Sui precari della scuola è muro contro muro. Il concorso divide Pd-Leu e M5S. Oggi nuovo incontro

E’ muro contro muro nella maggioranza sulla scuola. Tre ore di vertice a Palazzo Chigi non sono riusciti a trovare l’accordo tra Pd, Leu, Iv e M5S sul decreto Scuola, risolvendo l’impasse che di fatto da settimane sta bloccando il dl che adesso rischia seriamente di scadere visto che la data del 7 giugno si sta avvicinando pericolosamente.

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Lucia Azzolina e il dl ScuolaA impedire qualsiasi intesa il concorso straordinario per 25mila posti nella scuola inserito dalla ministra Azzolina per i precari. Pd e Leu continuano a fare muro, mentre soltanto Iv si è schierata con M5S a favore del concorso. E così dopo tre ore di discussione animata e dai toni accesi la soluzione è di demandare al premier Conte la formulazione di una proposta che possa mettere d’accordo tutte le parti.

E così ci si rivedrà con grande probabilità già in giornata per consentire lunedì di andare in Commissione Istruzione al Senato con un accordo e dando il via alle prime votazioni. Un piano d’azione che in questo modo dovrebbe permettere l’approvazione del dl a Palazzo Madama già in settimana per poi trasferire il tutto alla Camera, dove il decreto scuola, blindato, sarebbe licenziato in tempo per il 7 giugno.

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Scuola, sulla riapertura una grande incognita: l’intesa, che non c’è, sui concorsi

Un vero e proprio tour de force su cui però grava un’incognita enorme e appunto l’intesa sui concorsi, che finora la maggioranza non è riuscita a trovare. Da Pd e Leu si continua a ribadire che, vista la situazione sanitaria ancora difficile, un concorso con le prove resta molto difficile da prevedere. Meglio, quindi, optare per un concorso per soli titoli.

In effetti dietro si nasconde l’imbarazzo e la difficoltà dei due partiti di sinistra di far accettare a quel mondo degli insegnanti precari, vicino da sempre, la scelta per un concorso che di fatto taglierebbe loro qualsiasi ipotesi di stabilizzazione nella scuola. Dall’altro c’è il M5S che invece tira dritto, convinto del concorso a prove e che al momento non sembra intenzionato a fare passi indietro.

Stefano Buffagni
Stefano Buffagni

E infatti il viceministro dello Sviluppo Economico, Stefano Buffagni, del M5S su twitter commenta il nulla di fatto del vertice: «I nostri ragazzi, gli studenti di oggi, rappresentano il futuro del nostro Paese. Meritano un’educazione di assoluto valore che deve arrivare loro attraverso una scuola di qualità e al passo coi tempi. No ai ricatti, no concorsi per soli titoli».

In mezzo i sindacati che guardano con preoccupazione il loro futuro. Cgil, Uil e Snals si sono già dette pronte alla mobilitazione e a proclamare la fine della tregua sindacale se non si arriva al concorso per titoli. Dalla Cisl scuola spiegano che «sono troppe le chiacchiere distorte. Noi vogliamo premiare il merito di chi da anni ci mette in condizione di aprire le scuole, il merito di chi insegna in molti casi nelle scuole che hanno i risultati migliori».

Come detto spetterà al premier Conte trovare una soluzione che sblocchi lo stallo. Intanto il governo è alle prese anche con la gestione della crisi economica e soprattutto con la richiesta di liquidità che viene da cittadini e imprese. In particolare la riapertura, specie degli esercizi commerciali, sta evidenziando in maniera drammatica come finora gli aiuti promessi dal governo non siano mai arrivati.

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Ecco perché si guarda con attenzione all’inizio della discussione in Parlamento, il prima possibile, del decreto Rilancio, che per il governo rappresenta quel cambio di passo che da più parti è stato richiesto. Senza questo il rischio paventato da Pd e Iv è che la situazione sociale possa degenerare, mettendo in forse anche il futuro del governo. Questo significa che stavolta i soldi dovranno arrivare senza attese e lungaggini. Anche per questo il governo starebbe lavorando a un nuovo decreto, quello sulle semplificazioni, per abbattere i tempi morti della burocrazia.

Il dl Rilancio partirà dalla Camera dove, peraltro, la prossima settimana dovrebbe approdare in Aula il liquidità imprese che però alla lunga si è dimostrato inefficace e soltanto un provvedimento di buoni propositi. Di quel bazooka da oltre 700 miliardi alla fine sono rimaste soltanto le chiacchiere. Il governo, quindi, non può permettersi passi falsi e punta tutto sul dl Rilancio.

Meloni Bce GermaniaPer quanto riguarda il dialogo con l’opposizione al di là delle aperture fatte in Aula alla Camera e al Senato il clima rimane accesso. Come spiega al Tg3 Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: «finora gli appelli di Conte sono stati fatti a favore di telecamera, poi però quello che è accaduto ieri alla Camera dimostra che da una parte fa gli appelli, dall’altra utilizza il Movimento Cinque Stelle, che è il suo partito, per sabotare quel dialogo. Il fatto che non abbia preso le distanze da quel parlamentare conferma questa tesi».

Senza contare la notizia delle chat dei magistrati con messaggi anti-Salvini alla vigilia della riunione di martedì della Giunta per le Immunità sul caso ‘Open Arms’ che vedrà coinvolto proprio l’ex ministro dell’Interno con l’accusa di sequestro di persona.

Intanto però adesso c’è lo scoglio del dl Scuola da superare e della quadra da trovare che metta d’accordo l’ala sinistra della maggioranza con il M5S. A Conte il compito, per l’ennesima volta, di far dialogare la sua maggioranza.

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