Castiello: «Troppi usano i social per trasmettere messaggi sbagliati»
La violenza minorile come emergenza sociale, la certezza della pena come risposta politica, la prevenzione come sfida culturale. Da questi punti è ripartito ieri sera il dibattito “Sicurezza: dalla violenza minorile alla legge Giò Giò”, ospitato a Villa Fernandes a Portici. Un confronto, promosso dalla Lega, che ha intrecciato testimonianze, analisi e proposte legislative, e che ha visto l’annuncio ufficiale della candidatura dell’avvocato Nicholas Esposito, responsabile Lega Giovani in Campania, al Consiglio regionale della Campania.
Cantalamessa: «Regole chiare e pene certe»
Il senatore Gianluca Cantalamessa, collegato in videoconferenza, ha ricordato l’impegno del partito sul fronte delle norme per arginare la deriva criminale delle fasce giovanili: «Sono oltre 44mila i reati commessi da minorenni nel 2024, 2400 da ragazzi sotto i 14 anni», ha sottolineato. «Abbiamo dovuto adeguare il codice penale, ristabilire regole e punizioni, ma anche lavorare sulla prevenzione. Come Lega, già nel 2018 abbiamo reintrodotto l’educazione civica, oggi il governo ha riportato i Giochi della gioventù e la bocciatura con il 6 in condotta. C’è bisogno di regole, di formazione, e di intervenire anche sui reati commessi da ragazzi che a 16 anni sono criminali incalliti».
Cantalamessa ha poi richiamato le misure del Decreto Caivano: «Se un ragazzo in carcere minorile dimostra di non voler intraprendere un percorso di riabilitazione, sarà trasferito in un carcere ordinario per non influenzare chi può essere recuperato. Abbiamo introdotto l’ammonimento per i reati commessi da minori di 14 anni, obbligandoli a comparire davanti al questore insieme ai genitori. E per combattere la dispersione scolastica, se un ragazzo non conclude l’obbligo la famiglia perderà tutte le misure di sostegno al reddito. Prima, i minori di 14 anni non potevano essere arrestati perché non era consentita la carcerazione preventiva: siamo intervenuti anche su questo».
Esposito: «Basta sconti ai baby criminali»
Dalla stretta legislativa alla dimensione culturale, Nicholas Esposito – responsabile regionale dei Giovani della Lega, consigliere giuridico a Palazzo Chigi e ora candidato al Consiglio regionale – ha lanciato un messaggio netto: «La violenza minorile è una piaga che mette in disordine le nostre città. Bisogna lavorare sul piano culturale, attraverso scuole, parrocchie, associazioni anticamorra: ai ragazzi va spiegato che la vita reale è fatta di lavoro e sacrificio, non della criminalità esibita sui social. Ma serve anche un intervento legislativo forte: se un minore di 16 anni esce armato e spara, non può essere considerato solo un minore, vanno applicate le leggi degli adulti. Basta permessi premio, basta messe alla prova: serve certezza della pena».
Castiello: «Sicurezza, diritto che non si negozia»
Pina Castiello, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha ribadito la linea dura del governo: «La sicurezza è un diritto fondamentale dei cittadini e non arretriamo di un solo passo. Il Decreto Caivano ha introdotto norme importanti: dal reato di stesa alle nuove misure per i minori sopra i 14 anni. Anche se giovani, chi commette omicidi è consapevole di ciò che fa e va assicurato alla giustizia. Su questo siamo irremovibili». Castiello ha richiamato anche il fronte dei social network: «Troppi condannati usano i social per trasmettere messaggi sbagliati. Come Lega abbiamo presentato proposte per impedire questa deriva e siamo certi che il centrodestra saprà compattarsi su queste misure».
La forza della testimonianza di Daniela Di Maggio
Daniela Di Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo – il giovane musicista ucciso a Napoli nell’agosto 2023 mentre tentava di sedare una lite – ha ricordato la genesi delle proposte di legge “Giò Giò”, ispirate proprio alla memoria del figlio. Una testimonianza che ha dato forza al dibattito e che accompagnerà, insieme alla candidatura di Esposito, il percorso politico e legislativo della Lega nei prossimi mesi.
«Il carcere dovrebbe essere per Costituzione riabilitativo ma attualmente il carcere è diventato ricreativo. Io sono una riabilitatrice e vi dico che siamo molto lontani dalla riabilitazione e più vicini alla ricreazione: se facciamo fare a questi ragazzi la cravatta, la pizza, la pasticceria, quando usciranno avremo un assassino che sa fare bene la pizza ma non si è rieducato. Questa riabilitazione è pura ‘finzione’ data da un sistema balordo». E ha incalzato: «Non si possono riabilitare tutti perché il topo di fogna se lo metti sull’albero non diventa uccellino e, credetemi, il killer di mio figlio non può diventare uccellino perché non ne tiene le basi».
Ed è sulle “basi”, su chi dovrebbe aiutare i figli a gettare le fondamenta della cultura della legalità e del rispetto, che Daniela Di Maggio sogna di lavorare. «Questi ragazzi armati, che escono la sera, che fanno veramente danno agli altri e a se stessi, vanno frenati con gli ingredienti della vita di Giogiò – spiega Daniela Di Maggio -. Giogiò viveva nella bellezza, nella musica, nell’arte, nell’amicizia sana, nella condivisione. Tutto questo è quello che dobbiamo offrire a questi ragazzi. Soprattutto nelle periferie e nei luoghi di dolore, dove c’è il mood dello sconfitto. Dobbiamo portare il mood del vincitore. Significa armare i bambini di strumenti musicali, portare la musica, tutta l’arte in tutte le sue declinazioni». Prevenzione, dunque, ma anche repressione. «Servono leggi più rigide – insiste Daniela Di Maggio – Vanno riviste le leggi perché i minori di oggi non sono i minori di 30 anni fa»