Dopo aver distrutti i nostri conti pubblici Conte mette mano a quelli europei

RdC per tutti i gusti e a tutti i livelli: comunale, regionale, nazionale e ora anche europeo. Tanto paghiamo noi

Reddito di cittadinanza per tutti i gusti e a tutti i livelli istituzionali: comunale, regionale e, nazionale. Ma fra quindici giorni si vota per il rinnovo dell’Europarlamento perché lasciarsi sfuggire l’occasione per provare a conquistare qualche consenso in cambio anche di quello a livello continentale?

E così, nelle 103 paginette del programma dei 5stelle per l’Europa, infatti, è prevista anche l’istituzione del «reddito di cittadinanza europeo» con «l’approvazione di una direttiva per stabilire i criteri dei redditi minimi che tutti gli Stati membri dovranno adottare»; e anche un «super bonus europeo» ovvero «un meccanismo di crediti fiscali (collegati a politiche fiscali comuni Ue) per il sostegno di famiglie e Piccole e medie imprese negli investimenti necessari alla produzione di energia rinnovabile, elettrificazione dei consumi e della mobilità, e all’efficientamento energetico degli immobili»; nonché «l’adozione di un salario minimo legale europeo definito sulla base delle condizioni economiche e sociali degli Stati». In pratica, una soglia minima retributiva, fissata per legge.

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I sogni grillini

Ma anche di «una settimana corta di quattro giorni di lavoro» e, inoltre, «il congedo per le donne affette da dismenorrea (dolore uterino durante il periodo delle mestruazioni); nonché l’investimento di 750 miliardi per piantumare tre miliardi di alberi in più fino al 2030 e l’utilizzazione dei fondi europei per potenziare le piste ciclabili e favorire la produzione europea di biciclette. Dopo, insomma, aver provveduto con la massima solerzia e serenità a sfasciare i conti pubblici italiani, i grillini «sognano» di fare la stessa cosa anche con quelli continentali.

E in teoria per una giusta causa: la redistribuzione del reddito. Se, però, utilizzata con discernimento, parsimonia e tenendo conto della reale situazione economica degli Stati interessati, ma pericolosissima se usata con leggerezza, faciloneria e tanto per…, dilapidare le risorse sottratte alle imprese e alle famiglie come hanno fatto pentastellati, dem & c. fino a quando hanno potuto (nel 2022).

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E, per di più, come – alla luce dei contenuti del programma summenzionato – pensano di continuare a fare – se malauguratamente dovessero averne l’opportunità – dal 10 giugno prossimo per fronteggiare le spese per sussidi, transizione ecologica e finanziamenti per foraggiare le clientele.

Orbene, se, stando a uno studio della Deloitte, solo per attuare la direttiva Ue sulle Case green in Italia, occorreranno dagli 800 ai 1.000miliardi (4 o 5 Pnrr). Aggiungeteci il resto e potrete rendervi conto da soli di quale bufera di tasse (per dirla alla grillina «nuove fonti di entrate»), non ultimi gli extraprofitti di multinazionali e compagnie energetiche, ci si scaricherebbe addosso per sostenere, l’aumento del bilancio Ue, che oggi non supera l’1% del Pil continentale, indispensabile Per finanziare, da una parte: l’assistenzialismo e dall’altra, il cambiamento ambientale.

Il futuro dei cittadini

E se è vero quanto «scoperto» dall’Istat (seppure con qualche secolo di ritardo) che stipendi e salari sono ridotti all’osso, a causa del fisco (sempre più pesante) e dell’euro (sempre più indebolito dalle misure draconiane della Bce), il futuro per i cittadini d’Europa e soprattutto, quelli italiani (sotto questo profilo i peggio messi), potrebbe essere tutt’altro che semplice. E sarebbe bene che qualcuno informasse i grillini che il «paga l’Ue» è soltanto un eufemismo teorico.

Tant’è che come avete letto prima per farlo, deve programmare un aumento del proprio bilancio annuo, imponendo ai 27 Paesi membri una maggiorazione del contributo che a loro volta dovranno recuperare, inventandosi «nuove fonti di entrate», infilando le mani nelle nostre tasche e prelevandone ciò che serve.

Purtroppo, qualunque sia il livello istituzionale debitore: comune, provincia, regione, Stato o Europa a pagare siamo sempre noi. Con i nostri sempre più striminziti – a causa di imposte, tasse, accise, e bollette varie, di contro, sempre più onerose – salari e stipendi. E considerando ciò che sta succedendo ai Campi Flegrei, Conte ha pensato bene di lanciare anche la proposta di un «super sisma bonus», semplicemente, aggiungendo un’altra paginetta alle 103 previste già del programma europeo. In quanto a «sloganare», il Conte Tacchia non è secondo a nessuno.

Setaro

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