Alessio Sica: «Con Le porno precarie esploro la comicità per la prima volta. È una sfida bellissima»

Il “Duro a morire” della prima commedia di Maria Bolignano si racconta a IlSud24.it

«Non so se lei è stata fortunata a trovare me o io fortunato a trovare lui, ma il mio personaggio “Duro a morire” ha molto di me. È dentro una sua bolla, non ascolta, spesso non capisce quello che gli viene detto… e io purtroppo sono un po’ così!» racconta ridendo Alessio Sica, uno degli interpreti maschili della nuova commedia Le pornoprecarie, scritta da Maria Bolignano.

Attore con una carriera che spazia tra teatro, cinema e televisione, Sica arriva a questa esperienza con la curiosità di chi ha voglia di mettersi in gioco su un terreno nuovo: «Io non ho mai fatto commedia e questa è una strada che voglio esplorare. Ho delle colleghe mostruose con tempi comici e un’energia scenica pazzeschi. Quando entrano in scena e dicono le loro battute, non puoi non guardarle. È una bellissima sfida e un’occasione per fare qualcosa che non avevo mai fatto».

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Una frase ha acceso il suo desiderio di diventare attore

La sua avventura artistica, in realtà, parte da lontano e in maniera insolita. «A 21 anni vivevo a Londra, dove lavoravo come intermediario marittimo: facevo l’agente di spedizioni e ci ho lavorato per dieci anni».

«A un certo punto me ne andai a fare tre mesi di vagabondaggio in California, con lo zaino in spalla. Era il 2003, non c’era internet come oggi. In quel periodo cercavo una svolta, come capita a quell’età. Una mattina, la mia fidanzata di allora, mi disse con una semplicità disarmante: “Ma tu hai mai pensato di fare l’attore?”. Quella frase fu un detonatore. Io covavo questo desiderio nascosto ed era come se stessi aspettando di sentirmelo dire. Da allora non ho più smesso di inseguire questa strada. Provai a iscrivermi all’Università della California a San Diego, che offriva corsi gratuiti di recitazione, ma ero in ritardo con le iscrizioni».

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L’incontro con Loftus Burton e le prime esperienze tra teatro e cinema

«Tornato a Londra, incontrai per caso Loftus Burton quello che è ancora oggi il mio manager, che mi propose di entrare nella sua agenzia di moda e attori. Lì iniziai a studiare recitazione e non mi sono più fermato».

Il percorso lo ha portato a dividersi tra teatro e cinema, senza scegliere una sola direzione. «Io sono un grande curioso, quasi bulimico sotto questo punto di vista. Vorrei provare tutto nella vita. Il teatro e il cinema sono due mondi completamente diversi: richiedono intenzioni differenti, stimolano emozioni in modi opposti. Ma entrambi mi affascinano e li considero allo stesso livello anche se su binari diversi… uno ha un piacere più esterno e totalizzante, l’altro è più intimo e diretto. Amo questa alternanza».

Dal palcoscenico all’aula

Accanto al lavoro di attore, Sica porta avanti anche quello di docente, con una visione molto chiara: «Io cerco di trasmettere la passione. A me è stata donata da insegnanti straordinari che vivevano la recitazione come qualcosa di sacro. E quando vivi la recitazione con questo spirito, esce sempre qualcosa di bello. Non dobbiamo essere robotici: l’arte è sacralità».

«Ho detto sì a Le pornoprecarie per sperimentare il registro comico»

Sul suo ingresso in “Le pornoprecarie”, racconta: «Stavo interpretando due spettacoli molto intensi, uno diretto da Luciano Melchionna e uno su Cesare Pavese alle Officine del San Carlo. Erano ruoli emotivamente forti, e dopo due giorni mi chiamò Rino Pinto proponendomi questo progetto. Ho detto subito sì. Era perfetto: mi dava l’occasione di sperimentare il registro comico e di confrontarmi con un gruppo straordinario».

Tra i momenti più significativi dello spettacolo, Sica indica un passaggio preciso: «Il monologo di Nunzia Schiano sull’intelligenza artificiale e i social è potentissimo. Oggi queste tecnologie sono più forti di noi, l’essere umano rischia di diventarne vittima. È uno dei messaggi più importanti della commedia, perché davvero siamo a un passo dal perderci».

E poi c’è il suo personaggio, “Duro a morire”: «È un porno attore, ma nel nostro lavoro il lato erotico è trattato in chiave comica, mai maliziosa. È un erotismo leggero, ironico. La comicità nasce dal suo essere distratto, sempre un po’ sulle nuvole, in viaggio nella sua testa. Non partecipa davvero a ciò che accade intorno a lui e da qui nasce il ridicolo. È come se non capisse mai del tutto che cosa stia succedendo. Per me è stato divertentissimo portarlo in scena».

Conclude con una riflessione che racchiude il senso dello spettacolo: «Le porno precarie riesce a trattare temi importanti, dal precariato femminile alla dipendenza dai social, con leggerezza. È questo il bello: arrivare al pubblico senza pesantezza, facendo ridere ma anche pensare».

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