Bonafede in Senato per la sfiducia. Trattativa a tutto campo con Renzi per evitare la fine del governo

BonafedeAppuntamento alle 9.30 nell’Aula del Senato. Il giorno della sfiducia al ministro Bonafede è arrivato e Matteo Renzi dopo aver rinviato per tutta la Fase 1 della pandemia lo scontro con il Guardasigilli, adesso ha in mano il destino non solo del capodelegazione del M5S al governo ma dello stesso Esecutivo.

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Due le mozioni di sfiducia, la prima firmata da tutto il centrodestra e la seconda presentata da +Europa ma sottoscritta da quasi tutti i senatori di Forza Italia più alcuni fuoriusciti da altri gruppi come Richetti e De Falco.

Quello di oggi, perciò, non è un appuntamento qualunque e la frenesia dei contatti, degli incontri e soprattutto delle trattative conferma che siamo dinanzi a un bivio per il governo. E che si tratti di un crinale pericoloso lo dimostrano le dichiarazioni che ieri dal mattino si sono susseguite per tutta la giornata. Chiarissimo il capo politico del M5S, Vito Crimi, che senza giri di parola ha spiegato: «Bisogna dirlo con chiarezza, il ministro Bonafede è il nostro capo delegazione al governo ed è un ministro importante. Quindi, se qualcuno dalla maggioranza ritiene di votare la sfiducia a Bonafede, è come se votasse la sfiducia al governo».

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E anche da sponda Pd hanno fatto capire che sulla sfiducia a Bonafede non ci sono scherzi che tengano. Così il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio chiarisce che in caso di via libera alle mozioni, «si apre una vera crisi senza dubbio. Non è che si può pensare di sfiduciare il ministro della Giustizia, capo delegazione del principale partito in Parlamento, e pensare che la cosa si concluda con una pacca sulle spalle».

E a sera persino il presidente della Camera, Roberto Fico, ha ribadito: «Se Iv vota per la sfiducia a Bonafede è chiaro che si pone un grossissimo problema politico e mi sembra difficile che una maggioranza possa andare avanti. Senza dubbio si apre un problema politico e si aprirebbe una crisi di governo».

Fin qui le dichiarazioni, ma oltre c’è tutto il fronte delle trattative che sono andate avanti fino a notte al punto che Matteo Salvini con un filo di perfidia dice: «So che ci sono trattative in corso all’interno della maggioranza, ‘io do una poltrona a te, tu dai un dirigente a me, un sottosegretario’, la Rai, le aziende di Stato… se fosse così sarebbe squallido, perché la giustizia è giustizia».

Meloni MesIn sintonia anche Giorgia Meloni per la quale «ad oggi direi che sono i soliti giochi tira e molla di Renzi per avere qualche poltrona in più. Spero che Renzi mi smentisca, una volta tanto dimostri di avere a cuore il destino di questa nazione».

Indignazione a parte le trattative sono state e sono serrate. Maria Elena Boschi ieri è stata due volte a Palazzo Chigi, prima per incontrare il capo di gabinetto di Conte e poi lo stesso premier.

Maria Elena BoschiQui divergono le voci sul contenuto delle conversazioni. Dal fronte renziano si sottolinea l’aspetto programmatico che sarebbe stato sottoposto al presidente del Consiglio: il famoso piano sblocca cantieri, l’impegno a sostegno di misure per la famiglia e infine la giustizia. Questo è senza dubbio il punto più delicato su cui già a febbraio, poco prima che scoppiasse l’epidemia di Covid-19, Renzi era stato molto insistente. Non è un mistero che la riforma della giustizia con il blocco della prescrizione non sia piaciuta all’ex premier e che spinga affinchè ci sia una revisione del sistema in senso più garantista.

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Ecco perché Italia Viva si attende, a dimostrazione di buona volontà, una mano tesa da Bonafede nel corso del suo intervento in Aula. Quello sarebbe il segnale di una disponibilità a confrontarsi rivedendo in senso più garantista la linea politica portata avanti finora nel dicastero di via Arenula. Concessione non da poco visto che il M5S ha fatto proprio del giustizialismo forcaiolo il suo brand e un qualsiasi passo indietro potrebbe avere pesanti ripercussioni su un movimento già in grossa difficoltà e in piena crisi di identità.

Questa la parte programmatica delle trattative in corso, ma c’è anche la parte più pragmatica che fa riferimento alle poltrone. ‘Radio Senato’ racconta che a Italia Viva sarebbe stata avanzata la possibilità di guidare due Commissioni a Palazzo Madama, Finanze e Scuola, oltre a possibili ricompense al governo (addirittura si era parlato di Migliore come sottosegretario e la stessa Boschi al ministero della Famiglia). Voci, soltanto voci, che però danno il senso dell’attesa febbrile e anche della preoccupazione che si sta vivendo, perché una cosa di tutta questa vicenda è molto chiara: se Renzi dovesse votare la sfiducia il governo cadrebbe.

Intanto però un primo obiettivo Renzi lo ha ottenuto e cioè quello di focalizzare tutta l’attenzione su di sé al punto che è quasi passata in secondo piano la notizia della firma da parte del presidente della Repubblica del dl Rilancio e della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. A quasi una settimana di distanza, il che conferma che non è stato facile l’esame da parte della Ragioneria.

Ma come detto tutto è passato in secondo piano in attesa della sfiducia e della decisione di Renzi, che secondo alcuni anche se fosse contraria non cambierebbe di molto il futuro di questo governo, sempre più claudicante e incerto.

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