Omicidio di Chiara Poggi, trovate otto nuove impronte su cereali e spazzatura

Sono emerse durante l’incidente probatorio

Otto impronte parziali, sei sul sacchettino con dentro i cereali e due sul sacchetto con dentro la spazzatura. A distanza di 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi è un risultato quasi sorprendente quello emerso ieri durante l’incidente probatorio disposto dal gip di Pavia Daniela Garlaschelli nella nuova indagine con cui la procura guidata da Fabio Napoleone ipotizza che a uccidere la ragazza sia stato l’amico del fratello, Andrea Sempio, in concorso con altre persone.

Una ricostruzione a cui si stanno cercando i riscontri ma che finora, per quel che si sa, non ha cambiato il quadro tracciato con la condanna in via definitiva a 16 anni di carcere di Alberto Stasi, l’allora fidanzato della vittima, che si è sempre proclamato innocente.

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Nel pomeriggio di ieri, dopo almeno cinque ore di lavoro negli uffici della Questura di Milano, il perito dattiloscopico Domenico Marchegiani e i consulenti dei pm, delle difese e della famiglia di Chiara, hanno rintracciato le otto impronte latenti non sull’etichetta del bricchetto di Estathè, né sulla confezione di biscotti ma sui due sacchetti, tutto materiale che fu sequestrato nell’immediatezza del delitto. Si tratta di tracce che vantano i requisiti minimi – ossia che presentano almeno 10 creste o una caratteristica specifica – ma al momento non si sa se sono utilizzabili (vanno definite le minuzie).

Accertamenti irripetibili e proroga dei termini

Per questo Marchegiani dovrà fotografarle con tecniche particolari e inviare la documentazione fotografica al suo ausiliario tecnico, un esperto dell’ufficio di polizia scientifica di Torino. Il quale le valuterà al fine di stabilire se si possano usare o meno per la comparazione delle impronte disponibili e che sono state prelevate, oltre che a Chiara in sede di autopsia, a tutti coloro che si sono alternati sulla scena del crimine prima del brutale assassinio, avvenuto la mattina del 13 agosto 2007.

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Dopo l’isolamento del Dna di Stasi sulla cannuccia dell’Estathè, le otto tracce dattiloscopiche rintracciate ieri, sono il secondo elemento concreto emerso dall’incidente probatorio di cui Marchegiani e la genetista Denise Albani, l’altra perita nominata dal giudice, hanno chiesto la proroga, in quanto i 90 giorni che sono decorsi dal 17 giugno scorso, non bastano per completare l’accertamento irripetibile. Per discutere della richiesta e di altre questioni venute a galla in questi mesi la giudice Garlaschelli ha convocato le parti processuali in aula per il prossimo 26 settembre.

Dubbi degli esperti e possibili confronti col Dna

«Personalmente ero abbastanza scettico perché il tempo può far sì che molte delle tracce svaniscano. In realtà abbiamo visto oggi, dopo una estate di notizie suggestive, che siamo tornati a occuparci di qualcosa di importante», ha affermato Dario Redaelli, consulente dei famigliari di Chiara. Come ha sottolineato l’ex comandante del Ris e ora consulente di Sempio, Luciano Garofano, «sono potenzialmente utili» e «vanno confrontate ma in funzione degli esiti del Dna sembra più probabile che possano essere di Chiara Poggi e di Alberto Stasi, ma è tutto da stabilire».

E questo perché finora è loro il Dna ritrovato sulla spazzatura. E mentre Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi, ha detto che l’ex studente bocconiano è «distaccato» dalle indagini e «guarda al futuro», inquirenti e investigatori sono in attesa del trasferimento in Italia di Flavius Savu, il romeno arrestato martedì in Svizzera dopo anni di latitanza e condannato in via definitiva a 5 anni di carcere con l’accusa di estorsione nei confronti dell’ex rettore e dell’ex vicerettore della Madonna della Bozzola. L’uomo dovrà essere interrogato per via delle sue dichiarazioni, che mai hanno trovato un riscontro, in merito a presunti festini a sfondo sessuale al santuario legati all’omicidio di Chiara.

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