Dieci giorni per capire il futuro dell’Ue. E Conte apre a un tavolo con le opposizioni

L’Ue si prende tempo sulla crisi economica Covid-19

Due settimane per «avanzare proposte per un’azione coordinata di bilancio volta a contrastare gli effetti della pandemia di Covid-19». Si chiude così il Consiglio europeo, forse quello più critico della storia dell’Unione europea, che avrebbe dovuto trovare un’intesa politica, visto che finora i tecnici europei avevano fallito, per individuare gli strumenti più idonei per rispondere all’emergenza economica prodotta dall’epidemia di Coronavirus. Dieci giorni che serviranno anche per capire il futuro dell’Europa, perché è evidente che se per allora non sarà stato possibile trovare un accordo l’Ue sarebbe a un passo dal suo fallimento.

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Muro contro muro tra Italia-Spagna e Paesi Nord Europa

A questo risultato si è giunti dopo un lunghissimo pomeriggio di trattative, di tensioni e di muro contro muro con la brusca frenata impressa da Italia e Spagna, che alla fine ha costretto tutti ad aggiornarsi tra dieci giorni. Dal fronte italo-spagnolo è giunta la secca bocciatura della bozza presentata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. In particolare il premier Conte, in base a quanto fatto filtrare da Palazzo Chigi, sarebbe stato molto duro facendo riferimento alla necessità di una «risposta forte ed adeguata» da dover dare «ai nostri cittadini e in definitiva alla stessa Europa».

Conte: Italia non ha bisogno del MES

E continuando: «Come si può pensare che siano adeguati a questo shock simmetrico di così devastante impatto strumenti elaborati in passato, che sono stati costruiti per intervenire in caso di shock asimmetrici con riguardo a tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi»; per concludere: «Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno le conseguenze del dopo Covid-19 vanno affrontate non nei prossimi mesi ma domani mattina».

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La lettera-appello di Conte all’Europa per scardine il fronte dei Paesi del Nord Europa

Atteggiamento di netta chiusura frutto anche di un’azione diplomatica che lo stesso Conte da giorni sta portando avanti e che si è concretizzata due giorni fa con una lettera-appello sottoscritta da altri 8 premier europei, tra cui Spagna e Francia. Il tentativo di contrastare il fronte granitico dei Paesi del Nord Europa, che non hanno alcuna intenzione di prevedere altri strumenti se non il MES, peraltro a precise condizioni, per fronteggiare questa emergenza.

Merkel insiste: noi preferiamo il Mes, come strumento, che è stato fatto per le crisi

In realtà nel corso del Consiglio europeo Conte ha cercato di rassicurare l’asse del Nord (Olanda, Paesi scandinavi e Germania) che l’obiettivo dell’Italia non è una mutualizzazione del debito, perché «ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne». Parole che però non hanno convinto totalmente, tanto che la stessa Merkel a margine dell’incontro ha ribadito che «dal punto di vista tedesco noi preferiamo il Mes, come strumento, che è stato fatto per le crisi». Come detto spetterà ai ministri delle Finanze trovare una quadra entro dieci giorni.

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Al via il tavolo D’Incà per coinvolgere le opposizioni

Attivismo europeo di Conte che fa da contraltare all’altrettanto dinamismo sul palcoscenico politico nazionale, visto che proprio ieri nel passaggio al Senato per la sua informativa il premier ha allungato alle opposizioni quella mano che in tanti attendevano. «Darei mandato al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, di elaborare un percorso di più intenso confronto per acquisire le puntali valutazioni delle opposizioni sulla stesura del cosiddetto decreto Aprile».

Questo il passaggio significativo per una gestione unitaria dell’emergenza Covid-19, così come auspicato da Mattarella. Un tavolo di confronto che proprio questa mattina si riunirà alle 10 per iniziare a stendere le basi di quello che per molti è il vero decreto che dovrebbe rispondere alla crisi economica innescata dall’epidemia. Un provvedimento secondo alcuni di 25 miliardi ma che per altri potrebbe lievitare fino a 50 miliardi.

Un governo presieduto da Mario Draghi all’orizzonte?

Numeri per ora che dipenderanno molto anche da quello che accadrà in Europa, ma la determinazione di Conte fa pensare che il governo tirerà dritto pronto a fare altro debito e contando anche sul blocco del patto di Stabilità per il 2020.

Attivismo che qualcuno fa dipendere anche dai rumors politici che darebbero per sempre più probabile l’arrivo di un governo di unità nazionale (ma FdI e M5S già si sono tirati fuori) guidato da Mario Draghi. L’ex governatore della Bce che, peraltro, in un articolo del Financial Times ha detto a chiare lettere che l’Italia è in guerra e che per fronteggiarla bisogna fare debito. Parole che per molti sono sembrate il manifesto per la discesa in campo. Discesa che stuzzica l’attenzione sia di Salvini e sia di Renzi, pronti a sostenere un Esecutivo guidato dall’ex capo della Bce.

Contagi e morti risalgono dopo quattro giorni

Scenari che per il momento rispondono più a delle suggestioni, visto che l’ipotesi di una crisi di governo in un tal scenario per l’Italia rimane remotissima. Anche alla luce dei dati di ieri dei contagi e morti che dopo quattro giorni sono tornati a salire, pur se più lentamente. Segno che la battaglia all’epidemia è nel suo pieno e che per il momento non sono ammesse distrazioni.

Fratelli d’Italia: no operazioni di vetrina, vogliamo una vera cabina di regia

Perciò in attesa dei dieci giorni in Italia si parte con il tavolo D’Incà, a cui spetterà raccogliere le richieste delle opposizioni ma anche di tradurle nel decreto di aprile. E infatti Fratelli d’Italia lancia il suo avvertimento: «Parteciperemo al tavolo con il governo per capire se davvero si tratta di una vera cabina di regia, in grado di indirizzare nel modo corretto le scelte in queste ore di emergenza. Se sarà così, Fratelli d’Italia garantirà il massimo impegno, altrimenti non accetteremo operazioni di vetrina».  Mentre Matteo Salvini ammette con amarezza: «Purtroppo fino a oggi l’ascolto nei nostri confronti da parte del governo è stato limitato. Garbato, cortese ma limitato». Da oggi, quindi, si inizia a fare sul serio.

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