Marina Rei, una carriera fuori dalle mode e dentro le emozioni

Da Jamie Dee a «Niente amore»: trent’anni di musica, teatro e libertà

Marina Restuccia, in arte Marina Rei e talento emergente delle percussioni, affonda le radici in una famiglia di musicisti d’eccezione: il padre, Enzo, storico batterista dell’orchestra di Ennio Morricone, e la madre, Anna Giordano, violista dell’orchestra sinfonica romana. Classe 1969, romana, cresciuta tra spartiti e ritmi jazz, svilupperà fin da giovanissima una passione viscerale per la musica. A diciotto anni deciderà di camminare con le proprie gambe, lasciando la casa per iniziare una carriera sul palcoscenico. Nei locali più noti della Capitale si farà conoscere per uno stile che unisce tecnica e istinto, tradizione e modernità, vocalità autentica.

Gli anni ’90

Negli anni ’90 inciderà con il nome Jamie Dee dischi dance, portando un tocco italiano anche in Giappone. Dopo i primi brani pubblicati con Flying Records, tra cui l’energica «Burnin’ Up», collaborerà con i fratelli Minoia su una serie di singoli. Il suo primo album, «Different Moods», arriverà in terra nipponica con brani come «Special Love».

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Nel ’94 cambierà rotta approdando alla X Energy, dove esplorerà nuove sonorità con «Don’t Be Shy» e un album che mescolerà ritmi da club e atmosfere acid jazz. «People (Everybody Needs Love)» segnerà il suo debutto anche negli Stati Uniti.

Non si ferma qui: parteciperà a progetti paralleli come Blunero, JFM Project e Mistral, fino a chiudere il capitolo Jamie Dee con singoli come «So Good», «Dreaming Blue» e «U». Nel frattempo firmerà con Virgin Records, mantenendo viva la collaborazione artistica con Frank Minoia.

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Il consolidamento artistico

Nel 1995 Marina Rei inaugurerà una nuova fase artistica con «Sola», brano che la introdurrà nel panorama soul e acid jazz italiano. Il suo primo album, scritto con Frank Minoia, riceverà subito grande attenzione ma la vera consacrazione arriverà nel 1996 al Festival di Sanremo, dove si classificherà terza nella sezione Giovani con «Al di là di questi anni» e vincerà il prestigioso Premio della Critica. La sua esibizione a piedi nudi diventerà iconica, emblema di una personalità libera e autentica.

L’album d’esordio, ristampato con il brano sanremese, supererà le 130.000 copie vendute, guadagnandosi il Disco di Platino. Nello stesso anno riceverà anche il Telegatto d’oro come migliore rivelazione musicale nel concorso «Vota la voce» e parteciperà al tradizionale concerto del Primo Maggio in Piazza San Giovanni a Roma. Nel 1997 Marina Rei tornerà al Festival di Sanremo con «Dentro me», affiancata nel videoclip dal ballerino Daniel Ezralow.

L’album «Donna» confermerà le sonorità soul della cantante, grazie al lavoro con Frank Minoia e una prestigiosa collaborazione con il sassofonista Michael Brecker. Il singolo di punta, «Primavera» (cover del celebre brano «You to Me Are Everything») conquisterà pubblico e critica, aggiudicandosi il Disco per l’Estate. Il relativo videoclip vedrà la partecipazione dell’attrice Margherita Buy.

Il tour registrerà un grande successo e l’album verrà pubblicato anche in Spagna, con una selezione dei brani più noti e versioni in lingua spagnola. Marina si affermerà così non solo come interprete, ma anche come musicista, esibendosi spesso come vocalist e percussionista.

Nuove collaborazioni e stilistiche musicali

Con l’album «Animebelle», pubblicato nel 1998, Marina Rei affermerà una maggiore autonomia creativa. Dopo anni di collaborazione con Frank Minoia, l’artista deciderà di affidarsi a Pietro e Paolo Micioni, dando vita a un progetto musicale che fonderà atmosfere soul e aperture al pop internazionale.

Il primo singolo estratto, «T’innamorerò», tradotto per il mercato anglosassone con il titolo «Heal Me With Your Love», rappresenterà perfettamente questa evoluzione stilistica: sonorità più ampie, arrangiamenti sofisticati e una vocalità sempre più libera. Tra i protagonisti del disco spiccheranno nomi di rilievo come Ashley Ingram, storico bassista degli Imagination e produttore della soul singer Des’ree, e Trilok Gurtu, percussionista di fama mondiale.

Nel 1999 sarà nuovamente presente al Festival di Sanremo con il brano «Un inverno da baciare», che riscuoterà un grande successo grazie anche a un videoclip innovativo dove la cantante apparirà in versione digitale, ispirata alla figura di Lara Croft. La ristampa di «Animebelle» rimarrà a lungo nella classifica, trainata anche dalle hit «Cuore a metà» e «L’allucinazione», con cui parteciperà al Festivalbar, conquistando un disco di platino. La canzone «Fortunata», ispirata al libro «La gabbianella e il gatto» di Sepúlveda, confermerà la varietà dell’ispirazione artistica di Marina.

Gli anni 2000

Nel 2000 Marina Rei pubblicherà «Inaspettatamente», album dalle tinte rock ed elettroniche che rifletterà un momento personale intenso, tra rabbia e delusione. La cantautrice firmerà quasi tutte le tracce avvicinandosi al sound romano dei Tiromancino: non a caso, Federico Zampaglione contribuirà al brano «La mia felicità». Nonostante il successo radiofonico di «I miei complimenti», l’album troverà maggior riscontro nella critica rispetto al pubblico.

Nel 2002, dopo il passaggio alla BMG, Marina darà vita a «L’incantevole abitudine», ispirato dalla nascita del figlio Nico. Prodotto da Daniele Sinigallia, l’album mostrerà una maturità nuova e conquisterà le radio con «Il giorno della mia festa». Degni di nota anche «La parte migliore di me», inserita nella colonna sonora di «Ricordati di me», «Così lontani» e «Qualcuno con cui restare», brani che sveleranno la profondità del nuovo corso artistico.

Dalla musica al teatro al cinema

Nel 2004 Marina Rei parteciperà al progetto «Voli imprevedibili», tributo a Franco Battiato, interpretando «La stagione dell’amore». Nello stesso anno firmerà «And I Close My Eyes» per la colonna sonora del film «Fino a farti male», ricevendo una candidatura al Nastro d’argento. Nel 2005 tornerà al Festival di Sanremo con «Fammi entrare», cofirmata dai fratelli Sinigallia e Riccardo, dopo che «Song’je», prevista in napoletano, verrà esclusa dal regolamento. Lo stesso anno segnerà il suo distacco dalle major e l’inizio di un percorso indipendente con l’album «Colpisci», prodotto da Daniele Sinigallia con la collaborazione di Cristiano Godano.

Tra il 2005 e il 2006 Marina porterà in scena «L’Acustico in 7», progetto teatrale dove reinterpreterà i suoi brani in chiave unplugged con un uso marcato degli archi, sottolineando una continua ricerca stilistica e di autenticità espressiva.

Il tour e l’intesa con Gazzè e Turci

Nel 2007 la Rei pubblicherà «Al di là di questi anni», album registrato in presa diretta che rivisita i suoi brani più amati con nuovi arrangiamenti, tra chitarre elettriche, tastiere e percussioni acustiche. Il disco, edito da On the Road Music Factory, includerà anche la cover inedita degli Afterhours «Quello che non c’è», rielaborata con Anton Giulio Frulio.

Sempre nel 2007, prenderà parte al tour «Di comune accordo» con Paola Turci e Max Gazzè, toccando borghi italiani e una tappa estera a Losanna, in un format acustico e condiviso.

Nel 2008 sarà ospite al Festival di Sanremo nella serata dei duetti, esibendosi con Turci e Gazzè nel brano «Il solito sesso», confermando la sintonia artistica del trio emersa nel tour.

Gli album e collaborazioni di spicco

L’8 maggio 2009 Marina Rei pubblicherà «Musa», album di inediti prodotto e scritto interamente da lei. Anticipato dal singolo omonimo, il disco celebrerà figure femminili forti nella società, nella famiglia e nel lavoro, con un sound variegato e più aperto rispetto alle produzioni precedenti. Tra i brani spiccano «Donna che parla in fretta», la cover «Il mare verticale» di Paolo Benvegnù e «Un volo senza fine» con Carmen Consoli.

Nel 2010 Marina Rei firmerà «Il cielo sopra di noi», brano interpretato da Paola Turci nell’album «Giorni di rose». Nel 2011 passerà alla Big Fish Entertainment e avvierà il progetto live «Black Beauty» in duo con il DJ Andrea Normanno. Nello stesso anno scriverà «Passerà l’estate» per Giorgia, incluso nel disco «Dietro le apparenze».

Nel 2012 ritornerà con «E mi parli di te», singolo nato dalla collaborazione con Pierpaolo Capovilla, seguito da «L’errore», scritto con Andrea Appino. Entrambi anticiperanno l’uscita dell’album «La conseguenza naturale dell’errore», che vedrà la partecipazione di artisti come Ennio Morricone, Paolo Benvegnù, Cristina Donà, Valerio Mastandrea e Riccardo Sinigallia.

Nel 2014 sarà ospite al Festival di Sanremo, dove duetterà con Sinigallia in «Ho visto anche gli zingari felici» di Claudio Lolli. Il 30 settembre pubblicherà il decimo album «Pareidolia», prodotto da Giulio Ragno Favero e anticipato dal singolo «Lasciarsi andare». Nel 2016 lancerà il singolo «Portami a ballare».

Dal primo romanzo ai 25 anni di carriera

Nel 2020 sarà la volta dell’album «Per essere felici», anticipato dal singolo uscito a gennaio. Tra il 2021 e il 2022 prenderà parte al tour «Volevo fare la rockstar» di Carmen Consoli come batterista, e debutterà come scrittrice con il romanzo «Un giorno nuovo», firmando anche la prefazione di «Ore Cutanee» di Duilio Scalici.

Nel 2022 collaborerà con Consoli nel brano «Un momento di felicità». Nel 2023 uscirà «Donna che parla in fretta live», registrato a Roma nel 2020 in occasione dei 25 anni di carriera. Nel 2024 annuncerà «Niente Amore», nuovo album prodotto da Riccardo Sinigallia, anticipato dal singolo «Domenica dicembre».

Niente amore: il disco che smentisce se stesso

Nonostante il titolo, «Niente amore» è un’opera completamente dedicata all’amore: non come certezza, ma come tensione costante. Il nuovo lavoro di Marina Rei si muoverà con equilibrio tra il personale e l’universale, evitando facili consolazioni e scegliendo invece una narrazione autentica e viscerale.

La tracklist si aprirà con l’elegia di «Domenica dicembre», dove il dolore si trasfigurerà in sogno. «Arrivo sempre dopo», ispirata a una poesia di Beatrice Zerbini, esplora con voce rotta il senso di inadeguatezza. «Se voglio da bere» sarà uno dei momenti più crudi e potenti, ritratto di una femminilità nuda e fiera.

Tra i brani più intensi, «Noi che sappiamo perdonarci» racconta l’amore che resiste e sceglie di ricominciare, mentre «Mi mancherai» racconterà l’addio con disarmante sincerità. Nella title track, l’assenza si fa origine, e «Voglio amare tutti» proporrà un’idea di amore libero e inclusivo. Chiudono il disco «Leggero», inno alla fragilità che si trasforma in forza, e «Ancora un altro giorno», carezza finale che rende omaggio alla memoria.

La produzione firmata da Riccardo Sinigallia è raffinata e stratificata: tra ballate, elettronica sottile e atmosfere cinematografiche, ogni brano troverà il proprio spazio. Un album che invita all’ascolto attento, rifiutando ogni formula e lasciando che la voce diventi presenza.

 

Setaro

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