Due secoli di progetti per unire Sicilia e Calabria
L’idea di un collegamento fisso fra Sicilia e continente affonda le radici nell’Ottocento, quando Ferdinando II ipotizzò un ponte. Da allora, tra studi e tentativi, il progetto attraversa tutto il Novecento. Dopo l’Unità d’Italia si susseguono proposte — dal ponte sospeso alla galleria sottomarina di Carlo Alberto Navone — mentre il terremoto del 1908 impone approfondimenti geologici e di sicurezza.
Anche il fascismo guardò al ponte: nel 1934 il generale Antonino Calabretta progettò un collegamento tra Punta Faro e Punta Pezzo; nel 1942 Mussolini dichiarò: «È tempo che finisca questa storia dell’isola: dopo la guerra, farò costruire un ponte». L’invasione angloamericana bloccò ogni piano.
Dopo la guerra: progetti e concorsi internazionali
Nel dopoguerra la questione tornò d’attualità, con progetti sempre più ambiziosi e il coinvolgimento di grandi enti pubblici e privati. Nel 1952 l’associazione costruttori affidò all’ingegner David B. Steinman un progetto di ponte sospeso d’avanguardia; negli anni Cinquanta e Sessanta si svolsero ricognizioni geofisiche e si formò il primo nucleo organizzativo delle imprese interessate, fino al concorso internazionale del 1969, che raccolse centinaia di idee – dalla galleria ancorata al fondo al ponte strallato o a campata unica di migliaia di metri – premiando soluzioni di diverso impianto.
Dalla legge del 1971 alle valutazioni di fattibilità
Negli anni Settanta e Ottanta il progetto acquisì dimensione istituzionale: la legge del 1971 e la nascita della società concessionaria segnarono la volontà di realizzare un’opera strategica. Tra anni Ottanta e Novanta si consolidò la scelta per un ponte “aereo” a campata unica eccezionale, sostenuta da IRI e Ferrovie. Nei decenni seguenti si produssero progetti preliminari e aggiornamenti, ma l’opera restò legata a valutazioni di fattibilità tecnica, ambientale e finanziaria.
Il nuovo millennio e le difficoltà politiche
Nel nuovo millennio si alternarono fasi di avanzamento e stallo: dalla pubblicazione del progetto preliminare e gara del 2005, alle inchieste e ai timori di infiltrazioni mafiose, fino ai blocchi politici e amministrativi, tentativi di rescissione, penali, fusioni societarie e liquidazione della concessionaria nel 2013. Ulteriori rilanci — con dichiarazioni di interesse nel 2016, valutazioni nel 2020 e riavvii nel 2023 — hanno riportato il progetto in pianificazione, sempre sulla soluzione della campata unica. La vicenda è la storia di un’opera ambiziosa, ostacolata da vincoli geologici e sismici, alti costi, complessità finanziarie, questioni ambientali, instabilità politica e rischi illeciti.
L’approvazione definitiva e i dati del progetto
Dopo 53 governi dal 1946, il progetto definitivo è stato approvato dal CIPESS il 6 agosto 2025. La realizzazione resta legata a finanziamenti, verifiche tecniche e volontà politica, oggi apparentemente favorevole. L’idea di unire Sicilia e Calabria ha attratto governi di ogni orientamento; i più concreti sono stati quelli di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, seguiti da iniziative di Prodi, Renzi e Draghi. Oggi sappiamo che il ponte sarà lungo 3.666 metri, largo 60, con torri alte 399 metri, capace di 6.000 veicoli l’ora e 200 treni al giorno. Un’opera che unirà la Sicilia al continente, offrendo all’ingegneria italiana l’occasione di affermarsi nel mondo, generando sviluppo e nuove infrastrutture per tutta l’area.
Federico II come simbolo del ponte
Vista anche la corsa all’intitolazione, entriamo con decisione nel dibattito: dedichiamo il ponte a Federico II di Svevia. Un arco di civiltà sospeso tra due terre, nel nome dell’imperatore che fece della Sicilia il ponte tra i popoli e le culture del Mediterraneo. Federico II trasformò l’isola nel cuore politico e culturale di un impero proiettato verso il Mare Nostrum, crocevia fra Europa, Africa e Asia. La sua corte mescolava lingue, religioni e tradizioni, proprio come il ponte unirebbe due sponde diverse ma interconnesse; fu promotore di scienza, diritto e architettura, anticipando una visione “moderna” di sviluppo e infrastrutture.
Un simbolo di rilancio per il Mezzogiorno
Non da ultimo, la Sicilia sotto Federico II non era periferia, ma centro del mondo conosciuto: un concetto che il ponte potrebbe rievocare simbolicamente. Federico II, ponte egli stesso fra due mondi e fra cielo e terra, diverrebbe così il simbolo del rilancio del Mezzogiorno e della nuova centralità europea e mediterranea dell’isola, in un luogo dove memoria e acciaio si intrecciano indissolubilmente.