I connazionali residenti in Iran sono 450
Priorità alla de-escalation e al ritorno alla diplomazia, in un contesto complesso segnato dalla «preoccupazione» per i rapporti dell’Aiea sulle violazioni da parte di Teheran degli obblighi previsti dal Trattato di non proliferazione nucleare.
Giorgia Meloni segue da vicino l’evoluzione dell’attacco israeliano all’Iran e, dopo un vertice con ministri e intelligence, si dedica a una serie di colloqui telefonici con Donald Trump, Ursula von der Leyen, Friedrich Merz e Benjamin Netanyahu.
A tutti gli interlocutori, la presidente del Consiglio, esprime la disponibilità dell’Italia a intraprendere ogni azione che possa favorire «una soluzione diplomatica», come già fatto con le due tornate negoziali tra Iran e Stati Uniti, che si sono tenute a Roma.
Il colloquio con Netanyahu
Nel corso del colloquio con il premier israeliano, poi, Meloni «condivide la necessità di assicurare che l’Iran non possa in alcun caso dotarsi dell’arma nucleare, auspicando al contempo che gli sforzi condotti dagli Stati Uniti per giungere ad un accordo possano ancora avere successo».
A Netanyahu, viene sottolineato, la premier ribadisce ancora una volta l’urgenza di garantire l’accesso dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile della Striscia di Gaza.
La premier ha contatti telefonici anche con il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohamed bin Salman Al Saud; re Abdallah II di Giordania; il sultano dell’Oman, Haytham bin Tariq Al Said, e Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, confrontandosi su come lavorare insieme per favorire una soluzione diplomatica.
Al vertice in videocollegamento vi partecipano i numeri uno dell’intelligence, i vicepremier Antonio Tajani, Matteo Salvini, i ministri Guido Crosetto, Matteo Piantedosi, e Giancarlo Giorgetti, e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.
La nota di Palazzo Chigi
«Nel corso della riunione, durata circa un’ora, si sono registrati con preoccupazione i rapporti dell’Aiea che hanno trovato l’Iran in violazione dei suoi obblighi secondo il Trattato sulla Non Proliferazione delle Armi nucleari», è la denuncia contenuta nella nota diffusa da Palazzo Chigi, al termine della riunione.
«In questo quadro è stato riaffermato il pieno sostegno ai negoziati tra Stati Uniti e Iran per un accordo sul programma nucleare iraniano, come testimoniato dalle due tornate negoziali ospitate a Roma – si precisa -, e sottolineato come una soluzione diplomatica debba restare l’obiettivo prioritario». «Il governo italiano continuerà a lavorare con tutti i partner per promuovere una de-escalation», si puntualizza.
Ma l’altro tema che preme il governo è la sicurezza dei cittadini e dei militari italiani. «Sono circa 450 i connazionali residenti in Iran, sono stati tutti contattati dall’ambasciata e non ci preoccupazioni particolari, tranne la situazione generale», assicura Tajani.
«I colloqui Usa-Iran in Oman di domenica sono stati annullati, ma visto che fino a ieri sera (giovedì, ndr.) erano stati confermati ero convinto che l’attacco israeliano non sarebbe stato così imminente – confida il titolare della Farnesina -. Si sapeva che ci sarebbe stato un attacco, ma ritenevo che Israele avrebbe dato un’altra possibilità» ai colloqui. Comunque «noi non siamo stati informati dell’attacco, solo gli Stati Uniti sono stati informati», sostiene.
«Ho parlato a lungo con i ministri degli Esteri di Israele, Oman, Iran, Francia. Ne sentirò altri nel corso della giornata. L’obiettivo di tutti noi europei è impedire un’escalation», sostiene.
Al telefono con Tajani, il direttore dell’Aiea Rafael Grossi avrebbe rassicurato, escludendo conseguenze gravi dal punto di vista delle radiazioni a seguito degli attacchi israeliani.
Incontro con Gideon Sa’ar e le valutazioni israeliane
Il capo della Farnesina ha un colloquio anche con il collega israeliano Gideon Sa’ar, con il quale insiste sulla necessità di lavorare per una de-escalation e per la ripresa del dialogo e su quanto sia urgente il cessate-il-fuoco anche nella Striscia di Gaza.
In base a quanto avrebbe riferito Sa’ar, Israele avrebbe avuto precise informazioni di intelligence sul programma nucleare e su quello missilistico iraniano: Teheran avrebbe potuto disporre di otto o dieci bombe atomiche in sei mesi, sarebbe la tesi.
L’israeliano avrebbe poi confermato anche l’intenzione di Tel Aviv di proseguire con l’operazione ‘Rising lion’ per settimane e di non ritenere un obiettivo il cambio di regime ma di non poterlo escludere.
Il dialogo con Teheran
La diplomazia italiana ha una tradizione storica di dialogo aperto ma franco anche con l’Iran (la settimana scorsa era a Teheran il segretario generale della Farnesina).
Nella telefonata con Tajani, il collega iraniano Abbas Araghchi ha condannato come grave crimine internazionale l’attacco israeliano e confermato che Teheran intende reagire duramente. Ma anche assicurato che gli iraniani sarebbero disponibili a riprendere il dialogo se Israele interrompesse gli attacchi.
Dal canto suo, Tajani avrebbe chiesto con forza di evitare reazioni azzardate, di lavorare seriamente per la de-escalation e ribadito che questo è il momento della diplomazia. L’Italia è pronta a ospitare nuovi incontri negoziali con gli Usa, è il mantra che arriva da Roma. Mentre da Palazzo Chigi si fa sapere che il coordinamento tra governo e intelligence è «convocato in forma permanente per assicurare un monitoraggio costante della situazione che permetta in ogni momento di adottare le misure che si rivelino necessarie».