Sembra una maggioranza bulgara invece è solo una coalizione rotta

Non c’è tempo per discutere e catasto, appalti, giustizia, concorrenza, semplificazione devono essere approvate così come sono. Poveri noi!

Dopo la pandemia, la guerra e niente sarà più come prima. L’emergenza Covid che non riusciamo a lasciarci alle spalle; i 102 obiettivi (di cui 49 per 21,4 miliardi entro marzo) del Pnrr da raggiungere entro dicembre per ottenere i 40 miliardi previsti per il 2022.

Lo stato d’eccezione, previsto fino a dicembre, causa l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di cui si vedono gli effetti, in show quotidiani sulla guerra, nei quali analisti geopolitici e generali hanno preso il posto dei virostar, le bombe di Putin esplose a un passo dai reattori nucleari, ma non se ne capiscono il divenire e le strategie. E l’unico accordo sottoscritto riguarda i corridoi umanitari, per consentire ai civili di scappare dal teatro di guerra.

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Un conflitto che sta mandando a picco le banche (già – 400 miliardi) e ulteriormente appesantito la situazione economica generale e il «caro energia». Purtroppo, le sanzioni contro Putin finiscono per ritorcersi contro gli stessi «sanzionatori». E poiché, l’economia russa ha cominciato a boccheggiare, per ritorsione, la Banca Centrale russa ha deciso di non pagare le cedole sui titoli di Stato in mano a investitori stranieri.

Di conseguenza, l’Italia si ritroverà a dover fronteggiare da una parte il taglio delle forniture di Gas (dalla Russia ci arriva quasi il 45% di quello che consumiamo) e acciaio e dall’altro i rincari causa la mancanza di materie prime e il blocco delle esportazioni verso la Russia che secondo Confartigianato ci è già costata 3,5 miliardi di perdite: turismo (-1,5), arredamento (-0,500), moda (-1,5).

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Gli italiani con due emergenze

L’anno appena arrivato, quindi, non sarà certamente semplice. Non solo, ma soprattutto, per l’Italia. Perché, tra stato d’emergenza Covid che – come avvenuto in tutto il mondo – potrebbe anche essere cancellato ma Speranza non vuole saperne di fare un passo indietro e quello d’«eccezione», gli italiani si trovano a doversi confrontare con due emergenze e continuare a ubbidire e pagare pegno al precipitare della situazione.

A dimostrarlo la constatazione che il pressing dell’Europa, la fretta di superMario di portare a casa il risultato, anche minacciando la fine del governo: o «catasto» o «crisi» e la paura di Alessandro Colucci di «noi con l’Italia» e dei 5S, che il premier facesse sul serio e loro potessero ritrovarsi senza poltrona, hanno prodotto la bocciatura, per un voto (23 a 22) in commissione Finanze della proposta di Lega e FI, appoggiata da FdI, di stralciare la riforma del catasto dalla delega fiscale.

Domanda, visto che la riforma partirà nel 2026, e così com’è concepita, con patrimoniale occulta, sarebbe dolorosissima da sopportare per un Paese, già in grosse difficoltà economiche come il nostro, davvero non si poteva aspettare che si calmassero i venti di guerra per discuterne e, magari, correggerla? Sicuro, ma SuperMario è di quelli che «chi ha tempo non aspetti tempo».

In ogni caso, sarà l’aula a fine marzo a dover dare il via libero definitivo. E lo farà a fine marzo. Con qualche problema, ma senza discussione. Sembra scontato che il governo per non correre rischi, e in coerenza con il ricatto di giovedì in commissione, porrà la questione di fiducia. E se non lo farà vorrebbe dire che vuole sfidare i partiti a dire come la pensano apertamente, ma non cambierebbe molto, il ricatto «o si o tutti a casa», resterebbe.

Un anno particolarmente duro

Come si vede, quindi, neanche per il governo, il 2022 sarà un anno particolarmente semplice. Anzi, per la coalizione di governo – che oltre alle tantissime difficoltà di convivenza preesistenti, dovrà vedersela, anche con quelle legate alle contingenze e ai malumori conseguenti allo stare insieme più per convenienza che per convinzione – come dimostra la vicenda «catasto», la vita quest’anno sarà ancora più dura.

E poiché Draghi non intende fare brutta figura con l’Ue, pur potendo contare su una maggioranza bulgara, per evitarsi problemi, imporrà la fiducia o sfiderà le forze politiche riforma per riforma: catasto, appalti, giustizia, concorrenza, semplificazione approvate con leggi delega, nel 2021 per portare a casa le risorse del Pnrr e ora in attesa di essere ratificate in Parlamento. Più che una maggioranza bulgara, insomma, una coalizione in rotta, la cui stabilità dipende da «emergenze» ed «eccezioni».

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