Il centrosinistra ci riprova con la delega fiscale: fallito il blitz in Parlamento

Timori sulle presenze in Aula anche per il decreto aiuti

Tra veti e assenze si chiude definitivamente la partita della delega fiscale. Anche il tentativo del governo di portare a casa in extremis il provvedimento, sfruttando la riapertura del Senato per il dl aiuti bis, sembra, infatti, destinato a naufragare. Il premier Mario Draghi è tornato a spendersi sulla legge quadro venerdì in conferenza stampa facendo sapere di aver contattato la presidente Casellati per provare a inserirlo nel calendario d’Aula.

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«C’era un accordo con tutte le forze politiche – ha ricordato Draghi – cioé che la delega fiscale sarebbe stata votata il 7 settembre. Il governo si è impegnato a non scrivere i decreti delegati fino alla data delle elezioni. Il governo ha mantenuto la sua parola» e anche «tutte le forze politiche, tranne una». Il riferimento, anche se indiretto, è alla Lega che, con Matteo Salvini, si è detta contraria a «blitz a cinque giorni dalle elezioni» perché «sarebbe una mancanza di rispetto», ha sottolineato il leader del Carroccio.

Meno duri gli alleati, FdI ed Fi, ma in ogni caso, senza l’unanimità dei presidenti dei gruppi e nella settimana pre-elettorale sembra davvero difficile che il testo possa approdare in Aula. Tanto più che – si spiega dal centrosinistra in Senato – l’intesa siglata tra le forze politiche prima della crisi di governo e della chiusura dei lavori per la pausa estiva prevedeva il via libera anche ad altri due provvedimenti oltre alla delega fiscale: l’equo compenso e l’ergastolo ostativo.

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Due testi sui quali, però, qualche mal di pancia c’è

Riaprire – quindi – tutta la partita complessiva nell’ultima settimana prima delle urne e con il governo che non può porre la fiducia, appare irrealistico anche ai più ‘tifosi’ del provvedimento. Qualcosa di più si capirà, comunque, alla riunione dei capigruppo convocata alle 14 a Palazzo Madama per definire il calendario dell’Aula.

«Ci proveremo fino all’ultimo», fanno sapere dal Pd spiegando comunque di non confidare – quantomeno per realismo – nella possibilità che il testo sia approvato. Da considerare c’è, peraltro, anche la variabile delle possibili assenze dei senatori impegnati in giro per il Paese in campagna elettorale. Assenze che – fa rilevare qualcuno – impensieriscono, addirittura, sul fronte del decreto aiuti che torna a Palazzo Madama per la cancellazione della norma sullo stop al tetto degli stipendi dei manager.

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