Per l’ex sindaco il Movimento troppo schiacciato sulle posizioni PD
L’onda lunga delle elezioni in Toscana, dove è stato raccolto appena il 4,34% delle preferenze, continua ad alimentare i dissapori dentro il M5S. In particolare, sarebbe in corso una riflessione da parte della vicepresidente del Movimento, Chiara Appendino, che potrebbe sfociare nella rinuncia all’incarico. Nell’assemblea congiunta che si è tenuta martedì sera, stando a quanto si apprende, l’ex sindaca di Torino avrebbe sottolineato la necessità, per i Cinque Stelle, di non schiacciarsi sulle posizioni del Pd, ma di avere una «postura più autonoma».
Addirittura, secondo indiscrezioni, l’Appendino avrebbe minacciato le dimissioni in dissenso con la linea del leader Giuseppe Conte e anche per i risultati negativi finora ottenuti dal Movimento.
Conte rivendica il percorso
Un dato che fa riflettere anche perché, come segnalato dallo stesso Conte, il sostegno a Eugenio Giani è stato frutto di un lavoro non facile condotto nel territorio. «Sicuramente per noi è stato un percorso faticoso perché, come abbiamo detto dall’inizio, veniamo da un’opposizione chiara, forte e sincera della giunta uscente di Giani. Per noi è stato complicato poter partecipare a questa coalizione e lo abbiamo fatto sulla base di temi e progetti e con un cambio di asse politico e assetti strategici».
Un lavoro che Conte rivendica e, arrivando a Villa Nazareth per partecipare al conferimento del Premio internazionale Achille Silvestrini per il dialogo e la pace alla parrocchia di Gaza, sottolinea che dare una postura autonoma è esattamente «quello che il Movimento sta facendo in ossequio al processo costituente che ha autodefinito il M5S una forza progressista indipendente».
E, quanto alle alleanze con il Pd, precisa: «Si va insieme solo se ci sono programmi chiari, concordati per iscritto, dove i nostri obiettivi strategici sono condivisi. È quello che è stato fatto fino a qui e noi siamo assolutamente tutti legati a quello che è stato il processo costituente».
Stupore tra i parlamentari
Non solo. A scandagliare fonti parlamentari rispetto alla questione della postura, si registra un certo stupore. È strano, ragiona un deputato, che questa critica arrivi proprio nei giorni in cui nel Partito Democratico si riapre il dibattito con i riformisti, a disagio nel vedere il Pd succube del Movimento, e in cui il gruppo pentastellato alla Camera è riuscito a mantenere una posizione terza sulla mozione riguardante il memorandum con la Libia rispetto a quella di Pd, Avs, Italia Viva e Più Europa.
Quanto poi alle dimissioni di Appendino, il capo del Movimento precisa di non avere ricevuto nulla: «Lo scrivono i giornali. Ieri abbiamo fatto, come spesso accade, un confronto in congiunta e non c’è stato nessun annuncio di dimissioni. Io non ho ricevuto nulla. Permettetemi di dire», ha aggiunto rivolgendosi ai cronisti, «che sono il presidente che ha nominato la vicepresidente: se ci fossero state dimissioni sarebbero arrivate prima a me e in questa situazione non avrebbe senso perché io devo andare in votazione per il rinnovo della presidenza, siamo tutti in scadenza e scadono anche i vicepresidenti».
Insomma, se Chiara Appendino vuole rinunciare all’incarico può attendere la conclusione dell’iter di elezione del presidente. Se, come appare probabile, Conte sarà rieletto, basterà che rinunci all’incarico, semmai dovesse esserle offerto.




