Piovono fondi per i grandi eventi, ma palestre di periferia crollano
L’assegnazione dell’America’s Cup a Napoli ha riacceso i riflettori sul nostro territorio. Una vetrina di prestigio internazionale, celebrata da istituzioni e media, accolta con entusiasmo da chi intravede ritorni economici e turistici. Ma accanto a questo entusiasmo, cresce anche un senso di amarezza, di disillusione. Perché, mentre si spendono parole, fondi e attenzione per i grandi eventi, lo sport di base nelle periferie e nelle province italiane (soprattutto al Sud) continua ad essere ignorato, sottovalutato e abbandonato dalle istituzioni locali.
Dove sono gli imprenditori quando si tratta di finanziare un’associazione sportiva e/o una palestra abbandonata da mettere a norma? Dove sono le fondazioni, i grandi marchi, la società civile quando si cerca di sostenere una A.S.D. che prova a togliere i ragazzi dalla strada? Tutti sembrano presenti quando c’è un ritorno d’immagine o un business assicurato. Ma quando si parla di sport come educazione, inclusione, prevenzione del disagio, allora cala la notte, il silenzio più totale.
Eppure è in quei contesti che si gioca la vera partita
Perché chi salverà questa generazione abbandonata, se non lo sport, visto che la scuola, purtroppo, giorno dopo giorno sta perdendo credibilità e autorevolezza? Chi offrirà ai giovani delle periferie una rete educativa, se non quei coach, tecnici, allenatori e dirigenti che, con sacrifici personali e senza visibilità, tengono aperti centri sportivi e associazioni?
Il rischio è di costruire eventi effimeri e luccicanti sopra fondamenta che stanno crollando. Tuttavia, a mio avviso, la stampa ha un ruolo cruciale: raccontare questa realtà, dare voce a chi non ha portavoce, e denunciare l’ipocrisia di un sistema che finanzia lo show (Serie A), ma dimentica i ragazzi. L’America’s Cup a Napoli è una grandissima occasione creata dal governo Meloni, ma noi, che da una vita ci dedichiamo anima e corpo a salvare ed educare la vita dei nostri giovani, non dobbiamo lasciare che questo evento sia solo l’ennesimo fuoco d’artificio.
Servono investimenti veri, strutturali, duraturi, come si è fatto per Caivano. Ma soprattutto serve anche una legge ad hoc, che metta in condizione gli imprenditori onesti di finanziare le piccole realtà sportive. Infatti, auspico che anche il C.O.N.I., con il suo nuovo presidente Buonfiglio, nato proprio nella capitale del Mediterraneo, Napoli, possa dare un valido contributo in merito a questo delicato argomento. Solo così si potrà sperare di ricucire la distanza tra il Paese dei grandi eventi e quello delle palestre chiuse, abbandonate, fatiscenti, e covi per clochard e delitti ingiusti.