Poliziotto ucciso, indagato libero perché si è «riabilitato»

Per i giudici il quadro indiziario resta solido

L’impianto indiziario è solido ma, nel corso di questi 36 anni, si è reso protagonista di un percorso di riabilitazione che può dirsi concluso con successo: è quanto, in sostanza, il tribunale del Riesame di Napoli sottolinea nelle motivazioni della sentenza con la quale ha scarcerato Salvatore Allard, 59 anni, ritenuto uno dei tre malviventi che, il 4 dicembre 1986, hanno preso parte a una rapina in una gioielleria di Napoli sfociata nell’omicidio del sovrintendente della Polizia di Stato Domenico Attianese, non in servizio ma avvertito dalla figlia e intervenuto per sventarla.

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I giudici del collegio B della decima sezione penale (presidente Alessandra Cantone) confermano in pieno il grave quadro indiziario raccolto dalla Procura partenopea (VII sezione, sostituto procuratore Maurizio De Marco, procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli) ma sebbene lo condividano non ritengono sussistenti le esigenze cautelari.

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La svolta alle indagini

Le nuove indagini sul cold-case sono partite grazie a nuove tecniche investigative che hanno consentito di rilevare un’impronta su un portagioie trovato in un borsone nel quale i banditi avevano riposto parte del bottino.

Un’impronta riconducibile proprio al dito anulare della mano destra di Allard, non ritenuto dagli investigatori colui che ha esploso il colpo mortale alla nuca di Attianese, partito durante una colluttazione. Gli avvocati di Allard sono riusciti a dimostrare che, malgrado all’epoca della tragedia Allard fosse a tutti gli effetti un rapinatore, oggi, è un uomo diverso, un uomo che lavora, che ha una famiglia e che si è inserito nel contesto sociale. In sostanza una persona ormai incapace di reiterare atti criminali. Anzi. Si tratta, come attesta anche il sindaco del comune dove Allard vive, di una persona dedita con successo al volontariato.

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Ciononostante dovrà rispondere davanti a un giudice dei gravi reati di cui è accusato: omicidio volontario aggravato (i reati di rapina e possesso di armi sono prescritti). Un processo che però affronterà da uomo libero. Allard, per quei tragici fatti, è stato arrestato dalla Polizia di Stato lo scorso 5 febbraio, insieme con un suo presunto complice, Giovanni Rendina, oggi 60enne, attualmente in carcere. Ignoto, per ora, il terzo componente il gruppo criminale.

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