Uccise due agenti durante una sparatoria in Questura: non è imputabile

Il padre di una delle vittime: «Siamo stanchi di sentire queste scuse»

Alejandro Augusto Stephan Meran non è imputabile. La corte d’assise d’appello di Trieste ha confermato quanto stabilito dalla sentenza di primo grado: il cittadino dominicano, che il 4 ottobre 2019 sparò in questura a Trieste, uccidendo i due agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, è assolto per vizio di mente.

La decisione in appello arriva a quasi un anno dalla prima sentenza, che applicava per Meran anche la misura di sicurezza detentiva del ricovero in una Rems per minimo 30 anni. Anche se a oggi Meran è ancora rinchiuso nel carcere di Verona. «Siamo un po’ stanchi di sentire queste scuse: quanto è malato Meran, quanto sta male. Siamo stanchi di questa storia, però dobbiamo andare avanti e non ci resta niente altro da fare», ha detto Fabio, padre di Matteo Demenego dopo la lettura del dispositivo.

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«Nulla di inaspettato – ha commentato Cristina Birolla, legale della famiglia Rotta – ma è sempre una delusione». Questa mattina il procuratore generale in aula, Carlo Maria Zampi, aveva ribadito «la necessità di disporre una nuova perizia» su Meran e chiesto una condanna «a 25 anni di reclusione» seguiti dall’applicazione di una misura di custodia in Rems per almeno 3 anni.

La difesa, rappresentata da Alice e Paolo Bevilacqua, aveva invece chiesto «la conferma della sentenza di primo grado con la riforma dell’applicazione della misura di sicurezza». A inizio udienza l’avvocato di parte civile Valter Biscotti, che difende l’associazione Fervicredo, aveva sollevato un’eccezione e chiesto di ricominciare il dibattimento: richiesta respinta dalla corte. «Ma la battaglia non finisce qui – ha successivamente puntualizzato Biscotti – solleciteremo la procura generale a fare ricorso per Cassazione» per «ricominciare con un dibattimento dove le prove dichiarative, comprese la perizia, saranno discusse». In questo caso non più a Trieste, ma a Bologna.

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La protesta dei sindacati

I sindacati di polizia non ci stanno. Ieri mattina uno striscione della Fsp era stato srotolato davanti al tribunale in segno di vicinanza alle famiglie delle vittime. «L’ennesima assoluzione serve a rendere Rotta e Demenego martiri per la terza volta», il commento poi del segretario provinciale del Sap, Lorenzo Tamaro.

La ricostruzione

Il pomeriggio del 4 ottobre 2019 Meran, che soffre di disturbi psichici, viene accompagnato da alcuni agenti in Questura per il furto di un motorino. Chiede di andare in bagno: quando esce riesce a impossessarsi della pistola di Rotta e lo ferisce a morte. Uditi gli spari Demenego accorre e viene colpito e ucciso. Meran tenta di imboccare le scale ai piani superiori sparando ad alcuni agenti. Poi cerca di guadagnare l’uscita impugnando entrambe le pistole e sparando contro gli agenti del corpo di guardia che rispondono: uno viene ferito. Una volta uscito sarà fermato.

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