Caserta. Un evento pubblico dal titolo “Senza paura… Giuseppe Salvia, una storia da raccontare” si terrà sabato 17 maggio 2025 alle ore 18:00 presso il Circolo Nazionale di Caserta (Via Mazzini n. 2). Organizzato dal movimento “Invisibili” – impegnato per legalità, giustizia e solidarietà – l’incontro sarà l’occasione per ricordare la figura di Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale assassinato dalla camorra nel 1981 e divenuto simbolo della lotta alla mafia e della difesa dello Stato di diritto.
Chi era Giuseppe Salvia, l’uomo che sfidò la camorra
Giuseppe Salvia (Capri, 1943 – Napoli, 1981) fu vice direttore e responsabile del reparto di massima sicurezza del carcere napoletano di Poggioreale dal 1973 che in quegli anni era teatro di faide sanguinose tra clan camorristici, con i boss detenuti che spesso godevano di molti privilegi. Salvia convinto del valore della legalità, decise di opporsi a questo stato di cose.
Il 7 novembre 1980, al rientro in carcere del boss Raffaele Cutolo (all’epoca capo incontrastato della Nuova Camorra Organizzata), pretese che il detenuto fosse perquisito secondo regolamento, come chiunque altro. Mentre molti subordinati esitavano intimoriti, Salvia prese l’iniziativa deciso a far rispettare le regole anche al boss più temuto del carcere. Fu un affronto che Cutolo non gli perdonò: reagì schiaffeggiandolo pubblicamente e, pochi mesi dopo, ne decretò la condanna a morte.
La vendetta della camorra arrivò la mattina del 14 aprile 1981, Giuseppe Salvia – appena 38enne – uscì dal lavoro un’ora prima del solito, dirigendosi in auto verso casa, nel quartiere napoletano dell’Arenella. Sulla Tangenziale di Napoli, all’altezza dello svincolo Arenella, fu affiancato da due auto con a bordo un commando di killer legati a Cutolo: Salvia provò a seminare i sicari, ma venne bloccato e crivellato di colpi.
Morì sul colpo, al centro della carreggiata. La camorra puniva così l’uomo dello Stato che aveva osato sfidare il suo potere dentro le mura del penitenziario. Le indagini accertarono il mandato di Raffaele Cutolo dietro l’omicidio: il boss fu condannato all’ergastolo come mandante dell’agguato.
La legge deve essere uguale per tutti
Il sacrificio di Giuseppe Salvia è stato riconosciuto come esempio di coraggio civile. Salvia viene oggi ricordato come un “servitore dello Stato” integerrimo, “un uomo onesto, un martire per la legalità”.
La sua determinazione nel non piegarsi all’arroganza criminale – “decise di non arretrare, di non chinare il capo dinanzi alla prevaricazione della camorra” – ha consegnato alle istituzioni e alla società un modello di fedeltà al dovere e di amore per la giustizia.
Salvia credeva che la legge dovesse essere uguale per tutti. Questa sua etica inflessibile – unita a umanità e senso delle istituzioni – ne fa una figura emblematica nella storia della lotta alla camorra.
La memoria di Giuseppe Salvia è stata onorata con numerosi riconoscimenti. Nel 1984 è arrivata la Medaglia al merito della redenzione sociale, il riconoscimento conferito a persone o enti che si sono distinti per l’impegno nella rieducazione, riabilitazione e assistenza di detenuti.
A partire dagli anni 2000, il suo ricordo è tornato a farsi vivo.
Capri, la sua isola natale, nel 2011 gli ha intitolato la scuola materna ed elementare di via Tiberio: “affinché il sacrificio della sua vita, immolata per la difesa dei valori umani, sia di esempio per le nuove generazioni” recita la targa commemorativa.
Nel 2013, il carcere di Poggioreale è stato ufficialmente intitolato alla memoria di Giuseppe Salvia, diventando il Carcere di Napoli Poggioreale – Giuseppe Salvia.
L’iniziativa, promossa da Antonino Salvia in ricordo di suo padre, fu sostenuta da numerosi direttori di istituti penitenziari campani, che aderirono firmando una petizione collettiva successivamente inviata al Ministero della Giustizia.
I figli: testimonianza di legalità
L’eredità morale di Giuseppe Salvia vive innanzitutto nei suoi figli, Antonino e Claudio, che all’epoca dell’omicidio avevano appena cinque e tre anni. Cresciuti nel ricordo di un padre “martire del dovere”, i due fratelli hanno trasformato il dolore in impegno civile.
Entrambi hanno intrapreso carriere al servizio dello Stato: Antonino Salvia è oggi funzionario del Ministero della Giustizia, ha scelto di lavorare nella stessa amministrazione in cui operava suo padre, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, mentre Claudio Salvia è funzionario del Ministero dell’Interno.
“Mio padre, pur sentendosi solo e con pochi strumenti a disposizione, non perse mai la fiducia in quegli ideali di giustizia e fedeltà – ma soprattutto – non dimenticò mai la propria funzione, cioè quella di garante di una corretta ed imparziale esecuzione della pena… seppe interpretare fino alla fine il suo ruolo istituzionale, senza condizionamenti” ha dichiarato Antonino nel corso del 40° anniversario della sua morte.
Senza paura: a Caserta il 17 maggio 2025 un evento per ricordare Giuseppe Salvia

Nel pomeriggio di sabato 17 maggio 2025 a Caserta la testimonianza di Giuseppe Salvia rivivrà nell’evento “Senza paura… Giuseppe Salvia, una storia da raccontare”. L’incontro – promosso dal movimento Invisibili (legalità, giustizia, solidarietà) – si terrà alle ore 18:00 presso il Circolo Nazionale di Caserta, in Via Mazzini 2, e vedrà la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni e della società civile. A moderare il dibattito sarà la giornalista Matilde Crolla; l’introduzione sarà affidata ad Alessandro Scirocco, referente di Invisibili per Caserta. Antonino Salvia affiancato da Enrico Trapassi, vicepresidente nazionale del movimento Invisibili, e da Andrea Grassi, Questore di Caserta (massimo dirigente della Polizia di Stato sul territorio). Saranno loro a raccontare la storia di Giuseppe Salvia, ciascuno dal proprio osservatorio: familiare, associativo e istituzionale.
Il titolo dell’evento – “Senza paura…” – richiama l’atteggiamento che Salvia ebbe di fronte alla camorra. Quella di Caserta sarà una serata in cui la vicenda umana e professionale del vice direttore di Poggioreale verrà ripercorsa come tributo doveroso, ma anche, e soprattutto come esempio per il presente.