La consigliera a ilSud24: commenti violenti e offese, resterò coerente
Da anni Maria Muscarà non appartiene a nessuno, e forse è proprio questo che le viene fatto pagare. Ex consigliera del Movimento 5 Stelle, tra le prime ad accorgersi che il «nuovo corso» grillino stava diventando un apparato uguale agli altri, ha rotto con il Movimento nel 2022. Da allora, una carriera da indipendente nel Consiglio regionale della Campania e una serie di prese di posizione scomode, contro tutto e tutti.
In passato non ha risparmiato giudizi durissimi. Di Beppe Grillo ha detto che è «un pentito tardivo e menzognero». Di Giuseppe Conte che «ha cancellato gli Stati generali e la voce della base». Su Roberto Fico, oggi alleato di De Luca, il giudizio è ancora più pungente: «Una figura debole, che non si vuole sporcare».
Oggi, la sua candidatura nella lista Cirielli Presidente l’ha trasformata nel bersaglio di una valanga d’odio. Sui social è partita la caccia alla «traditrice», con insulti, allusioni e un’aggressività che nulla ha a che fare con la dialettica democratica. È il segno di un Paese dove la politica si è ridotta a tifo.Ma forse, tra quelli che la insultano, pochi hanno davvero capito il senso delle sue scelte.
Un contraddittorio reale
Chi l’ha presa di mira, probabilmente, non si rende conto che in questa regione manca proprio una voce che non si lascia piegare. Si pensa in termini di «destra» e «sinistra», ma come diceva Giorgio Gaber: «ma cos’è la destra e cos’è la sinistra?». La verità è che ci indigniamo sempre per la storia che si ripete, ma non ci chiediamo mai chi la sta riscrivendo. E la colpa, forse, non è della politica. È nostra, di chi preferisce scegliere un nemico piuttosto che capire una posizione. La consigliera Muscarà ha raccontato a ilsud24.it la violenza verbale che ha subito dopo l’annuncio della candidatura.
Gli attacchi social dopo la candidatura nella lista Cirielli
Dopo giorni di insulti e speculazioni, la consigliera sceglie di parlare. Non per difendersi, ma per mettere un po’ d’ordine in quella che sembra ormai l’entropia della politica: «Sì, me l’aspettavo, immaginavo che ci sarebbero state delle reazioni, ma non pensavo così forti», racconta.
All’inizio, confessa, «ci sono rimasta male, perché alcuni commenti sono stati davvero violenti, offensivi, senza nemmeno la possibilità di spiegare o chiarire la mia posizione. C’era un pregiudizio già formato che non lasciava spazio al dialogo».
Muscarà ha poi deciso di capire chi ci fosse dietro quella valanga di insulti: «Mi sono messa a guardare chi fossero queste persone. Ho scoperto che molti non erano nemmeno napoletani o campani. Guardando i loro profili, con simboli, bandiere e foto di gattini, ho avuto l’impressione che fosse un attacco organizzato, quasi pilotato».
Nonostante le polemiche, la consigliera rivendica la sua libertà di scelta: «Non entro in nessun partito. Se avessi voluto una tessera, l’avrei presa cinque anni fa. Ma non l’ho fatto, e non lo farò. Sono una cittadina libera, in forza all’unico presidente che oggi può evitare altri cinque anni della coppia De Luca–Fico».
«Solo chi non vive Napoli può dire che è in rinascita»
Sulle dichiarazioni del sindaco Manfredi, che a UnoMattina ha parlato di una Napoli in pieno rilancio, Muscarà dichiara: «Solo chi non vive Napoli può dire una cosa del genere. Solo chi abita a Nola e probabilmente si ferma lì, senza tornare mai davvero in città, può avere questa percezione».
Secondo lei, si tratta di «una visione completamente distaccata dalla realtà, frutto di una comunicazione piegata e silente rispetto ai veri problemi dei napoletani». Il turismo, spiega, non è frutto dell’amministrazione attuale: «È il risultato di anni di lavoro e di un interesse cresciuto nel tempo verso la città. Ma questo flusso, così come è arrivato, può anche crollare da un momento all’altro. Basta poco: un evento negativo, un aeroporto che si ferma, una percezione d’insicurezza».
Poi elenca i disagi quotidiani: «Napoli è al terzultimo posto in Italia per qualità della vita. Lo sappiamo ogni volta che prendiamo un mezzo pubblico, ogni volta che torniamo a casa quando non è ancora buio e la metropolitana è già chiusa, ogni volta che cerchiamo un parco e non lo troviamo».
La sua critica più amara è verso la deriva turistica incontrollata: «Vediamo alberi abbattuti e mai ripiantati, vediamo il centro storico trasformato in un luna park senza rispetto per la storia, la cultura e la bellezza di Napoli».
E aggiunge, con tono amaro: «Vorrei solo che, per una settimana, l’allegra brigata dei locali e dei bar aperti fino alle quattro o cinque di notte si mettesse sotto la sua finestra. Forse allora capirebbe quanto è difficile vivere in una città che si sta trasformando in un’enorme Edenlandia».
«Oggi la politica è tifoseria, non confronto»
Alla domanda sul clima politico e sociale attuale, Muscarà risponde: «Credo che ci sia una grande confusione e pochissima conoscenza del sistema politico in generale. E purtroppo anche i giornali non aiutano a fare chiarezza».
Richiama l’immagine di un’Italia diversa: «Penso spesso a quelle vecchie tribune elettorali che faceva Zatterin, in cui gli avversari politici, con parole semplici, spiegavano le loro idee. C’era confronto». Oggi, invece, «si confonde tutto. Si mescolano temi che non c’entrano nulla con la realtà locale. C’è chi associa la destra alla Palestina, alla guerra nei Paesi arabi, a questioni internazionali che con le elezioni regionali non hanno alcun legame».
Muscarà afferma con fermezza: «Qui parliamo di un Consiglio regionale, che dovrà occuparsi di sanità, trasporti, ambiente, lavoro. L’80% del bilancio regionale riguarda la sanità, eppure si preferisce discutere di temi sovranazionali». E aggiunge: «Si sono create delle tifoserie che confondono ruoli e livelli. È anche per questo che non ho voluto prendere una tessera di partito, e non lo farò. Voglio restare indipendente. Ho sempre detto ciò che pensavo, anche quando non conveniva, e continuerò a farlo. Se gli elettori lo vorranno, porterò avanti queste idee con la stessa coerenza di sempre».
Nelle parole di Maria Muscarà c’è la denuncia di una città che vive tra l’apatia e la propaganda, ma anche la volontà di restituire dignità alla politica e al dibattito pubblico. Una posizione scomoda, la sua, che rivendica la libertà di pensiero in un tempo di schieramenti forzati e tifoserie digitali. Napoli, nelle sue parole, non è una cartolina da vendere, ma un luogo di cui prendersi cura. «La mia vita è caratterizzata da scelte coraggiose ostinate e coerenti . Non si capiscono subito? Il tempo mi darà ragione».




