Coronavirus, si studiano nuove aperture: seconde case, amici e spostamenti tra regioni. Polemiche per ristorazione e balneazione

Dalle seconde case, ai negozi, parrucchieri, bar e ristoranti, alla possibilità di andare a cena a casa di amici. Tante le ipotesi sul tavolo del governo per consentire nuova flessibilità agli italiani per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Dal 18 maggio potrebbe essere possibile raggiungere le seconde case. Purché siano nelle regione di residenza. A quanto trapela, l’ipotesi potrebbe essere inserita nel nuovo Dpcm con le riaperture previste a partire da lunedì.

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E con l’apertura di negozi, parrucchieri, bar e ristoranti (che potrebbe avvenire il 18 maggio) potrebbe essere eliminato il vincolo che consente gli spostamenti solo per far visita ai congiunti (oltre che per necessità, lavoro e motivi di salute). E’ un’altra delle ipotesi su cui stanno discutendo maggioranza e governo. Sulla questione, che consentirebbe di fatto agli amici di poter andare al ristorante o al bar, non c’è ancora accordo, con alcuni ministri che spingerebbero affinché il vincolo rimanga.

Uno dei punti che tanto ha fatto discutere nei giorni scorsi i governatori delle regioni italiane è la riapertura della mobilità tra regioni. Secondo alcuni governatori potrebbe essere prematuro consentire lo spostamento da alcune regioni (vedi Lombardia) fin quando sarà presente il rischio di ‘esportazione’ del Coronavirus.

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«Il ministro Boccia ci ha detto ‘prendiamoci ancora una settimana prima di cominciare una valutazione’, certamente non riaprirà il 18 maggio, forse il 25 maggio, più probabile il primo giugno», ha detto il governatore della Liguria Giovanni Toti intervistato da Radio 24. «Penso che dal primo giugno ci sarà possibilità di spostarsi da una regione all’altra. E secondo me sarà possibile muoversi anche dalla Lombardia». Ha confermato Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, ospite della trasmissione ‘Circo Massimo’ su Radio Capital.

L’Emilia-Romagna è pronta a riaprire anche le spiagge «sempre rispettando le norme di sicurezza». Lo spiega la Regione: in questi giorni «termineranno i lavori dei tavoli tecnici chiamati a definire i protocolli di sicurezza per il riavvio delle diverse attività ora sospese, nel rispetto delle linee guida nazionali». Riapertura che non sarà facile tenendo presente le linee guida presentate ieri dall’Inail e dall’Iss.

Coronavirus, le linee guida per balneazione e ristoranti

Gli stabilimenti saranno aperti con entrata su prenotazione, gli ombrelloni dovranno essere distanziati di almeno cinque metri, le piscine saranno chiuse e igienizzazione dei lettini ogni nuovo cliente. «Per garantire il corretto distanziamento sociale in spiaggia – si legge nella pubblicazione dell’Inail – la distanza minima consigliata tra le file degli ombrelloni è pari a cinque metri e quella tra gli ombrelloni della stessa fila a quattro metri e mezzo».

«È opportuno – si legge ancora – anche privilegiare l’assegnazione dello stesso ombrellone ai medesimi occupanti che soggiornano per più giorni. In ogni caso è necessaria l’igienizzazione (contro il contagio da Coronavirus) delle superfici prima dell’assegnazione della stessa attrezzatura a un altro utente, anche nel corso della stessa giornata. È da evitare, inoltre, la pratica di attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo e, per lo stesso motivo, deve essere inibito l’utilizzo di piscine eventualmente presenti all’interno dello stabilimento».

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Secondo il documento per lettini e sdraie non posizionati sotto l’ombrellone dovrà essere garantita la distanza di almeno due metri. Sdraio e lettini dovranno essere distanti di almeno due metri e le distanze potranno «essere derogate per i soli membri del medesimo nucleo familiare o co-abitante». Per le cabine, va vietato l’uso promiscuo ad eccezione dei membri del medesimo nucleo familiare o per soggetti che condividano la medesima unità abitativa.

Spazio per ogni cliente nei ristoranti dovrà essere di 4 metri, eliminato il servizio a buffet

Nel documento di Inail e Iss sulla ristorazione si sottolinea anche l’importanza dell’introduzione della prenotazione obbligatoria. «Il layout dei locali di ristorazione – si legge – andrebbe rivisto garantendo il distanziamento fra i tavoli – anche in considerazione dello spazio di movimento del personale – non inferiore a 2 metri e garantendo comunque tra i clienti durante il pasto, una distanza in grado di evitare il contagio da Coronavirus. Va definito un limite massimo di capienza predeterminato, prevedendo uno spazio che di norma dovrebbe essere non inferiore a 4 metri quadrati per ciascun cliente, fatto salvo la possibilità di adozioni di misure organizzative come, ad esempio, le barriere divisorie».

Queste sono solo alcune delle norme previste per la balneazione e la ristorazione sufficienti a scatenare l’ira dei balneari che le giudicano «inapplicabili» e che secondo alcuni non permetterebbero la riapertura ma porterebbero dritti al fallimento. Idee condivise anche da alcuni presidenti di Regione.

Ieri il governatore della Liguria, Giovanni Toti aveva sottolineato che «il Coronavirus sta diminuendo la sua intensità» ma «bisogna evitare che le imprese sopravvissute non vengano uccise da regole assurde inventate da tecnici troppo zelanti». «Il Pd ci chiede di confrontarci con i balneari? Vergogna, vergogna, vergogna. Sa il principale partito di Governo a Roma che le linee guida nazionali per le spiagge prevedono distanze tra gli ombrelloni tali da ritenere unanimemente impossibile aprire gli stabilimenti balneari?» ha detto il governatore della Liguria. «Sa il Pd, a proposito di linee guida, che la distanza prevista tra i tavoli dei ristoranti non consentirà la riapertura della maggior parte di questi?».

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