L’appello della famiglia e delle associazioni
«Se viene confermata l’esclusione dell’aggravante mafiosa nell’appello del 7 novembre, Giulio rischia di non essere riconosciuto dallo Stato come vittima innocente di mafia», «chiediamo alle Istituzioni competenti di non voltare lo sguardo dall’altra parte, di ristabilire la verità e fare giustizia»: a parlare sono i rappresentanti di Libera, Fondazione Pol.I.S. e Coordinamento dei familiari del 26enne Giulio Giaccio, la sera del 30 luglio del 2000 rapito, ucciso e sciolto nell’acido da alcuni componenti del clan Polverino che lo avevano scambiato per un’altra persona.
Finora l’autorità giudiziaria ha escluso l’aggravante mafiosa di questo omicidio e l’appello di Libera, Polis e famiglia, si fonda proprio su questa circostanza: «Pur rispettando le sentenze, non faremo un passo indietro Giulio Giaccio è vittima innocente di mafia», viene sottolineano nel comunicato congiounto, «leggeremo il suo nome ad alta voce, scandendolo bene in piazza, nell’elenco che leggiamo ogni 21 marzo nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, e continueremo a stare vicini ai familiari di Giulio e ai suoi legali nella battaglia per la verità e la giustizia in tutte le sedi competenti».
I genitori, Giuseppe e Rosa, e i familiari di Giulio, hanno aspettato il suo ritorno per tanto tempo. Ma vana è stata la speranza, che si è persa definitivamente con le prime dichiarazioni di chi a distanza di oltre dieci anni dall’omicidio scelse di collaborare con la giustizia e rivelare finalmente la verità. Giulio è una vittima innocente: fu scambiato per un’altra persona, un «tale Salvatore», che doveva essere ucciso perché intratteneva una relazione con la sorella di uno dei camorristi del clan Polverino: entrambi divorziati, questa relazione era percepita come una vergogna da parte della famiglia, e quindi bisognava ristabilire un certa «onorabilità».



