesa, il premier Conte dovrà nuovamente spendersi come pontiere tra le parti e da villa Pamphilj cerca già di tracciare la strada: «C’è un confronto sulle norme di modifica dei decreti sicurezza: abbiamo anche anticipato che è nei nostri programmi di governo. La sicurezza deve essere effettiva, non solo declamata e ci stiamo muovendo in questa direzione, innanzitutto per accogliere i rilievi del presidente della Repubblica e poi un indirizzo giurisprudenziale che si è manifestato nel frattempo in materia di protezione internazionale. Terremo conto della giurisprudenza».

Vedremo. Intanto, Matteo Salvini già avvisa la maggioranza: «Se Conte toccherà i Decreti sicurezza, girerò paese per paese e raccoglieremo un milione di firme per un referendum contro un atto sciagurato che aiuta la criminalità e umilia gli italiani».

Paolo Trancassini e Giorgia Meloni

E sempre nel campo dell’opposizione Fratelli d’Italia denuncia la bocciatura dell’emendamento al dl Rilancio in Commissione Bilancio alla Camera dell’Iva al 5 per cento per le prestazioni alberghiere e di trasporto passeggeri. Una bocciatura, che come spiega il capogruppo in Commissione, Paolo Trancassini, «ancora una volta dimostra l’ottusità e l’inadeguatezza della maggioranza. Una proposta intelligente e di immediata applicabilità che avrebbe portato ad una boccata di ossigeno al settore del turismo messo in ginocchio dal disinteresse del ministro Franceschini e da un governo che, impegnato a regalare soldi con il monopattino, non capisce le priorità e le esigenze degli italiani».

E Giorgia Meloni chiosa: «Ennesima prova di disinteresse del governo verso il settore del Turismo. Ancora una volta M5S e Pd se ne fregano delle richieste del mondo produttivo: a loro importa solo buttare i soldi sul bonus monopattino e moltiplicare le poltrone dei consigli di amministrazione».

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