Il caro bollette divora i benefici della riforma fiscale

Una stangata record da oltre mille euro in più a famiglia

L’attesa per l’arrivo di un nuovo anno sono sempre condite di buone auspici, specialmente quelle che riguardano le tasche dei cittadini. Il 2022 sembra, ahinoi, disattendere sin da subito questi buoni auspici.

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Il Governo ha avuto il suo bel da fare per poter conciliare le diverse anime che compongono la variegata maggioranza per poter distribuire la dote da 7 miliardi destinata alla revisione delle aliquote IRPEF, ma a quanto pare poco ha potuto per mitigare il consistente rincaro delle tariffe energetiche che giunge come una vera e propria stangata sulle famiglie italiane.

Dal primo gennaio infatti scattano i nuovi aumenti, che per il primo trimestre saranno del +55% per l’elettricità e +41,8% per il gas. Secondo l’ARERA, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, le nuove tariffe si tradurranno in una spesa per la famiglia-tipo, calcolata sulla base del periodo primo aprile 2021- 31 marzo 2022, di oltre 2.300 euro: circa 823 euro per la bolletta elettrica (+68% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente), e circa 1.560 euro per il gas (+64%). Considerando invece il 2022, secondo le Associazione dei Consumatori, si tratta di una stangata record da oltre mille euro in più a famiglia: una maggior spesa di circa 1.008 euro (441 euro per luce e 567 euro per il gas).

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Gli effetti redistribuivi della revisione delle aliquote IRPEF

Senza contare gli effetti indiretti che l’aumento del costo dell’energia produrrà sui prezzi dei beni di consumo quotidiano, dagli alimentari alla cura della casa e della persona. Aumenti che, se duraturi, assorbiranno quasi integralmente gli effetti redistribuivi della revisione delle aliquote IRPEF che secondo i calcoli effettuati dal Ufficio Parlamentare di Bilancio comporteranno una riduzione del prelievo di circa 264 euro medi procapite (circa l’uno per cento del reddito disponibile) per 27,8 milioni di contribuenti, pari a circa due terzi del totale.

Figura 1 – Beneficio Medio annuo per classe di reddito – Elaborazione dai dati dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio

In termini distributivi si può osservare che la revisione delle aliquote comporterà un beneficio maggiore, in termini assoluti, nelle classi di reddito medio-alte, con un beneficio medio di circa 765 euro per i contribuenti con reddito imponibile tra i 42.000 e i 54.000 euro, fascia maggiormente interessata dalla operazione di regolarizzazione delle aliquote marginali per i lavoratori dipendenti e che consegue anche il beneficio massimo in termini relativi (2 per cento).

Nel complesso, la riforma distribuisce ai contribuenti in questa classe (il 3,3 per cento del totale) circa 1 miliardo di euro (il 14,1 per cento del totale delle risorse distribuite). L’incremento delle detrazioni, generalmente più elevato per i redditi bassi, comporta un beneficio medio maggiore (229 euro) per i contribuenti tra i 12.000 e i 18.000 euro rispetto a quanto accade per le classi di reddito immediatamente superiori.

Nel complesso, a questi contribuenti (il 16 per cento del totale) affluisce circa il 20 per cento delle risorse complessive (circa 1,5 miliardi). Per contribuenti con reddito inferiore ai 12.000 euro il beneficio medio si riduce sensibilmente per effetto dell’incapienza fiscale. Le prime due classi, dove si concentra circa il 36,9 per cento dei contribuenti, beneficiano di circa il 6,7 per cento delle risorse complessive.

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Figura 2 – Distribuzione delle risorse per classi di reddito – Elaborazione dai dati dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio

Sebbene il ridisegno del profilo di aliquote, scaglioni e detrazioni contribuisca significativamente all’attenuazione delle più evidenti irregolarità delle aliquote marginali e medie effettive per i lavoratori dipendenti, come segnalato dall’Ufficio Parlamenta di Bilancio, sembra in termini assoluti essere davvero poco cosa rispetto al balzo che l’inflazione ha fatto registrare nell’ultimo trimestre 2021 e rispetto alle stime registrate per il 2022.

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