Tragedia del Mottarone, risarciti 93 parenti delle vittime

La mamma di una 27enne deceduta: «Siamo condannati a vita»

Ciò che le resta è una vita «solo di rabbia e di dolore per come sono andate le cose», e cioè per aver perso la figlia di 27 anni, morta insieme al fidanzato mentre saliva in funivia in cima al Mottarone. Così l’ha definita Vincenza Minutella, la mamma di Silvia Malnati, una delle 14 vittime dell’incidente avvenuto il 23 maggio del 2021, entrando alla Casa della Resistenza di Verbania, dove si svolge l’udienza preliminare del processo. «Alla fine i condannati siamo noi – ha detto la donna -. Siamo condannati a vita perché la nostra vita decisamente non c’è più».

Nonostante il risarcimento ottenuto, e pur non avendo fatto richiesta di costituzione di parte civile, la madre di una delle vittime ha assicurato che sarà sempre in aula: «Abbiamo seguito tutto dall’inizio, anche stando male perché sono cose che fanno male, e arriveremo fino in fondo, sperando che finisca tutto presto».

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Come lei, in aula, c’erano altri familiari delle vittime, tra cui Shmuel Peleg, il nonno di Eitan Biran, il bambino unico sopravvissuto alla tragedia che ora ha 9 anni e che, dopo l’accordo per un risarcimento da oltre tre milioni di euro, proprio oggi è uscito di scena dal processo. Il suo legale, l’avvocato Fabrizio Ventimiglia, ha revocato la richiesta di costituzione di parte civile per il suo assistito, che potrà così «allontanarsi dal clamore mediatico e concentrarsi soltanto sul proprio cammino di vita, restando lontano dalle aule di giustizia».

Il risarcimento e le parti civili

Fuori dal processo resta anche la stragrande maggioranza dei familiari delle 14 vittime: in 93 sono stati risarciti con una cifra complessiva che oscilla tra i 25 e i 30 milioni, versati dalla società Leitner e da Reale Mutua, l’assicurazione di Ferrovie del Mottarone e di alcuni degli imputati.

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Nell’udienza si è invece discusso delle richieste di costituzione avanzate nel corso della prima udienza preliminare, lo scorso 17 gennaio, da dieci soggetti. Tra loro vi sono il Comune di Stresa e la Regione Piemonte, al centro di una querelle su chi detenga la proprietà dell’impianto funiviario, una questione sottolineata anche dall’avvocato Marcello Perillo, difensore del caposervizio Gabriele Tadini, secondo cui «chi è proprietario ha adempimenti importanti».

Tra i richiedenti la costituzione di parte civile vi sono anche Anmil, l’associazione mutilati e invalidi del lavoro, nei confronti dei quali anche la procura di Verbania ha sollevato eccezioni, e alcuni familiari delle vittime. In parte sono già stati risarciti e per questo motivo, secondo i difensori di alcuni imputati, potrebbero non aver più motivo di prendere parte al processo: «Dobbiamo sapere quali sono state le quantificazioni dei danni per poter chiedere le esclusioni» delle parti civili, «perché, a nostro avviso, chi è stato completamente risarcito dovrebbe uscire da questo procedimento» ha aggiunto l’avvocato Perillo.

L’udienza preliminare riprenderà il 12 marzo, quando il gup Maria Rosa Fornelli si esprimerà sulla ammissibilità delle parti civili. A quel punto si potrà affrontare anche il tema dell’eventuale citazione dei responsabili civili.

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