Unione Europea: per l’Italia un futuro da mendicanti, la stessa sorte toccata al Sud del dopo (dis)unità

Proprio delle facce di tolla! Più bronzee di quelle dei mitici guerrieri di Riace. Non se ne può proprio più, della tempeste di falsità, menzogne e mistificazioni, che – un giorno si, e l’altro pure – i signori della pseudo-simil-finta maggioranza di governo e gli ‘euroeuforici’ continuano a propinare agli italiani per distrarne l’attenzione dagli errori da loro commessi sia quali forze di governo che in Europa.

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E Sassoli ‘narra’ le «magnifiche sorti e progressive» dell’Unione Europea

I primi, continuano a parlare di misure multimiliardarie che l’esecutivo avrebbe assunto per sostenere famiglie ed imprese, fingendo di non sapere che finora nessuno ha visto un euro che gli sono stati promesse e che le imprese se vogliono vederne una minima fetta di quei 400 miliardi promessi loro da Conte e Gualtieri, devono – aggiungendo al danno anche la beffa – indebitarsi con il sistema bancario. I secondi, gli ‘euforici’ dell’Unione Europea – in difesa dei propri privilegi – insistono a raccontarci delle «magnifiche sorti e progressive» che ci attendono in Europa se accetteremo di piegarci ai ricatti dei Paesi forti del NordEuropa, Germania, Olanda e Lussemburgo, in testa.

Tant’è che se l’europarlamentare dem Bonafè, la sera di Pasqua a ‘Stasera Italia weekend’, rispondendo a Veronica Gentili ha nuovamente “narrato” della “bontà” delle misure assunte dai ‘Ric e Gian’ del governo italiano, al secolo Conte e Gualtieri, la stessa sera, il presidente del Parlamento europeo, David Maria Sassoli, a ‘Che tempo che fa’ su Rai2 ha raccontato la favoletta secondo la quale «l’Eurogruppo ha sospeso il MES e ha detto che quei soldi devono essere messi a disposizione di tutti i Paesi per l’emergenza sanitaria. Stare a discutere sul Salvastati è inutile, non c’è più, è sospeso. È un dibattito solo italiano, in tutti i Paesi si è capito il cambiamento della natura di questo fondo. C’è una convenienza se l’Italia liberamente deciderà di usare questi 37 miliardi ad esempio per i presidi medici nei distretti industriali quando le fabbriche riapriranno, perché non li abbiamo e dobbiamo averli».

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Ha dimenticato, però, di ricordare che i suoi amici teutonici e tulipani, hanno minacciato che se malauguratamente dovessimo chiedere risorse per interventi in campo economico, per le imprese, dovremo sottostare a condizioni, per quali oltre misure, potremmo ‘goderci’ anche la presenza della troika. Come mai questa dimenticanza?

«Quanto all’Unione europea – ha proseguito – in questo mese, tutte le volte che le istituzioni europee hanno potuto prendere iniziative le hanno prese rapidamente: allentare il patto di stabilità e crescita, ne discutiamo dal 2008 ed è stato fatto in 2 settimane (già, peccato, ai tratti di una sospensione a tempo determinato ovvero fino a quando l’emergenza sarà finita e tutto tornerà esattamente come prima e Germania, Olanda, in testa, e i Paesi del NordEusopa potranno tornare a razziare nei giardini di casa nostra); gli aiuti di Stato che hanno consentito ai Paesi, anche all’Italia, di mettere in piedi una manovra da 400 miliardi di euro (ma se si tratta di una semplice promessa alle banche che i prestiti che concederanno alle imprese saranno garantiti al 90% dallo Stato, e a proposito le banche non sono d’accordo perché così «è un casino»); la libera circolazione per tutto il sanitario; la chiusura delle frontiere esterne all’Unione Europea (già, ma, mentre gli altri Paesi europei hanno chiuso le porte, in Italia gli sbarchi continuano). Tutte le volte però che la discussione ha coinvolto i governi nazionali, il meccanismo si è inceppato. In questa crisi siamo entrati con una dimensione mista, governativa e comunitaria; dobbiamo invece uscirne con un forte rafforzamento dell’Europa e delle sue istituzioni».

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Capitolo nazionalismo: «Non ci porta da nessuna parte, non ci farà avere risposte comuni che aspettano tutti i cittadini, sia di cittadinanza italiana che svedese: come si esce da questa emergenza? Come si riapre? Quale sarà il progetto per il futuro?». Bene, Sassoli, bravo, bis. Finalmente, ha cominciato a rendersi conto di quale sia il vero problema di questa Europa: l’egoismo nazionalista di certi Paesi che mentre continuano (vedi: Lussemburgo e Olanda) a fare i moralisti oltre i propri confini, impedendo qualsiasi solidarietà fra gli Stati membri dell’Unione Europea, al proprio interno si sono costituiti in veri e propri paradisi fiscali.

Così da spingere sempre più aziende a lasciare i patrii lidi e spostare la propria sede legale e fiscale nei loro territori, per risparmiare sulle tasse (un esempio italiano, decisamente significativo è quella della Fiat, oggi. Fca), opportunità che a loro porta ricchezze, ingiustificate (a quelle aziende non offrono che «un riparo per quando piove») ed enormi; ma taglieggiano per miliardi e miliardi gli erari degli altri Paesi di entrate fiscali che quelle aziende dovrebbero doverosamente pagare, per i servizi indispensabili che questi, Italia per prima, quotidianamente ed ininterrottamente, gli offrono per consentirgli di lavorare, produrre ed arricchirsi, a questo punto, ai loro danni. E, purtroppo, cari italiani, «cosi è se vi pare»!

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